Scola, Veltroni, Urbani e Proietti
E dopo le esequie religiose, anche una cerimonia laica ha dato l'ultimo saluto ad Alberto Sordi. Sul palco si sono susseguiti volti della politica e dello spettacolo: Veltroni, Proietti, Scola, Urbani, Verdone. Tutti insieme per dire "grazie Alberto". E tra le note di "Storia di un italiano" e un lungo applauso, la bara di Sordi ha lasciato per l'ultima volta Roma.
Gigi Proietti dedica un sonetto
Quasi non riesce a parlare per la commozione, poi con coraggio Proietti legge un sonetto in romanesco che ha scritto per lui.
"So' sicuro che nun sarai arrivato da San Pietro in ginocchioni. A meta' strada te sarai fermato, a guarda' sta fiumana de persone: te rendi conto c'hai combinato? E' amore sincero, commosso, rimprovero perche' te ne sei andato, e c'e' rispetto vero. 'Ma che state a 'ffa'? avrai detto. Ve vedo tutti tristi, nel dolore. E c'hai ragione, tutta la citta' sbrilluccica de lacrime e ricordi. E c'ha ragione: tu non solo sei un grande attore, tu sei Alberto Sordi".
Verdone: "Lui non ha eredi"
"Sarai sempre un padre artistico speciale" ha detto Carlo Verdone ricordando Alberto Sordi, "la sua grandezza, la sua maestria". Verdone ha chiesto scusa alla sorella di Sordi, la signorina Aurelia. "Scusa per i sassi alla finestra di via delle Zoccolette che tiravo per vedere la faccia di Sordi. Mi dicesti 'a ragazzi' se nun te ne vai te gonfio. Scusa ancora Aurelia", ha detto Verdone. Poi infine ha detto: "grazie al destino per avercelo dato, in questa città".
"Sindaco per un giorno, imperatore per sempre": questo recita uno striscione in fondo alla piazza davanti al palco dove si sta celebrando il rito laico in onore di Alberto Sordi. "E' bello quello striscione - dice Verdone - è proprio così, lui è l'imperatore al quale il popolo romano ha reso in questi giorni omaggio con affetto e ammirazione".
Veltroni: "Alberto orgoglioso di essere italiano"
"Sentiamo bisogno di sorriso. Viviamo tempi difficili, sottoposti a un eccesso di brutte notizie: la tua morte è l'unica brutta notizia che ci hai dato in tutta la tua vita; per il resto dei tuoi giorni, hai pensato a farci essere allegri, a farci divertire". Il sindaco di Roma Walter Veltroni rende nella sua orazione funebre l'ultimo omaggio ad Alberto Sordi, ricordando le centinaia di migliaia di romani saliti in Campidoglio per il loro affettuoso saluto. "Roma ha riso e pianto con te, ora si toglie il cappello, lo poggia sul cuore e ti dice 'grazie Alberto". Sei stato il buonumore di questo paese negli ultimi 50 anni - ha ricordato un commosso Veltroni. Nel rappresentare l'italiano "cinico e quello che si sacrificava per gli altri, sei stato noi, tutti noi". E poi, facendo indiretto riferimento al commento del leghista Speroni, ha detto: "solo dei provinciali possono non capire che il tuo piu' che un dialetto era un modo di essere attraverso la lingua del Belli e di Trilussa. Hai detto in un'ultima intervista: sono orgoglioso di essere italiano, di un paese - ha aggiunto Veltroni rivolgendosi al presidente della Repubblica Ciampi - che resterà unito".
Scola: "Ha narrato la storia d'Italia"
"La ragione di questa grande partecipazione è la sua naturale, autentica allegria che riceviamo da Alberto come messaggio di fiducia. Non sono mai riuscito a sorprenderlo in un momento di malinconia". Così il regista Ettore Scola ha ricordato dal palco allestito a piazza San Giovanni l'amico Alberto Sordi. "Il miglior modo di salutarlo - ha detto Scola - è di non essere tristi, essere allegri anche noi, quasi aspettando la sua risata scrosciante, il suo saltello nell'entrare, la mano alzata come per abbracciarci". "Ha raccontato 50 anni di storia meglio degli scrittori, dei giornalisti, dei sociologi, degli storici", ha detto Scola parlando alla folla a San Giovanni.
Urbani: "Grazie per ieri, oggi e sempre"
"Grazie per ieri, per oggi, per sempre" ha detto tra le lacrime il ministro per i Beni Culturali Giuliano Urbani. "La tua è stata una lezione di vita, grazie al tuo senso della pietà e della compassione umana", ha aggiunto ricordando come Sordi non sia stato tenero con i difetti nazionali, "ma il modo in cui lo ha fatto e' privo del disprezzo e dello spirito di condanna dei censori. Alberto aveva troppo rispetto umano per i propri simili". Urbani ha poi preso un impegno: la diffusione di 'Storia di un italiano' nelle scuole: "non solo è un documento del Novecento ma anche una testimonianza di poesia e amore per il proprio Paese". Quest'impegno "è la cosa migliore per onorarti", ha detto.