Tgcom24 ha incontrato a Strasburgo, in occasione della plenaria del 6-9 ottobre, Lucia Pecorario
di Giorgia Argiolas© Tgcom24
Lucia Pecorario, 41 anni, è una social media manager del Parlamento europeo, per il quale lavora dal 2017. Tgcom24 l'ha incontrata a Strasburgo, in occasione della plenaria del 6-9 ottobre, dove ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro, come è cambiata in questi anni la comunicazione social dell'istituzione e perché è sempre più importante.
Come è arrivata a diventare social media manager del Parlamento europeo?
Facevo la giornalista televisiva. Poi, ho svolto uno stage al Parlamento europeo, dopo il quale, per la stessa istituzione, ho partecipato a un concorso per comunicazione digital. L'ho vinto. Avrebbe dovuto essere un'esperienza di un anno, invece si è prolungata e continua tuttora. Lavoro in un team di tre persone, basate a Roma (dove si trova una sede - l'altra è a Milano - dell'Ufficio di collegamento in Italia, uno degli uffici che il Parlamento europeo ha istituito negli Stati membri dell'Unione europea, ndr).
In cosa consiste il vostro lavoro quotidiano?
Veicoliamo attraverso i social il lavoro del Parlamento europeo e dei parlamentari europei. Lavoriamo in coordinamento con Bruxelles, quindi con gli uffici centrali, e riceviamo una serie di priorità legislative e di eventi che ci viene chiesto di comunicare, chiaramente adattando il tono a quello della sensibilità del Paese. Infatti, le comunicazioni che arrivano da Bruxelles vanno a 27 Stati membri, ogni Paese deve declinarlo, sfumarlo, adattarlo al proprio territorio. Poi, facciamo anche una parte di comunicazione creata da noi, dando informazioni sugli eventi dell'Ufficio del Parlamento europeo in Italia. Con questi contenuti ci occupiamo di animare i canali social in italiano del Parlamento. Utilizziamo soprattutto X, Instagram, Facebook e YouTube, ciascuno di questi con target diversi e anche, quindi, con tone of voice differenti. È tutto un lavoro di adattamento di toni, temi e contenuti per far sì che il lavoro del Parlamento europeo venga veicolato al meglio possibile tra le varie fasce di pubblico nel Paese. Negli anni, abbiamo acquisito maggiore autonomia di lavoro perché è cresciuta l'importanza dei social. Basti pensare che certe fasce della popolazione, specialmente i giovani, si informano soprattutto lì. Un'altra parte significativa del nostro lavoro è dedicata al monitoraggio e al contrasto alla disinformazione, che è enormemente cresciuta negli anni e si propaga soprattutto a livello digitale e sui social. In coordinamento con i portavoce del Parlamento europeo, collaboriamo con fact-checker e giornalisti per garantire che i cittadini ricevano una informazione accurata e corretta, anche sui social, in difesa della democrazia.
Durante le sessioni plenarie del Parlamento europeo in cosa si differenzia il vostro lavoro rispetto a quello quotidiano?
Se durante le plenarie ci troviamo a Roma, pubblichiamo tutto quello che succede nel corso della sessione; mentre se veniamo a Strasburgo, svolgiamo più un lavoro di relazione, spesso accompagnati da content creator.
È cambiata la comunicazione del Parlamento europeo con i social?
Negli ultimi anni, un po' è cambiata. Per esempio, adesso, come accennavo, una delle cose che facciamo anche durante le plenarie di Strasburgo è coinvolgere i content creator, perché proprio durante la sessione, che è il momento culmine dei lavori del Parlamento europeo, si può toccare con mano il lavoro concreto dei parlamentari. È un modo, verificato dai numeri, che abbiamo per raggiungere pubblici che altrimenti non arriveremmo mai a coinvolgere.
Perché è importante la comunicazione social per un'istituzione come il Parlamento europeo?
Banalmente, perché senza non si raggiungerebbe una parte di cittadini che si informa e cerca e trova notizie soltanto sui social, per la quale, altrimenti, saremmo invisibili. Quando ho svolto il concorso per diventare social media manager del Parlamento europeo, all'Ufficio di collegamento in Italia c'era una sola persona a gestire tutta la comunicazione social. L'incremento del numero di persone dedicate alla comunicazione digitale è un segnale della crescente attenzione e dell'importanza che questa ha per l'istituzione.
Com'è lavorare per una realtà come il Parlamento europeo?
Lavorare per una realtà come il Parlamento europeo è molto interessante perché, secondo me, c'è ancora tanto da dire e da fare. Spesso mi rendo conto che ai cittadini non è chiarissimo l'impatto - positivo anche - che l'Europa ha sulle loro vite. Ai giovani un po' di più perché vedono le opportunità concrete che l'Unione europea offre loro. Quindi, la sfida continua per noi social media manager è provare a comunicare e far arrivare meglio questo concetto. Ad esempio, quando i content creator ricevono un invito al Parlamento europeo e incontrano noi e i deputati vedono che dietro l'istituzione ci sono persone e non un nome, un palazzo. Persone - come appunto i parlamentari - che effettivamente hanno a che fare con argomenti che anche loro trattano, che hanno da dire su quei temi e possono dare informazioni utili anche per il loro pubblico.