A Siena le "Stanze del desiderio", una spettacolare antologica dedicata al maestro veronese
di Domenico Catagnano© Ufficio stampa
Provate a digitare su Google la frasetta "capire le donne". Vi spunteranno circa 350mila risultati, segno che, come dire, l'argomento riscuote un certo interesse e qualche interrogativo lo pone. Può sembrare azzardato, ma qualche prezioso suggerimento per far luce sulla metà del cielo più affascinante e labirintica può venire dalla lettura dei fumetti di Milo Manara, che ha scelto la sua matita per esplorare l'universo femminile, con disegni che esaltano eros e sensualità e che proprio dal gentil sesso è amatissimo e, artisticamente parlando, corteggiatissimo. Si racconta di parecchie donne che periodicamente si presentano davanti al suo studio per farsi ritrarre come fossero Miele, Molly o Claudia, le sue eroine.
Fino al prossimo 8 gennaio Siena ospita al Complesso museale di santa Maria della Scala "Le stanze del desiderio", un'eccezionale antologica con oltre 300 tavole del fumettaro (come gli piace definirsi) veronese, nel segno -appunto- dell'eros e della sensualità. E proprio da qui inizia la nostra chiacchierata con Manara...
In un periodo in cui è così acceso il dibattito sul "corpo delle donne", lei, che ha fatto proprio del corpo delle donne un elemento fondamentale della sua arte, non teme di passare per "mercificatore" dell'erotismo?
Non credo. Ritengo che l'eros sia decisamente un tema interessante, il più interessante. E non solo per me, ma per tutti, penso. Nel '68, quando ho cominciato, aveva una carica liberatrice, rivoluzionaria, eversiva. Ora, come dire, è più da "ingabbiare", non fa più scandalo. La parola trasgressione non ha quasi più senso. L'eros dei miei disegni è legato alla fantasia. Nelle mie illustrazioni non c'è coinvolgimento fisico diretto, tutto è sospeso tra la realtà e il sogno.
Una dimensione onirica e, direi, quasi salvifica. Verrebbe da dire, parafrasando Dostoevskij, che l'"eros salverà il mondo"...
Sì, lo credo, se è vero eros. Anche se, come per la frase di Dostoevskij "la bellezza salverà il mondo", ci sarebbe un ragionamento da fare.
Cioè?
Quella dello scrittore russo è una frase molto complessa. Se noi guardiamo, ad esempio, i "mangiatori di patate" di Van Gogh, è un quadro che rappresenta una scena terribile, che fa vedere la povertà con colori lividi, sul verdastro e marrone, le facce sono caricaturali e grottesche. Ma diciamo che è un quadro bellissimo. A questo punto, cos'è la bellezza che ci salverà? Risiede in queste facce misere o nel modo in cui viene rappresentata?
E parlando del'eros, quale è allora quello che ci salverà?
Diciamo quello più lontano da quello del bunga bunga, che è un semplice fenonemo di costume che rappresenta un immaginario che non mi appartiene. Il mio stupore viene proprio dal fatto che venga considerato erotico, con un armamentario di suore e infermiere che apparteneva a un certo cinema anni '70 che di erotico ha ben poco.
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Se tutto ciò non è erotico, non è solo uno spiare dal buco della serratura?
Su queste cose ho una posizione chiarissima: chiunque ricopra cariche elettive e chiede il mio voto deve concedermi il diritto di farmi sapere tutto di lui, e non solo quello che vorrebbe farmi sapere di sè. Non si tratta di spiare dal buco della serratura...
Ma l'immagine della donna di oggi le piace?
Indubbiamente si è evoluta nel tempo, è cambiata. Se partiamo da molto lontano e guardiamo le donne ritratte da Rubens adesso sarebbero da beauty farm. La cellulite in passato dava fascino, oggi sappiamo come va. Il modello attuale è di una donna androgina, inutile girarci intorno, la moda impone l'anoressia. Con buona pace dell'eros.
