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Giuffrè: "Emoziono con Eduardo"

In scena "Il sindaco del rione Sanità"

02 Feb 2009 - 08:06

Sul palco del teatro Manzoni di Milano arriva dal 3 febbraio all'1 marzo "Il sindaco del rione Sanità", un classico di Eduardo De Filippo. Protagonista e regista dello spettacolo è un grande del teatro italiano, Carlo Giuffrè. "Questa è la sesta commedia che recito di Eduardo - racconta Giuffrè a Tgcom - ma è anche quella che è riuscita meglio ed è piaciuta di più. La gente ogni sera si commuove".

Torna ancora una volta uno dei personaggi più complessi tra quelli creati da Eduardo De Filippo, quell'Antonio Barracano sindaco del rione Sanità esempio perfetto della figura del guappo. Un eroe che in buona fede fa del male, un giusto che perpetua l'ingiustizia in una Napoli che non esiste più, quella prima della Camorra. 

Uno spettacolo scritto nel 1960 che ancora oggi è stato capace di vincere il Biglietto d'oro per gli incassi. Qual è il segreto?
Il biglietto d'oro l'ho preso l'anno scorso ma credo che in questa stagione bisseremo. Siamo stati sempre in classifica pur avendo fatto teatri meno ampi. Il segreto è che queste commedie sono meravigliose.

Per quale motivo ha deciso di mettere in scena "Il sindaco del rione Sanità"?
L'ho deciso perché è nato "Gomorra". Questo terribile libro parla di questa feroce criminalità di Napoli quasi fosse un libro mastro, un resoconto di omicidi ed efferratezze. Non ci sono sentimenti, non c'è umanità. Nella commedia di Eduardo viene messo in scena esattamente il contrario.

Il protagonista, Antonio Barracano, è ispirato a un personaggio realmente esistito.
Sì, si chiamava Campoluogo e lo stesso Eduardo lo conosceva. Qui non si parla di camorra, ma di guapperia. E i guappi erano quasi dei Robin Hood, avevano un codice d'onore, non toccavano donne e bambini e difendevano i deboli.

Una realtà che non esiste più...
All'epoca il massimo della perversione era il contrabbando di sigarette. Questa è una commedia che parla di cose perdute, con la speranza che si possano ritrovare. Un clima migliore, sperando di superare la terribile realtà odierna. Devo dire che il finale è molto commovente e la gente mi dà sempre dimostrazione di rimanere molto colpita. 

Barracano è un personaggio che sta al limite tra giustizia e inguistizia. 
Sì, com'erano questi guappi. Io stesso ho conosciuto questo Campoluongo. Nel 1945 stavo girando un film a Napoli e lui ci invitò alla festa della Sanità. Alla fine, quando ci salutò, ci disse "se avete bisogno di qualunque cosa chiamatemi". Dopo qualche giorno rubarono il borsello e io pensai di rivolgermi a Campoluongo.

E cosa accadde?
Lui mi chiese dov'era successo e quando gli dissi "A Santa Lucia". Lui mi rispose: "Non è zona nostra ma provvederemo". E dopo mezz'ora il borsello venne riconsegnato. Perché Napoli all'epoca era gestita da questi quattro o cinque guappi che tra di loro si aiutavano, non c'era guerra come avviene oggi. Certo, non era tutto rose e fiori, ma il male non c'era o quanto meno non era così evidente. La gente non si sparava per un niente.

Lei ha definito "terribile" Gomorra. Lei non lo considera un libro che ha aiutato a creare una coscienza sulla situazione nel Napoletano?
Io non capisco tutta questa euforia ed esaltazione nei confronti di questo libro. Io l'ho letto e sono rimasto disgustato da ciò che vi ho trovato. Questo fa paura, fa male a noi napoletani. La denuncia è giusta, ma poi deve succedere qualcosa. E invece? È forse cambiato qualcosa in meglio? No.

Massimo Longoni

PER INFORMAZIONI
Teatro Manzoni

Via Manzoni 42 - 20121 Milano
Tel. 02 - 7636901
Fax 02 76005471
www.teatromanzoni.it
info@teatromanzoni.it

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