In unepoca cosparsa da gruppi tragicamente afflosciati nella pubertà, i cui componenti, corredati da frangette cotonate troppo seriamente, sono convinti di essere i primi a scrivere canzoni mischiate con il rimmel e la depressione, è un gradito regalo trovarsi di fronte ad un gruppo capace di vera introspezione e autoironia. È questo il caso dei Verlaine, formazione torinese che si autodefinisce, con la modestia sabauda di prammatica, lorchestrina scalcinata ad assetto variabile, alle prese con canzoni dal retrogusto malinconico.
In attivo da anni, occupati a macinare concerti, Ep autoprodotti e palchi in ogni dove (passando per la colonna sonora del film "A/R" di Marco Ponti) sono riusciti a pubblicare il loro primo album grazie al fiuto di Gigi Giancursi e di Cristiano Lo Mele, membri storici dei Perturbazione, che hanno intrapreso una parallela attività di produttori artistici. I Verlaine hanno registrato Rivoluzioni a pochi passi dal centro, avvalendosi di collaboratori deccellenza come Tommaso Cerasuolo (Perturbazione) e Enrico Allavena (Bluebeaters).
Non solo, anche Lalli, negli anni 80 indimenticata voce dei Franti (storico gruppo torinese, riuscita commistione di punk, folk e jazz) approdata negli anni 90 ad una carriera da solista, regala la dolcezza tagliente della sua voce alla traccia Ti ho già detto il mio nome. E questa la canzone esemplificativa della poetica del gruppo: i Verlaine raccontano storie impregnate di gin Lemon e di sconfitta, lo spaccato di un quotidiano costellato da piccoli gesti necessari e rassegnati, in cui è il bancone di un bar ad essere lultimo scoglio rimasto dove aggrapparsi, perché in fondo, per far fronte alla tristezza, come canta Lalli, limportante è ordinare ancora da bere, riuscire a ridere ancora. Ci sono sprazzi di luce solo quando si riesce ad evadere da una Torino troppo crudele verso la vicina Francia (il nome del gruppo non è sicuramente un caso), nazione che impregna tutto lalbum: in una miscellanea di citazioni e richiami troviamo Truffaut, Marsiglia, Nîmes, piccoli paesini dOltralpe in cui forse è più facile amare. Come in ogni vero disco pop che si rispetti, gli amori finiti o disillusi sono la tematica principale, ma non cè alcuna soluzione facile per i Verlaine, nessuno spiraglio allorizzonte: infatti lamore dura pochi anni, quasi sempre tre .
La vita di coppia è sempre un vissuto o una speranza, non si è mai felici nel momento presente, ma si vive unesistenza costellata di rimpianti, dove lautunno è sempre troppo lungo, perché va da giugno a maggio. Ma non immaginateli fautori di una musica tetra, anzi, sono loro per primi a non prendersi troppo sul serio ed i testi surreali e nostalgici fanno da contrapposizione a melodie aggraziate, arricchite dalla viola e dai ritmi sincopati di batteria e chitarra, trasmettendo allascoltatore unallegria amara mentre si chiede se è vera la leggenda che un dipendente pubblico può rendere felice una modella. La band è composta di cinque elementi: Daniele Rangone (chitarra, giocattoli Bontempi, testi, voce), Alberto Chiodin (batteria), Giorgio Codias (chitarra, sonagli, piffero, rumori), Maurizio Arnone (basso), Andrea Di Salvo (viola, cori intonati per finta, xilofono, tastiera). Abbiamo incontrato i Verlaine proprio dopo la seduta di registrazione con Lalli, per unintervista corale inframmezzata (oltre che dai motteggi reciproci) dal vino, bevanda di cui non si è mai parchi nei locali piemontesi, di notevole efficacia per la serata gelida che ci ha avvolto, preludio ad una primavera ancora molto renitente.
(Nella seconda pagina l'intervista al gruppo)
Come siete arrivati a creare i Verlaine?
Verlaine: Ci siamo detti Dai, formiamo un gruppo che sarà sicuramente figo! e, in effetti, ci abbiamo messo tanti anni e ancora non ci siamo riusciti ! (risate N.d.R.) Abbiamo cominciato in tre nel 97, con vari cambi di formazioni e vari Ep composti lungo la strada, fino ad arrivare a questo disco che ha un formato strano, con otto pezzi. La viola è un elemento che ha dato moltissimo sia a livello di arrangiamento sia di equilibrio tra noi cinque, non cera dallinizio del gruppo ma ci serviva solo per una canzone che dovevamo registrare. Poi una sera abbiamo fatto un concerto e Andrea si è presentato, è salito sul palco e sapeva tutti i pezzi, senza che nessuno sapesse niente, praticamente si è imposto! Speriamo che Lalli faccia lo stesso! (risate N.d.R.).
Gigi, perché hai scelto proprio loro come gruppo da produrre?
Gigi Giancursi: Questestate li ho sentiti suonare durante una rassegna estiva, un set acustico. Non ci conoscevamo ancora di persona, benché avessimo partecipato entrambi alla stessa colonna sonora, il film di Marco Ponti. Mi sono scusato con loro per non essere mai andato a sentirli prima perché mi sono piaciuti tanto, sia loro sia il mood che riuscivano a creare, in particolare mi sono piaciuti i passaggi dei loro testi che riuscivo a captare.
Verlaine: Tornando a casa se li è scritti tutti ! (risate N.d.R.) .