Lei sta lavorando a un progetto su Caravaggio. Ha trovato qualcosa di erotico nella figura di questo grande artista?
E' una biografia più poetica ed estetica che politica. C'è dell'eros anche in Caravaggio, lo si incontra strada facendo, non è "applicato", forzato. Ed è questo aspetto che mi interessa approfondire, quello dell'eros come esperienza fondamentale nella vita di tutti noi, non quello per forza trasgressivo.
Quanto ama questo personaggio?
E' una passione, non un amore. Era un assassino, ma anche un artista divino. Mi intriga per la contraddizione della sua esistenza, un farabutto e un grandissimo artista. Nel "mio" Caravaggio immagino che lui abbia una personalità sovrannaturale, una specie di vampiro che non ama il giorno, a cui fa male la luce, e vive e lavora la notte. E non apparirà un caso che Caravaggio muore proprio di giorno. Le sue figure si rivelano dalle tenebre, dal buio, è un nero che è qualcosa di più del nero, è nero interiore. Che però emana una sua luce.
E di questa mostra che ci dice?
Non l'ho vista durante il suo allestimento, non ho interferito in nessuna maniera. Preferivo l'idea, forse un po' infantile, di avere una sorpresa. Perché per certi versi di sorpresa si tratta quando ti guardi indietro. Quarant'anni fa facevo delle cose, trent'anni fa altre, e via dicendo. Vederle tutte rappresentate mi commuove. Ma Siena mi ha dato, come dire, un grattacapo (e ride, ndr)...
Di cosa si tratta?
Quando ho pensato al manifesto di questa mostra volevo che ci fosse un riferimento alla città. Mi è venuto chiaramente il richiamo al Palio e alle contrade, ho preso la pantera, che mi sembrava quella più coreografica, e l'ho ritratta nella locandina non sospettando il guaio in cui mi stavo cacciando con gli altri contradaioli. E per farmi perdonare ora mi impegno a ritrarre i simboli di tutte le contrade!
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Una mostra in un luogo che ha ospitato cinque anni fa "Periplo immaginario" la più grande esposizione dedicata in Italia a Hugo Pratt, un suo grande amico...
E' per me un turbamento, che cresce se penso che la mostra a Pratt è stata dedicata quando lui non era più tra noi, mentre io sono ancora vivo! D'istinto mi viene da credere a un funerale (e ride, ndr), ma preferisco pensare a una beatificazione.
Grandi mostre per lei e per Pratt, viene quasi da credere che la sensibilità in Italia verso il fumetto sia cambiata...
Il fumetto è un mezzo adulto, ma da noi non è ancora riconosciuto, chi non li legge non sa cosa si perde. C'è stato un momento in questo Paese in cui le cose migliori sono venute dai fumetti. Penso agli anni '70, a riviste come "Frigidaire". E poi c'è stato Sergio Bonelli, a cui mi ha legato una profonda amicizia, al quale mi ha unito la convinzione di non rinunciare mai alla vocazione popolare del fumetto, spesso relegato nelle retrovie delle forme artistiche.
E invece?
Invece non è così, non è una "retrovia". Il fumetto ha una sua specificità, è un'arte sequenziale, diversa da quella figurativa, è più imparentato con la letteratura, anche se è il vero erede dell'arte figurativa. In passato la pittura era l'unico modo per rappresentare la realtà, poi l'invenzione della fotografia ha cambiato le cose. Una parte di questo mondo da ritrarre con l'arte l'ha ereditato il fumetto più che l'arte figurativa contemporanea in senso stretto, che ha raccolto poco del ruolo sociale che aveva nei secoli scorsi. Ruolo sociale che invece si riconosce al fumetto.
Insomma, oltre all'eros, anche il fumetto potrà provare a salvarci?
Direi proprio di sì (e sorride ancora...)
Ps: per la cronaca cercando su Google "capire gli uomini" le voci sono 71mila, la metà della metà rispetto a "capire le donne". A voi le conclusioni ;-)