PRODUCE "I Want To Be A Soldier"

Marini produttrice di "I Want To Be A Soldier"

Valeria: "Non è un film contro la tv, piuttosto contro i messaggi violenti che può mandare"

12 Ott 2011 - 10:19
 © LaPresse

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Valeria Marini diventa produttrice cinematografica. La soubrette ha presentato "I Want To Be A Soldier" di Christian Molina, vincitore della sezione Alice nella città al Festival di Roma (ovvero eletto da una giuria di ragazzi dai 7 ai 14 anni). Ma il film - nelle sale da venerdì - rischia di essere vietato ai 14 anni. La pellicola narra la storia di un bambino di 8 anni che sentendosi escluso dalla famiglia si rifugia nella tv e nella violenza.

"I Want To Be A Soldier", patrocinato dal Moige (è il primo film sostenuto dal movimento genitori), ha come protagonista Alex, otto anni, un ragazzino pieno di fantasia e sensibilità. Ma quando sua madre partorisce due gemelli, Alex usando una sorta di ricatto emotivo, ottiene dai genitori la tanto desiderata tv in camera. Da questa attingerà, guardando i suoi programmi, tutta la violenza possibile diventando ben presto egli stesso un violento proprio come il suo alter ego immaginario, il Sergente John Cluster.

"E' un film di denuncia e intelligente e anche una scommessa vinta come ha dimostrato la vittoria al Festival di Roma, una vittoria decretata proprio dai ragazzi - ha spiegato Valeria Marini che nel film fa un cameo nel ruolo di una professoressa -. Comunque non è un film contro la tv, ma piuttosto contro i messaggi che questa può mandare".

Molina, il giovane regista di Barcellona, dice: "Non so se questo film sarà vietato in Italia, ma in Spagna dove uscirà senza divieto il 19 il film è stato visto in molte scuole con soddisfazione di genitori e professori. Secondo me - ha aggiunto Molina - è un film per tutti, lo dimostra il fatto che ha vinto ad 'Alice nella città' e lì i ragazzi della giuria hanno sicuramente visto questo lavoro senza genitori". Il fatto che ci siano tante immagini tv tratte da tg e fiction, spiega infine il regista: "E' dipeso dal fatto che è stato più facile per l'acquisizione dei diritti, ma sappiamo benissimo che oggi per i ragazzi il vero pericolo viene dal Web più che dalla tv".

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