spettacolo

Manfredi, il saluto in Campidoglio

La bara, dalla camera ardente al Verano

07 Giu 2004 - 10:39

Migliaia di persone hanno voluto rendere omaggio al feretro di Nino Manfredi. Oltre ai numerosi ammiratori, l'attore è stato "salutato" da molti colleghi e amici. Dopo la chiusura della camera ardente, la bara di Nino Manfredi è scesa tra gli applausi e le bandiere del Comune nella piazza del Campidoglio. Ad accompagnarla al cimitero Verano c'erano la moglie Erminia, a braccio del fratello dell'attore, Dante, i figli Luca, Roberta e Giovanna. 

Nel corteo che seguiva il feretro, oltre ai familiari, erano presenti anche molti amici dell'attore ciociaro: Ettore Scola e Gigi Magni, Lino Banfi, Mariangela Melato e Renzo Arbore, Giovanna Melandri e Emma Bonino, Luciano Emmer, Alessandro Haber, Paola Gassman, Paolo Taviani, Francesco Rosi, Silvio Orlando e Lando Fiorini. Ad accoglierla il sindaco di Roma, Walter Veltroni e l'assessore Gianni Borgna.

Nella piazza del Campidoglio, riempita dalla folla commossa, l'attore scomparso è stato ricordato subito da Ettore Scola, il regista di "C'eravamo tanto amati". Ha detto Scola: "Tre anni fa, quando Nino ha compiuto ottant'anni disse 'vuoi vedere che ridendo e scherzando sono diventato immortale'. Un po' ci aveva azzeccato, la categoria degli attori si avvicina a una relativa condizione di immortalità. Di loro resta anche l'immagine fisica. Parlare di morte per Nino non ha grande senso come per Sordi, Tognazzi, Gassman. Non vuole dire quasi nulla. La morte è un incidente di percorso. Quando si è fatto qualcosa nella vita, quando si è concluso il proprio percorso, è naturale e da accettare senza lacrime. Non vale forse per i parenti ma per il pubblico deve valere".

Scola
non ha voluto raccontare di quando ha conosciuto Manfredi nel '53 perchè così "le commemorazioni diventano un auto commemorazione" e tra gli applausi di una folla composta ha aggiunto: "per me Nino è tanti Nini: è burino ed elegante, timido e aggressivo, ingenuo ma furbo, geniale ma ragioniere. Nino non ci ha lasciato".

Gigi Magni ha ricordato invece l'incontro nel '53, quando il regista scriveva testi per il Carosello e per "la pubblicità della penna bic in Tv che faceva Nino". "Il nostro è stato un rapporto domestico, amichevole. Con Nino - ha detto Magni - va via un mondo, un modo di vivere, di essere. Qualcosa che è scomparso, non c'è piu'. Noi pensavamo che il cinema servisse anche a qualcosa oltre che a farci vivere. C'era un pubblico che rispondeva, ora è distratto, ama cose che noi non riconosciamo. Ma ha ragione Ettore Scola quando dice che questi grandi attori restano. E' la speranza che quello che abbiamo fatto possa sopravvivere e continuare che ci fa andare avanti in questo lavoro".

Lino Banfi con cui negli ultimi anni Manfredi ha lavorato in tv ha ricordato tanti aneddoti. "Nino mi diceva sempre che mi avrebbe fatto avere una laurea honoris causa. Non è mai arrivata, ma ne ho avuta una piu' grande: di aver lavorato con lui". Quello che è successo negli ultimi anni, Banfi lo aveva profetizzato quando ancora all'inizio della carriera vedeva Sordi, Tognazzi, Manfredi. "Una volta dissi: un giorno lavorerò con Manfredi. Quando mio figlio mi ha chiamato per darmi la notizia della sua morte ho pianto e poi ho pensato: meno male, dopo un anno di calvario".

Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, tra gli applausi si è rivolto alla piazza dicendo: "questa è una grande festa per Nino. Puo' sembrare paradossale che si parli di una persona che non c'è più e però si sorrida. In questo c'e' invece il miglior tributo di conoscenza per un grande attore e una grande persona come Manfredi". E poi il sindaco ha letto alcune parole scritte per lui: "Manfredi aveva il gusto della battuta, dell'ironia. Non la perdeva neppure quando parlava di cose spiacevoli, manteneva la leggerezza dei grandi artisti capaci di attraversare le curve della vita con un passo speciale". Un anno fa, quando salutammo Sordi, Nino disse 'ora sono rimasto solo io'. Ma subito dopo tiro' fuori la sua vena migliore e disse: "Albe', tu per quello che hai fatto sei andato in Paradiso, lascia un posto anche per me, così continuiamo a scherzare, altrimenti mi annoio".

Veltroni ha ripercorso anche la sua storia umana e professionale in teatro, alla radio, nella rivista e poi ha detto: "è stato un pezzo di Roma della quale disse pochi anni fa: 'andrebbe amata e rispettata di piu"'. E poi si è rivolto alla famiglia e alla moglie Erminia (che lui considerava il suo grande amore e senza la quale - disse una volta - non sarebbe stato Nino Manfredi) e ha annunciato "l'impegno per tutto cio' che compete alla nostra amministrazione" perchè chi soffre trovi "strutture di elevato livello socio-sanitario, organizzate per garantire la piu' avanzata assistenza ai pazienti".

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