Esce il pluripremiato Transamerica
Cosa fa una donna nel ruolo di un uomo che diventa una donna? Con questa domanda Felicity Huffman, protagonista di "Transamerica", film pluripremiato in uscita nelle sale dal 10 febbraio in 150 copie, ha dovuto affrontare il ruolo di Bree, transessuale in attesa dell'ultima operazione che lo renderà definitivamente donna, che scopre di essere padre di un ragazzo di 17 anni, avuto da una precedente relazione eterosessuale.
Duncan Tucker, regista quasi esordiente, ha scelto un tema delicato e una storia difficile, per un film che tuttavia sembra essere già piaciuto tantissimo. Lo dimostra il ricco palmares di premi già collezionato, tra cui miglior film della sezione Panorama al Festival Internazionale di Berlino 2005, migliore sceneggiatura al Tribeca Film Festival 2005, miglior attrice al Deauville Film Festival 2005 alla straordinaria Felicity Huffman che ha vinto ultimamente per questa interpretazione anche il Golden Globe 2006.
Sembra insomma proprio che l'ambiguità sessuale abbia un certo appeal negli ultimi tempi, visto il bottino raccolto dal western gay di Ang Lee "Brokeback Mountain", e le recenti affermazioni di Brad Pitt, che sembra essere alla disperata ricerca di una sceneggiatura per interpretare una storia d'amore omosessuale.
In Transamerica, del resto, di ambiguità e di "scomodi equivoci" sessuali ce n'è in abbondanza.
Perchè è davvero complicato per Bree, insicura più che mai del suo travestimento da donna e dell'efficacia degli ormoni che deve assumere, ritrovarsi onthe road in questi imbarazzanti panni con un figlio che lo crede, anzi la crede, una sorta di folle missionaria cristiana.
A complicare le cose e a rendere difficile la convivenza tra i due c'è poi la mancanza di un qualsiasi iniziale affetto. E' solo la psicoterapeuta di Bree che, per darel'autorizzazione all'operazione, crede bene che il trans debba affrontare e risolvere il problema del figlio; chiudere insomma i conti con il suo passato.
Tutto il film, dunque, si poggia pesantemente sul dispiegarsi del rapporto padre/figlio lungo le peripezie del viaggio di ritorno a Los Angeles (città di residenza di Bree). Un rapporto reso ancor più difficile dal fatto che Toby (Kevin Zegers), il figlio di Bree, è appena uscito dal carcere minorile perchè si prostituisce.
Lei vorrebbe mollarlo al patrigno e lui scappare il più lontano possibile. A cementare il loro legame contribuisce una rapina che subiscono on the road e che li costringe, ormai senza soldi, a un incontro forzoso con la famiglia di Bree.
Una famiglia che per ottusità giustifica come reazione ogni passaggio di sesso, ogni trasgressione. Ma che alla fine fa quasi pena quando si ritrova ad affrontare, sull'uscio di casa, l'idea che quella impacciata ragazza non sia altri che il figlio tanto amato e che il ragazzo che la accompagna è un inaspettato nipote.
Alla fine però il ragazzo, amante di droga e pornografia, si affeziona davvero a questa donna, che ancora non sa essere il padre e l'happy end, che strappa anche qualche lacrima, vede il formarsi di un'inedita famiglia composta dal padre-madre Bree con tanto di figlio affezionato.
Un ruolo difficile, spiega la Huffman, sposata con l'attore-regista Willian H. Macy e una delle protagoniste di "Desperate Housewives". "Dare vita a Bree significava dare corpo alla sensazione di sentirsi alienati rispetto alla propria essenza, sentirsi degli impostori. E accettare il ruolo era più rischioso, era pericoloso. Specialmente per me che non sapevo nulla a proposito dei transessuali". La soluzione è stata in parte, continua l'attrice, quella di trasformarsi prima in uomo per poi sforzarsi di far prevalere la propria parte femminile.