A Milano con "Buon compleanno": "Mescolo classico e leggero per festeggiare con il pubblico"
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Arriva al teatro Manzoni di Milano, dal 28 febbraio al 4 marzo, "Buon compleanno", spettacolo che vede mattatore in scena Enrico Montesano. Un modo di festeggiare con il pubblico 45 anni di carriera straordinaria. "Mescolo teatro serio e leggero, passando da Shakespeare al governo Monti" dice a Tgcom24 l'attore romano che non perde l'occasione per bacchettare il livello della comicità di oggi: "Nel mondo dei ciechi beato chi ha un occhio solo...".
Sul palco con Montesano (che dello spettacolo è anche autore e regista) ci sono Goffredo M. Bruno, Luisana Di Fiore, Melissa Regolanti, Ottavio Buonomo e il quintetto di musicisti della "Non conforming jazz band". Uno spettacolo dalle molteplici sfumature dove trovano spazio tanto alcuni dei personaggi più noti creati dall'attore romano, quanto inedite incursioni nel teatro classico. "Faccio degli accostamenti un po' azzardati - spiega lui -, che però il pubblico accetta di buon grado. Per esempio inizio facendo un prologo dall'Enrico V, lo stessi che feci come provino per entrare all'Accademia. Un estratto meraviglioso che è un inno alla fantasia... e questo mi porta a fare un accostamento con il governo Monti, che di fantasia nel metterci le tasse ne ha avuta. Peccato che noi con la fantasia non possiamo pagarle...".
Nessun rammarico di non aver avuto la possibilità di cimentarsi più ampiamente con il teatro "serio"?
Sono felicissimo di essermi dedicato al teatro di varietà e alla commedia musicale. E' una scelta che ho fatto con grande piacere. Nel nostro Paese c'è un po' questo complesso di superiorità del teatro classico, come se l'altro fosse un teatro minore.
Al punto che spesso si scopre che un comico è un grande attore quando interpreta un ruolo drammatico...
In realtà in televisione in un passato remoto ho fatto Plauto, poi Pirandello con la regia di Lavia e anche il Riccardo III. Ma a parte questo, noi siamo artigiani, mescoliamo i vari tipi di legno o di marmo. Lavoriamo con questo materiale anche per abbattere determinate barriere. Poi la vita ci porta a fare, come nel mio caso, più varietà musicali. Ma il fatto che abbia interpretato più Garinei e Giovannini o Terzoli e Vaime non significa che non ami Shakespeare, Cechov o Pirandello, come non considero un teatro secondario quello dei primi.
In questi 45 anni il nostro Paese è profondamente cambiato. Ha avuto modo di notare qualche differenza anche nel pubblico?
Intanto chi frequenta un teatro di prosa è già autoselezionato, un pubblico che ha fatto una scelta, diverso da chi, per esempio, può andare a vedere i comici di Zelig. Però ho notato che trent'anni di televisione generalista all'inseguimento della quantità hanno fatto un po' perdere il senso del gusto, del bello. La gente è diventata un po' più di bocca buona, come con i fast food: oggi prendiamo spesso delle zozzerie scambiandole per prelibatezze.
E di zozzerie ne vede tante?
In questo spettacolo cito molto mia nonna Bianca, che ha lavorato con Mastroianni. Tra i tanti adagi che lei soleva dire ce n'è uno che mi pare perfetto: "Nel mondo dei ciechi beato chi ha un occhio solo". A Sanremo arrivano due che si avvicinano al mestiere dell'attore e si grida al miracolo. Il resto si basa tutto sull'evento scandalistico, sul contrattempo increscioso... peraltro voluto. Tutto piuttosto che scrivere una cartella di cose spiritose.
Manca la voglia o la professionalità per farlo?
Un po' entrambe. Ti devi mettere davanti a una macchina da scrivere e tirar fuori qualcosa che faccia ridere. Lo faceva Flaiano, lo facevano gli autori, che una volta in televisione c'erano e ora sono una razza in estinzione. Adesso i capoprogetto pensano a far veder la coscia, all'inciampo, alla frase che fa scalpore. Ma non si fa spettacolo.
In questa situazione vede qualcuno che ha il talento per fare una carriera lunga come la sua?
Probabilmente c'è e mi auguro ce ne sia più di uno. Bisogna però dare il tempo di maturare. E in tal senso anche la critica è stimolante e purtroppo se ne fa molto meno. Ormai è tutta una standing ovation. Come dice Vaime, "oggi una standing ovation non si nega a nessuno". Io dico: prima fammi vedere che sai fare, fammelo per trent'anni e poi mi alzo in piedi a batterti le mani.
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