spettacolo

Il lato oscuro di Keanu Reeves

Nel poliziesco "La notte non aspetta"

26 Giu 2008 - 17:48

Arriva nelle sale italiane "La notte non aspetta". Due sono sicuramente i punti di forza su cui gioca questo thriller made in Usa. Il ritorno sul grande schermo del camaleontico Keanu Reeves, e l'incontro tra il regista-sceneggiatore David Ayer e lo scrittore James Ellroy. La storia è quella di un poliziotto che inizia a dubitare della lealtà dei suoi colleghi e a far luce sul mondo della polizia in cui ha creduto fino a quel momento.

Keanu Reeves ha dimostrato lungo la carriera di essere un attore tra i più versatili del panorama, oltre che un sex symbol. Le sue interpretazioni svariano dai film indipendenti ("Belli e dannati") alle commedie sentimentali ("Sweet November") e ai thriller ("L'Avvocato del Diavolo"), senza contare quelli che hanno decretato il suo successo internazionale, "Point Break", "Speed" e la trilogia di "Matrix".

Spinto dal rifiuto della cristallizzazione in ruoli sempre simili, lo rivediamo protagonista di questo violento poliziesco nel ruolo altamente drammatico di Tom Ludlow. Accanto a lui un cast molto interessante di cui fanno parte il sempre prezioso Forest Whitaker, l'ambiguo Dr.House televisivo Hugh Laurie, e il giovane Chris Evans ("I fantastici 4").

Il detective Tom Ludlow è tormentato dai fantasmi della scomparsa della moglie. Si muove ai margini della legalità e preferisce agire da solo. Lavora in una squadra diretta dal carismatico capitano Jack Wander. Più che una squadra, una vera e propria fratellanza. La filosofia sottesa passa dagli occultamenti e alterazioni di prove alla protezione dei compagni. Così Ludlow riesce ad uscire pulito da tutte le missioni e a stare alla larga dai guai nonostante il capitano Biggs della commissione interna lo tenga d'occhio. Ma l'assassinio dell'agente che un tempo lavorava in coppia con lui innesca un terremoto.

Per il detective è l'inizio dei guai. Spinto dai rimorsi di coscienza, cerca di far luce sull'accaduto. Finirà per scoprire un giro di corruzione che coinvolge alcuni elementi di spicco della polizia di Los Angeles.

Il film è stato pensato come lo stimolante incontro tra la penna di James Ellroy (L.A COnfidential, Black Dhalia) e un regista come David Ayer. Entrambi con l'ossessione della Los Angeles spaccata in due tra la luce accecante del sole e la sinistra oscurità dell'animo umano e dei delitti. Il thriller metropolitano che ne è scaturito ha senza dubbio un buon ritmo, azioni iper realistiche (marchio di fabbrica del regista di "Harsh Times-I giorni dell'odio") e una violenza schietta e brutale figlia di un certo vecchio western (Peckinpah e dintorni).

Ma il sodalizio alla fine porta un risultato al di sotto delle aspettative. Nonostante Ellroy (che ha scritto la storia originale e ha collaborato alla sceneggiatura) rinnovi i tratti di una narrazione complessa e articolata, la pellicola non aggiunge molto ad un filone o sotto-genere che vede ripercorrere caratteristiche, stilemi e luoghi comuni ormai consumati. Mancano soprattutto gli innesti originali che il regista aveva saputo infondere sia alla sceneggiatura di "Training Day" o "Indagini sporche" che al suo film d'esordio. Non da ultimo il film, parallelamente alla verosimiglianza dell'azione, si abbandona ad una morale irritante figlia di un compassato giustizialismo.

Luca Freddi

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