spettacolo

Sting, imperatore dell'orchestra

03 Nov 2010 - 08:41

Pubblico in delirio al Teatro degli Arcimboldi di Milano (sold out) per il 59enne Sting che ha accolto da vero padrone di casa i suoi fan. Un concerto con le sue canzoni più famose eseguite insieme alla Royal Philharmonic Concert Orchestra diretta da Steven Mercurio. I momenti più belli li ha offerti proprio il finale con i bis "Desert Rose", "She's too good for me" e "Fragile". Ma non tutti i brani riarrangiati sono stati convincenti.

Giacca blu, pantaloni di jeans scuri e camicia fucsia. Così Sting si è presentato sul palco, alla sua destra sopra un elegante cubo orientale solo acqua e te verde. Sospesi in aria due enormi quadrati che si illuminavano con delle videoproiezioni altre volte con la presa diretta su ciò che accadeva dal vivo. A far da contorno a tutto questo le luci sapientemente dosate dal direttore artistico Robert Molnar.

Ad aprire lo show è stato "If I ever lose my faith in you", il pubblico ha iniziato a scaldarsi con "Every little thing she does is magic" e via via gli altri successi "Fields of gold" (interpretata un po' troppo in fretta e in modo lieve), l'avvolgente "Roxanne", la dolce "When we dance" con la presenza di due ballerini di tango, l'arrangiamento orchestrale ha esaltato soprattutto canzoni come "Russians", "Shape of my heart" e "I hung my head". Coinvolgente il duetto con la vocalist Lillian Bassman sulle note di "Whenever I say your name". Pubblico in delirio per la chiusura della prima trance del concerto con "Next to you", anche se gli orchestrali hanno fatto non poca fatica per star dietro al travolgente Sting.

La seconda parte dello spettacolo è stata inaugurata da "A thousand years", per "Moon over Bourbon street" Sting ha indossato un impermeabile nero e si è calato nella parte come fosse un attore consumato, creando una atmosfera gotica horror. Non è un caso perché la canzone fa parte della colonna sonora del film "Intervista col vampiro" con Brad Pitt e Tom Cruise. Ma è con i tre bis che il pubblico degli Arcimboldi scatta in piedi per accorrere vicino al palco e cantare insieme "Desert Rose", "She's too good for me" e l'immancabile "Fragile".

Uno spettacolo avvolgente e coinvolgente grazie al carisma di Sting che ha voluto fortemente questo nuovo progetto legato anche all'album "Symphonicities", pubblicato a luglio da Deutsche Grammophon. A essere onesti non tutti i brani - erano 26 in scaletta - hanno convinto con i nuovi arrangiamenti con l'orchestra ma la capacità dell'ex Police di ammiccare al pubblico, scaldarlo e coinvolgerlo è riuscita a coprire le pecche legate alle sonorità create appositamente per questo tour.

Sting era accompagnato anche da un quartetto composto da Dominic Miller (suo chitarrista da lungo tempo), David Cossin (specialista in diverse percussioni in campo di musica sperimentale, oltre che membro della Bang on a Can All-Stars), Jo Lawry (voce) e Ira Coleman (basso).

Stasera si replica al PalaOlimpico (Isozaki) di Torino e poi l'ultimo appuntamento nel nostro Paese il 10 novembre a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia per la rassegna ‘It’s Wonderful’ dell’Accademia di Santa Cecilia.

Andrea Conti

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