Gigi: Dato che noi avevamo iniziato a produrre abbiamo deciso di provare a fare questo lavoro insieme, un disco di cui siamo molto contenti, ci piace molto.
Come avete coinvolto Lalli nel progetto?
Gigi: Perché loro hanno una predilezione segreta per Lalli, che stasera hanno manifestato in tutta la sua pienezza! Per questo motivo le abbiamo chiesto di collaborare e le abbiamo fatto sentire una canzone su cui potesse mettere la sua voce.
A cosa vispirate per scrivere i testi?
Verlaine: Daniele si mette lì con la chitarra e scrive un pezzo per volta, con solo in testa lidea di partenza, poi magari dopo un anno e mezzo rifà da capo tutto quanto. I nostri sono testi malinconici, che fondamentalmente parlano di relazioni di coppia difficili, viste quasi sempre con il senno di poi. Sono canzoni molto ispirate da Jean-Claude Izzo, uno scrittore francese che ha questo modo di raccontare storie e questanalisi dellamore molto lucida, triste ma affettuosa. Nei suoi libri, anche se è stato ferito, lui rimane ancorato alle donne del suo passato e questo gli dà una visione della vita agrodolce.
Quale tipo di musica vi piace?
Verlaine: Tantissime cose, dai Flaming Lips ai Wilco, dai dEUS a Tom Waits. La matrice, lispirazione dei Verlaine è americana, ma abbiamo cercato di legarla al cantato in italiano, anche se non è una cosa semplice. Utilizziamo lironia, che è un modo di prendere le distanze.
Sul palco siete vestiti tutti con la stessa camicia bianca ma ognuno con una diversa cravatta sgargiante. Perché?
Verlaine: Allinizio è stata unidea per dare unimpronta particolare, ma in fondo anche se non ci mettiamo daccordo prima, dato che ci conosciamo da tanti anni, ci vestiamo comunque uguali. In realtà sul palco indossiamo vestiti di pessima qualità presi ai saldi, che con il passare del tempo si sono rovinati, sono ormai terribili!.
Come avete lavorato sul disco?
Verlaine: Lo percepiamo come un disco più orchestrale rispetto al passato, legato ad alcune atmosfere anni 70. Volevamo lavorare molto sulle voci, aggiungere dei cori: sono tanti anni che suoniamo quello che ci piace, provando ad aggiungere cose nuove, come la batteria elettronica, e vogliamo capire dove possiamo andare. Si sentirà molto il contributo dei Perturbazione perché è la prima volta che facciamo un lavoro del genere, una pre-produzione sui pezzi, non siamo mai stati abituati a farlo. Con Gigi e Cristiano ci siamo trovati bene per lattenzione che hanno avuto, ci hanno aperto una visuale più ampia su come scrivere una canzone ed interpretarla.
Gigi: Da parte loro arrivava la richiesta di contaminarsi, quindi abbiamo ascoltato dodici o tredici pezzi che avevano e tra questi abbiamo scelto quelli che li rappresentavano di più. Ascoltandoli ci dicevamo che era assurdo che fossero conosciuti solo da una nicchia ristretta di persone, a me piacerebbe molto che potessero uscire dai confini di Torino per farsi ascoltare, che il disco sia il loro biglietto da visita per poter aprire una nuova fase della loro carriera. Speriamo che serva a rompere il ghiaccio per portarli in tour, e secondo me hanno tutte le carte in regola per farlo, perché sono un gruppo molto interessante. Insomma, finito il disco questi devono andare a suonare a calci in culo in giro per lItalia! (risate N.d.R.).
Lalli, come ti hanno coinvolto nel progetto?
Lalli: Mi ha coinvolto Gigi, dicendomi che stava lavorando con un gruppo che stava scrivendo bellissime canzoni. Il mio ultimo album, dal titolo Èlia, è del 2006, ed era molto tempo che non registravo qualcosa. Ho sempre pensato che cantare e suonare siano attività molto belle, da prendere molto seriamente, come un lavoro. Penso che tutto vada considerato con una profondità e una rigorosità di fondo, registrare musica lo è ulteriormente perché esiste questa traccia che poi ti sopravvivrà.
Come ti sei trovata a lavorare con un gruppo esordiente come i Verlaine?
Lalli: A me non piace tanto lidea di dividere le cose per età, penso che per chi componga musica quello che conti in realtà sia la poetica. Quando ascolti una cosa che ti arriva dentro, è fatta. Io non riesco a pensare alletà mia o degli altri. Sono contentissima della mia età, credo sia una presa in giro questa ricerca delleterna giovinezza, propria sia della civiltà occidentale sia del nostro Paese, in cui viene cancellato il nostro vissuto, il presente. Non esiste più la dimensione del vivere il presente ed è una cosa che proprio non mi piace.
Quando usciamo dal locale è ormai tardi, e sta spuntando unalba glaciale e rarefatta, una di quelle in cui appare scontato citare Izzo, lo scrittore che tanto ispira i Verlaine. In effetti, per lautore francesele albe non sono che l'illusione della bellezza del mondo. Come dargli torto.
Giulia Caterina Trucano
I Verlaine presenteranno il nuovo album in anteprima il 30 aprile 2010 a Torino, presso lo Spazio 211.
http://www.spazio211.com/new/index.php/2010/01/19/verlaine/
Potete ascoltare i Verlaine in streaming al link:
http://www.rockit.it/album/13100/verlaine-rivoluzioni-a-pochissimi-passi-dal-centro
Li potete trovare sul loro MySpace:
http://www.myspace.com/verlaineindie