SEX SYMBOL

Michele Venitucci: "Non sono sciupafemmine"

Il protagonista di "Italians Movies", nelle sale dal 4 luglio, si confessa a Tgcom24

30 Giu 2013 - 14:49
 © Ufficio stampa

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Nel film "Italian Movies", Michele Venitucci è Ben, un ragazzo che vive una intensa storia d'amore dalla quale fugge, ma che poi lo fa crescere e maturare. Al cinema come nella vita, il sex symbol del cinema italiano (si professa single) è pronto a far battere il suo cuore e a Tgcom24 confessa: "Non sono uno sciupafemmine, conquisto grazie al mio neo".

Il 4 luglio arriva nelle sale il film del regista esordiente Matteo Pellegrini con Aleksei Guskov, Eriq Ebouaney, Anita Kravos, Michele Venitucci, Neil D’Souza, Tiziana Catalano, Melanie Gerren, Harvey Virdi e con l’amichevole partecipazione di Filippo Timi. Di notte, negli studi di un'emittente tv, otto immigrati lavorano alle pulizie quando trovano aperta la porta del deposito delle telecamere. Uno di loro, Dilip, ha un'idea: prendere una telecamera per girare il film di nozze di un amico. In breve questa diventa una vera e propria attività parallela, che cambierà le loro vite. E dopo le tante cerimonie, una nuova idea: utilizzare i teatri per registrare messaggi della gente comune. Di giorno la fiction e di notte la realtà degli invisibili. Ma quanto durerà? 

Michele, raccontaci il tuo ruolo in "Italian Movies"

Ben è un personaggio positivo, un personaggio che innesca (LA MICCIA), per usare una frase cara al regista. Perché è uno che non ha niente da perdere, che provoca ma non fa il leader. All'inizio, quando ho letto la sceneggiatura, l'ho percepito come distante da me, rispetto al momento che sto vivendo. Così mi sono chiesto 'come posso fare?', così sono andato a ritroso nel tempo, ed è stato bello che sono riaffiorati ricordi, cose che avevo dimenticato, ma che facevano parte di me. E' diventata un'occasione per rivedermi, come leggere un vecchio diario e realizzare com'ero e come sono diventato ora. 
E' un film internazionale...
Decisamente, sono l'unico attore italiano. E' stata una esperienza molto divertente perché sul set si parlava russo, francese, inglese, slavo, a volte per capirci ci 
esprimevamo anche a gesti... Oltre che uno scambio culturale è stato un incontro di esperienze.
E' anche una storia d'amore... 
Sì, tra me e Anita Kravos. Ben scopre l'amore ed entra in contatto con se stesso. Si trova di fronte a una scelta, dapprima decide di fuggire perché ha paura e poi si 
prende le sue responsabilità. L'amore fa crescere.
E tu sei innamorato?
Sono single, è appena terminata una storia d'amore. Ma sono sempre innamorato dell'amore...
Per tutti sei un sex symbol, tu come ti percepisci?
Se mi chiedi se sono uno 'sciupafemmine', ti rispondo che non mi vedo proprio in questo ruolo. Se invece quel 'sex symbol' lo identifichi come un fattore X, come qualcosa di sexy, allora ne posso prendere atto. Ma è tutta colpa del mio neo.
Già, ti identifica...
Ci ho pure scritto un monologo, in cui mi chiede di portarlo da un analista. Ecco, all'inizio mi hanno persino chiesto di toglierlo. Ma fa parte di me. Spesso per strada mi riconoscono da quello, magari non si ricordano come mi chiamo.  La sua fama mi precede sempre!! Ho deciso, lo terrò sempre con me.
Ma ti diverti con scatti sexy... collabori con l'ambiente della moda...
La moda mi piace, ci sono molti amici che ci lavorano e torno spesso e volentieri a Milano. Il mio è un gioco vanesio, mi butto in questo circolo divertente ma con le dovute distanze. Mi piace la moda come progettualità e storia del costume. la moda è e deve essere aggiornata. Questo la rende speciale e terrificante allo stesso tempo.
Ti piace scrivere...
Per me è catartico. E' una sorta di viaggio che mi permette di esprimermi e raccontarmi per come sono, a volte meglio che al cinema, dove non sempre i ruoli sono 
interessanti.
E che ruolo vorresti interpretare...
Potrei dirti che mi piacerebbe un film in costume... Ma l'esempio potrebbe essere un film che ho girato a Barcellona con Angelo Orlando, 'Rocco tiene tu nombre', dove vesto i panni di un personaggio che sento molto sulle mie corde. Un uomo che si sdoppia, che si perde nelle sue ombre. Non solo il bello e il romantico...
Impossibile non parlare dell'incontro con Sergio Rubini...
E' l'incontro con il cinema. Ricordo che dopo qualche provino a Roma, ci siamo rivisti per l'incontro definitivo in Puglia, mi chiese come sarei tornato a Roma, alla fine mi venne a prendere alla stazione di Bari e mi riaccompagnò lui in macchina... un bellissimo viaggio, che non dimenticherò mai. Mi sento molto affine a lui, al suo mondo e al suo modo di vedere le cose. E sento che lavoreremo ancora insieme, faremo un bel lavoro.
 
Hai recitato molto anche per la tv...
Il teatro prepara, il cinema racconta, la tv vende. Ecco mi ha dato una grande popolarità anche se non me ne sono reso conto subito. E quindi non la demonizzo. Anzi. E' importante, quando lavori per la tv devi conoscere bene la macchina, ti eserciti a concentrarti velocemente. Forse bisognerebbe lavorare di più sulla qualità. Potrebbe essere una maniera per avvicinare i giovani nuovamente alla tv.
 
In un blog (su Style "Che ci faccio qui") hai chiesto a colleghi e registi cos'è il cinema, per Venitucci cos'è?
Un luogo magico, è emozione e sogno. E' tutto ciò che c'è tra la camera e la scrittura. Ricordo ancora una bella intervista di Al Pacino, in cui diceva più o meno così, se riesco a girare tre o quattro scene emotive in un film sono contento. Non posso essere coerente in tutto il film. Bene, io la penso esattamente così. Nell'imperfezione c'è la bellezza, la verità. Questo è il cinema.

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