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Andrea Mirò: "Con Gaber racconto questi tempi che hanno cambiato tutto"

L'artista è protagonista dello spettacolo "Far finta di essere sani", disponibile on demand sulla piattaforma Invitro. Tgcom24 l'ha intervistata


Andrea Mirò porta in scena "Far finta di essere sani" di Giorgio Gaber

Straordinaria polistrumentista, cantautrice, direttrice d'orchestra e anche attrice. Andrea Mirò è artista dai molti talenti e dalle molte passioni. Tra queste c'è il lavoro di Giorgio Gaber, da lei spesso affrontato. Quest'anno è la volta di "Far finta di essere sani", disponibile on demand sulla piattaforma Invitro, progetto di alcuni teatri cooperativi lombardi per ovviare alla chiusura dei teatri per la pandemia. "Quello che è accaduto è uno spartiacque, niente sarà come prima - dice lei a Tgcom24 -. Non vediamo l'ora di tornare live ma intanto la gente può seguirci da casa".

 

 

Invitro è un esperimento partito nel pieno della chiusura, quando non c'era alcuna visibilità sulla possibilità di un ritorno al teatro in presenza. Una vera stagione teatrale on demand, fruibile attraversi i device più svariati a cui hanno aderito i teatri milanesi Teatro dell'Elfo, Teatro del Buratto, MTM Manifatture Teatrali Milanesi, Teatro Menotti, Teatro della Cooperativa, Teatro Magro di Mantova e Industria Scenica di Vimodrone. Ora che hanno riaperto i teatri potrebbe apparire un po' meno importante ma in realtà non è così. "Intanto perché in questo periodo, volenti o nolenti, abbiamo imparato un po' ad avvalerci degli strumenti tecnici che sono diventati un'opportunità in più - spiega la Mirò -. E poi perché la stagione teatrale di solito in questo periodo si chiude. L'estate è sempre stato il momento meno opportuno. Adesso invece gli spettacoli sono godibili anche in questi mesi e anche oltre, visto che hanno allungato la possibilità di fruire degli spettacoli on demand fino al 31 marzo del 2022".

 

Alcuni hanno ripreso a fare spettacoli dal vivo, come mai per ora avete deciso di limitarvi alla ripresa streaming?

Credo che in questo momento nessuno di noi abbia una reale visione di cosa ci aspetta. Dall'oggi al domani non abbiamo ancora certezze vere, nonostante la zona bianca, le riaperture. Secondo me per rientrare nella normalità ci vorrà ancora del tempo e in ogni caso questa cosa ha cambiato le nostre vite per sempre. Non si tratta solo di problemi tecnici ma anche psicologici. Abbiamo fatto i conti con qualcosa di inaspettato che ha messo alla berlina le nostre vite, oltre ad aver portato via, in moltissimi casi, persone care. Rimarrà un segno. Lo dico da madre di due figli preadolescenti. I giovani si adeguano, sono i più malleabili, ma questo non significa che tutto questo gli passi sopra come acqua fresca. Oltre a essere stati colpiti nel corpo siamo stati colpiti duramente nell'animo. Questo tipo di spettacoli può essere un aiuto. Perché quello dovrebbe fare l'arte, nutrire l'anima. Che è una della cose che sono mancate. E questa è un'opportunità in più, oltre al live che è impagabile.

 

Credi che la fruizione di spettacoli on demand possa andare avanti anche una volta che i teatri torneranno a funzionare a pieno regime?

Io che non sono una fanatica dello streaming ho scoperto che è comunque uno strumento che può aiutare. L'importante è che non sia l'unico mezzo a disposizione. In questo momento può essere un aiuto prezioso per tutti quelli che ancora adesso non si sentono liberi di tornare a presenziare a un evento con tanta altra gente, anche per motivi psicologici. Questa cosa ha cambiato la nostra vita e quindi questo è un modo come un altro per vedere degli spettacoli da casa. Dopodiché nella stagione invernale riprenderemo lo spettacolo nel cartellone tradizionale.

 

"Far finta di essere sani" è uno spettacolo del 1973, eppure come tutti i lavori di Gaber sembra scritto ieri. Questo poi, a partire dal titolo, sembra parlare ancora più di altri di quello che sta succedendo... 

Gaber racconta l'essere umano nelle sue manchevolezze, nella sua bipolarità, nelle sue incongruenze, nelle miserie come nelle grandezze. Per quello è senza tempo, è di un'attualità sconvolgente. Ci siamo trovati con il nostro gruppo verso dicembre del 2019 per decidere cosa fare e abbiamo scelto questo spettacolo perché ci piaceva e avevamo fatto altre cose di Gaber. Ed è pazzesco come solo due mesi più tardi eravamo tutti chiusi. Mai avremmo immaginato di poter scegliere spettacolo più calzante.

 

Cos'ha di speciale per te questo spettacolo?

Lo adoro per una serie di canzoni, di proposte, di racconto della realtà. Che, come sempre in Gaber, mettono insieme il momento di follia e di divertimento con quello oscuro, profondo, che può portare anche alle lacrime. E' la schizofrenia dell'essere umano che Covid o non Covid resterà sempre.   

 

In attesa di tornare sul palco in teatro, per questa estate hai altri progetti?

Ci sono alcuni spettacoli che si stanno palesando anche se è ancora tutto in divenire. Uno, che è già stato quasi del tutto montato, lo portiamo in giro con Ezio Guaitamacchi, Brunelli Boschetti Venturi e Cristiano Godano dei Marlene Kuntz e si intitola "Amore, morte e rock'n'roll", tratto da un libro di Guaitamacchi. Uno spettacolo che mescola racconto e canzoni. Poi ho altre cose parallele che stiamo organizzando a macchia di leopardo.

 

Non bisogna dimenticare che tu sei principalmente una cantautrice. Hai qualcosa in cantiere?

Sto cercando di capire che senso abbia prendere in mano il materiale che ho e dare significato al fatto di pubblicare in questo momento. Le domande sono diverse: a che pro? per chi? Per quale motivazione e come? Ci sono due interpretazioni ora. Tutti dicono che la gente ha voglia di spettacoli, di uscire... La gente ha sicuramente voglia di uscire ma questo non significa che abbia voglia di comprare un biglietto, prendere la macchina, assistere a uno spettacolo a determinate condizioni. Non è automatico, soprattutto per certe fasce di età. Se i diciottenni non vedono l'ora di sciogliere le catene e correre fuori, per il mio pubblico che è un po' più adulto le cose cambiano. 

 

Insomma, la normalità è ancora lontana...

Torniamo a una parvenza di normalità ma non ci sono le condizioni per tornare a fare una vita come quella di prima. Non siamo sciolti, abbiamo comunque dei lacci, sia effettivi che psicologici. E quindi intanto preparo e dopo vedrò... Sperando che la gente capisca cosa ha perso in questo periodo, e mi riferisco all'arte tutta, e quanto male faccia non avere a disposizione la cultura.

 

Tu cosa hai fatto in questo anno e mezzo?

Ho letto un sacco, non leggevo così tanto da anni. E poi, io che non avevo mai visto una serie tv in vita mia, adesso potrei farci una tesi di laurea, scoprendo anche cose molto belle. Chiamiamolo percorso di scoperta e crescita. 

 

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