Con John Malkovich ne "Il Libertino"
Se il destino degli attori è già scritto da qualche parte quello di Johnny Depp è facile da decifrare. L'irriducibile del freak, l'affascinante "maledetto" del cinema, torna sul grande schermo, in un ruolo che gli sta a pennello. E' John Wilmot, il conte di Rochester in The Libertine, il film dell'inglese Laurence Dunmore, tratto dal testo teatrale di Stephen Jeffreys, e rimasto al palo per più di un anno censurato dalla critica americana.
Dopo la memorabile interpretazione di Jack Sparrow in La maledizione della prima luna, di cui presto l'attesissimo seguito, La maledizione del forziere fantasma, capelli lunghi, gli occhi cerchiati, il volto emaciato, ecco a voi quindi il Depp "prima maniera", con una particolare predisposizione per droghe, alcol e lussuria.
Tagliato su misura per l'attore amante degli eccessi e delle provocazioni, il personaggio di John Wilmot, artista, libertino, promiscuo e alcolizzato, vissuto sotto il regno di Carlo II nella seconda metà del 1600, rivive in un'intensa interpretazione di un Johnny Depp, che nella vita afferma invece di aver messo la testa a posto e proprio per questo di essere pronto per un ruolo così cattivo.
L'ex-scavezzacollo, infatti, felicemente accoppiato con Vanessa Paradis e padre di due bambini afferma: "Per interpretare Rochester avevo bisogno di fondamenta solide, due figli, la mia ragazza, una vita semplice, la certezza di qual è il mio posto nel mondo".
Ma negare che a fare il libertino non sia sia divertito moltissimo sarebbe un errore. Dopo il gotico fiabesco di La fabbrica del cioccolato insomma, dove non si era comunque risparmiato in travestimenti e deformazioni facciali, Depp torna sui suoi passi e si strazia in un film volutamente provocatorio e sopra le righe. "Non vi piacero", spiega nella prima scena del film guardando fisso in macchina Depp/Richmond, "Gli uomini saranno invidiosi e le donne proveranno ripulsa."
E invece piacerà, almeno ai suoi numerosi fan, anche sfatto e deformato dalla sifilide, per opera della cui Wilmot morirà a 33 anni, che gli ha mangiato il volto riducendolo ad una larva. Piacerà mascherato a corte mentre dà scandalo con i suoi scritti, il suo stile di vita lascivo e la sua vita dissoluta. Mentre fruga sotto la gonna della moglie, interpretata da Rosamund Pilke, e le fa succhiare le dita intrise d'umori.
Qualcuno ha paragonato Rochester a Mick Jagger, a Jimi Hendrix e Jim Morrison. Un invito a nozze per Depp, star autodistruttiva e Kerouac del cinama, che difficilmente vedremo nei panni di un manager in giacca e cravatta.
Lui preferisce ruoli che mettono in luce il suo doppio maledetto, ama maltrattare il proprio corpo e il proprio volto angelico con trasformazioni al limite del raccaprocciante, ama immedesimarsi in eori caduti on the road, in geni come Willy Wonka e Ed Wood, irriverenti come Jack Sparrow ma anche incompresi com Edward Mani di forbici.
E lo fa benissimo. Per questo a volerlo intensamente nel ruolo di Wilmot è stato proprio un altro trasgressivo del cinema, un altro John, Malkovich, produttore del film e Carlo II sulle scene, dopo essere stato lui stesso Wilmot nello spettacolo teatrale. Hanno molto in comune i due John, entrambi sono a modo loro due libertini, consapevoli che ai giorni nostri la libertà, spesso, è solo un gioco di parole, molto più che ai tempi di Rochester.