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"Borotalco" compie 40 anni: le curiosità e le battute del classico di Carlo Verdone

È il film che ha lanciato definitivamente il comico e regista romano ed è un cult assoluto della nostra commedia


I 40 anni di "Borotalco", il cult di Carlo Verdone

Il 22 gennaio del 1982 arrivava nei cinema italiani "Borotalco", film di e con Carlo Verdone.

Pochi avrebbero immaginato che sarebbe diventato un successo clamoroso tale da farlo diventare un cult della nostra commedia capace di passare di generazione in generazione con battute e personaggi entrati nella storia del cinema.

 


 

Uno di quei casi magici dove la qualità si sposa con la grande popolarità. Arrivato dopo i debutti di "Un sacco bello" e "Bianco, rosso e verdone", dove l'attore romano aveva costruito film a incastri con episodi in cui i protagonisti erano i personaggi che aveva in qualche modo portato in scena nei suoi esordi cabarettistici, con "Borotalco" si passa a una commedia più classica. Il salto di qualità è certificato dai tanti premi vinti (5 David di Donatello, 2 Nastri d'argento, una Grolla d'oro), ma anche dall'amore del pubblico che in questi 40 anni non ha smesso di amare e guardare il film e di citare battute che sono diventate veri classici: da "un bel giorno mi imbarcai su cargo battente bandiera liberiana" a "come so' 'ste olive? So' greche". Una commedia dove nulla è fuori posto: dai protagonisti Carlo Verdone ed Eleonora Giorgi, a comprimari in stato di grazia, come Christian De Sica, uno splendido Angelo Infanti e un Mario Brega monumentale. Risate e tenerezza vanno a braccetto in una storia lieve, nelle cui pieghe trovano spazio significati profondi come la forza fascinosa e seducente della fantasia è una metafora del mestiere dell'attore, dove una maschera permette di tirar fuori una personalità insospettata anche nel più timido dei caratteri. Senza trascurare il ruolo importante recitato dalla colonna sonora incentrata sulle canzoni di Lucio Dalla e degli Stadio.

 

10 CURIOSITÀ SUL FILM

 

- L'idea del titolo fu suggerita a Verdone da Eleonora Giorgi che, dopo che il regista le aveva spiegato il copione la prima volta, definì la storia "soffice, leggera come borotalco".

 

- Il titolo non piacque però alla Manetti & Roberts, casa produttrice del borotalco che mandò una diffida chiedendo che venisse cambiato in quanto si trattava di un marchio registrato. Il provvedimento cadde nel vuoto quando la pellicola divenne un successo.

 

- Nel film appare in un piccolo ruolo Moana Pozzi, all'epoca agli esordi e non ancora diventata Pornostar. E' l'amica di Manuel Fantoni che accoglie Verdone ed è anche la pinup sul manifesto nella camera di Sergio e Marcello.

 

- La casa di Manuel Fantoni è stata il set anche di un'altra commedia, girata alcuni anni dopo: "A tu per tu" con Paolo Villaggio e Johnny Dorelli.

 

- Il nome del protagonista, Sergio Benvenuti, è un omaggio di Verdone al regista Sergio Leone, produttore dei suoi primi due film, e allo sceneggiatore Leo Benvenuti.

 

- Il personaggio di Manuel Fantoni in un primo momento era stato pensato per Vittorio Gassman.

 

- L'episodio della scazzottata a via Veneto che Mario Brega racconta nel film è in gran parte ispirato a una reale lite di Brega con l'attore americano Gordon Scott.

 

- Verdone avrebbe modificato il finale del film per meglio adattarlo alla canzone dei titoli di coda, "Grande figlio di puttana".

 

- Con Lucio Dalla si rischiò l'incidente diplomatico. Il musicista infatti si infuriò con Verdone dopo aver visto i manifesti dove il suo nome appariva in caratteri minuscoli. Minacciò anche di far causa ma cambiò idea dopo aver visto il film, commosso per l'omaggio che era stato fatto alla sua musica.

 

- La scena delle olive greche e del prosciutto "che è un zucchero" si ispira a quando Mario Brega si recava a casa di Sergio Leone con cassette di frutta e verdura, che gli portava dai mercati generali.



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