"La mia vita? Non la metto in mostra"
Tutto è iniziato da una (presunta) dichiarazione alla rivista francese Numéro Homme. "Accetta pienamente la sua omosessualità?", chiedeva il giornalista, "Non è qualcosa che grido dai tetti". Poi la smentita in cui Roberto Bolle dichiarava la sua "simpatia e il profondo rispetto per le persone omosessuali". Ora a Vanity Fair ribadisce: "Fuori dal palcoscenico inizia un'altra parte della mia vita che non desidero mettere in mostra".
"E' uno spazio molto esiguo ma vitale, - continua l'etoile del Teatro alla Scala di Milano - perché è la sorgente da cui attingo energie preziose, indispensabili. All'artista e all'uomo".
"Recentemente, invece, a sorpresa, le prime pagine dei quotidiani si sono occupate di me. (...) La cosa che più mi ha stupito è che della mia privacy si è 'impossessato' - con violenza e senza alcun rispetto - proprio chi ogni giorno si professa tutore sensibile e attento dei diritti dell'uomo in quanto Persona (...) Di quali diritti parliamo? - si chiede Bolle - Che cosa c'è di dignitoso nel perseguitare una persona, e che cosa c'è di giusto nel portare così tanta attenzione su temi privati? Dire 'E' il pubblico che lo vuole' è una falsa giustificazione. Perché le persone - le belle persone - non cercano questo. Cercano, piuttosto, ciò che dà senso e valore alla proprio anima e alla propria coscienza".
Infine il ballerino spiega: "Ho ispirato il mio stile di vita alla mia arte, dove occorre tacere per poter essere ascoltati. Ma nella vita di tutti i giorni non sempre viene concesso a noi artisti del pubblico elegante e composto dei teatri. Così capita spesso che la dimensione intima e riservata del silenzio venga infranta dal fracasso dello sproloquio e dal ronzio del pettegolezzo".
(Le foto tratte da Vanity Fair Italia sono di Giovanni Gastel per Ferragamo e Annie Leibovitz)