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Jo Squillo: Antonio Marras, la collezione Spring-Summer 2026

Il diario di viaggio racconta la scoperta di una cultura e di una terra: la sua Sardegna. Cosparsa di libri, di sale e passione: è la passerella di Antonio Marras.

03 Nov 2025 - 08:00

Provate ad immaginare una stanza con grandi finestre che danno sul verde dove c’è chi ricama a un punto un po’ inventato, c’è chi legge, chi scrive, chi dipinge, chi cuce, chi parla di giardinaggio, chi dei suoi recenti studi del greco, chi del suo viaggiare senza meta.

C’è qualcosa che accomuna questa inusuale comunità di amici: l’insofferenza all’etichetta imposta dalla società vittoriana del tempo, un profondo anticonformismo, l’onestà intellettuale e il credo pacifista, una propensione verso idee rivoluzionarie nell’arte e nella sessualità, la genialità e la necessità della bellezza come stile di vita.

È una scena teatrale tratta da Čechov? No, è tutto vero, siamo a casa di Virginia Woolf dove la dimensione domestica diventa scena internazionale artistica e abbiamo pensato che questa comunità di amici si sposti ad Alghero, tramite la comune amica Katherine Mansfield, per trovare D.H. Lawrence e sua moglie Frieda, richiamati dalla bellezza del luogo che è il luogo dell’anima, trovando ad ALGHERO il paradiso terrestre, il vero posto dove stare.

David Herbert Richards Lawrence
(Eastwood, 11/09/ 1885 – Vence, 2/03/1930)

Frieda Von Richthofen
(Metz,11/08/1879-Taos, 11/08/1956)

Lui scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore britannico, considerato tra le figure più emblematiche del XX secolo. Fu tra i più grandi innovatori della letteratura anglosassone, soprattutto per le tematiche affrontate.

Tra i suoi romanzi più celebri “L’amante di Lady Chatterley” e “Figli e amanti” “Donne in amore” e “Mare e Sardegna”.

Verso la fine di Marzo del 1912 incontrò Frieda von Richthofen, figlia del ricchissimo barone tedesco Friedrich, appartenente a una delle più importanti famiglie nobiliari tedesche (annoverava personaggi famosi, come il leggendario “Barone Rosso”, l’aviatore Manfred von Richthofen) e moglie del filologo inglese Ernest Weekley.

Frieda, allora Weekley, per lui lascia marito e rinuncia ai figli pur di seguirlo nel suo peregrinare per tutta Europa e non solo. Saranno in Sardegna per nove giorni a Gennaio del 1921 purtroppo senza visitare Alghero, noi abbiamo voluto ridare giustizia a questa mancanza con la fantasia, invitando non solo loro ma tutto il Circolo Bloomsbury, capace sicuramente di apprezzare un luogo magico come Alghero.

Katherine Mansfield
(Wellington, 14/10/1888 – Fontainebleau, 9/01/1923)

È stata una scrittrice neozelandese, saggista e giornalista, considerata una delle più influenti e importanti autrici del movimento modernista. Scrisse racconti e poesie che esplorano le ansie e le paure, la caducità delle esperienze umane e la sessualità. Lasciò la natia Nuova Zelanda per trasferirsi in Inghilterra, dove divenne amica di D. H. Lawrence, Virginia Woolf, Ottoline Morrell e altri che orbitavano nel Bloomsbury Group. Malata di tubercolosi, morì a soli 34 anni in Francia.

Il circolo Bloomsbury

Il gruppo nacque come un’assemblea sociale informale di neolaureati dell’Università di Cambridge che si incontravano con parenti e conoscenti, appartenenti per la maggior parte alla loro stessa generazione. Al Trinity College nel 1899 Lytton Strachey, Saxon Sydney-Turner e Clive Bell divennero amici di Thoby Stephen e Virginia Woolf. I componenti si incontravano nelle proprie case, principalmente (prima della prima guerra mondiale quasi esclusivamente) nel quartiere di Bloomsbury a Londra. Sulla formazione del gruppo potrebbe aver avuto influenza il fatto che i quattro figli di Julia e Leslie Stephen (Vanessa, Thoby, Virginia e Adrian) si erano trasferiti a Bloomsbury in una casa in Gordon Square nel 1904, dopo la morte di entrambi i genitori.

Le opere dei suoi componenti hanno influenzato la letteratura, l’estetica, la critica e l’economia, come anche il femminismo, il pacifismo e la sessualità umana.

Per vestire tutti i personaggi della storia di chi arriva, di chi si incontra, di chi abita, di chi resta e di chi parte: ci sono colori soffusi, delicati, sussurrati e morbidi.

Lilla, cadmio, rosa, oro, ecrù, violet, cioccolato, prugna, crema, polvere, bronzo insieme al nero stinto, e poi il color sabbia e il rame.

Check, righe jacquard, damaschi, pizzo, quadri, pelliccia ecologica,pois, gessato, galles, cornelly, geometrici, sprazzi di rose, tappezzerie scolorite.

Fiori, fiori sparpagliati, bouquet.

Volant, drappeggi, pieghe e moulage, intarsi e patch.

Le linee si incastrano e si sovrappongono. Sono scivolate e suadenti altrimenti androgine e affascinanti. Grandi vestaglie degne di una diva di Hollywood alla Gloria Swanson e vestaglia da uomo alla Hercule Poirot di Agatha Christie.

Tailleur maschili e abiti da gran soirée. Abiti da cocktail e completi pigiama. Grandi caban e giacchine sagomate.

Pelle, jeans, maglieria che sembra un ricamo e pezzi ricamati a filo preziosissimi che sembrano disegnati ad acquarello.

L’uomo e la donna hanno gli stessi tessuti ma interpretati diversamente.

Tutto per rompere quelle regole dell’etichetta tanto detestata, per mischiare differenti stili e tradizioni, per creare cortocircuiti, per creare uno stile riconoscibile e personale.

Métissage, contaminazione culturale ed estetica, immaginario collettivo, storia dell’arte, identità, heritage, alterità, pluralità, travelling cultures.

La contaminazione estetica, vale a dire l’intrecciarsi di moduli stilistici ed espressivi appartenenti a diverse culture e la conseguente ibridazione degli immaginari, delle visioni dell’uomo e del mondo, rappresenta per noi la capacità di ridurre i pregiudizi verso lo straniero o il diverso.

La contaminazione ci permette di cogliere la creatività dei métissages, cioè dar luogo alla pluralità come valore dando luogo a nuove configurazioni. Il métissage è il dialogo e confronto.

Il Mediterraneo è da sempre uno spazio d’incontro, un crocevia culturale che deve la sua forza di attrazione alla capacità di collegare Oriente e Occidente in una rete così fitta di scambi e di reciproche influenze.

Centro di ogni cosa è la Sardegna, crocevia di culture, depositaria di tradizioni di popoli di passaggio.

In questa sfilata abbiamo utilizzato pezzi originali dei costumi tradizionali sardi troppo belli per essere rivisitati, troppo importanti per non essere condivisi.

Perché la bellezza è di tutti e tutti ne devono essere i beneficiari. Ambasciatore della bellezza che va preservata è il pastore sardo Giuseppe Ignazio Loi che ha interpretato la storia vera del pastore nel film “La vita va così” di Riccardo Milani.

Il pastore sardo si è rifiutato per decenni di vendere la sua terra a un potente gruppo immobiliare diventando così il simbolo dell’amore per le proprie origini e la propria terra, valori che condividiamo.

Un gesto che ci rappresenta.

Una storia che ci appartiene.

Jo Squillo: Antonio Marras, la collezione Spring-Summer 2026

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© Ufficio stampa
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