Il vino va nello spazio, in orbita barbatelle e bottiglie d'annata
Sangiovese, Aglianico e Nebbiolo affidate all'Agenzia Spaziale Italiana per esaminare la produzione di piante e cibo senza gravità
Un esperimento scientifico avanzato che manderà letteralmente il vino nello spazio.
È questa la missione della Fondazione italiana Sommelier, che ha consegnato all'Agenzia Spaziale italiana (Asi) le barbatelle di vino Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico con le foglie del proprio vitigno per alcune sperimentazioni in microgravità, nella Stazione Spaziale Internazionale. Non solo: all'esperimento hanno aderito anche le cantine "Biondi-Santi" con il Brunello di Montalcino Riserva 2006 e 2015, "Feudi di San Gregorio" con il Piano di Montevergine 2012 e 2015, e "Gaja" con il Barolo Sperrs 1988 e 2017.
Gli obiettivi dell'iniziativa - L'affidamento è avvenuto a Roma in un incontro intitolato "Spazio infinito, eternità del vino", dedicato al giornalista, conduttore televisivo e politico italiano David Sassoli, scomparso lo scorso 11 gennaio. L'intento è quello di valutare il potere d'invecchiamento dei vini nello spazio ed esaminare la conservazione delle annate più recenti e quelle più mature di ciascun vino, confrontandole con la straordinaria longevità che le contraddistingue sulla terra. L'idea nasce dal fondatore della Fis, Franco Maria Ricci, il quale ha scelto "tre vitigni rappresentativi dell'eccellenza vitivinicola italiana che raccontano ogni giorno al mondo una storia di tradizione enologica unica del made in Italy". L' Agenzia Spaziale italiana ha espresso come obiettivi dell'iniziativa "quelli legati al tema della nutrizione degli astronauti, ma anche alla possibilità di produrre piante e cibo in assenza di gravità". Il presidente Giorgio Saccoccia ha commentato: "Sarebbe bello bere un calice di vino nello spazio, prodotto in orbita".
In cosa consiste l'esperimento - Il progetto consiste nello studio della conservazione sperimentale, per ciascun annata di vino in bottiglia in orbita, a 400 chilometri di altezza a una velocità al suolo di oltre 28mila chilometri all'ora. Un'altra bottiglia di ciascuna annata sarà esaminata dal Gabinetto di Analisi dell'Agenzia Spaziale Italiana prima del viaggio nello spazio. L'ultima bottiglia sarà custodita presso la Fis per la comparazione dopo il viaggio di ritorno.
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I vini che andranno nello spazio - Il Sangiovese è il vitigno più coltivato in Italia e ha la sua più ampia diffusione in Toscana. Biondi-Santi è il primo produttore di Brunello nella storia: "Il vino è una storia che evolve nel tempo, la nostra cantina ha nel suo dna la sperimentazione e il ricorso a tecniche innovative adottate in primis da enologi illuminati come Franco Biondi Santi", ha commentato l'amministratore delegato Giampiero Bertolini.
L' Aglianico è un vitigno autoctono della tradizione campana. "La Feudi di San Gregorio è nata con l'intento di portare la bellezza dell'Irpinia e dei suoi vini in terre lontane, ma mai avrei pensato che sarebbero arrivati così lontano. Oltre all'annata corrente, la 2015 del Piano di Montevergine, ho scelto un'altra annata iconica: la 2012, la nostra ventesima vendemmia", ha dichiarato il presidente Antonio Capaldo.
Il Barolo Sperss di Gaja in dialetto piemontese significa 'nostalgia', quella di Giovanni Gaja per i ricordi d'infanzia legati alle Langhe. Nasce dal Nebbiolo, vitigno autoctono a bacca nera. Angelo Gaja, figlio di Giovanni, ha spiegato: "Il progetto 'Vino nello Spazio' è un messaggio di civiltà. Già i romani, quando si espandevano in nuovi territori, diffondevano la coltivazione della vite per produrre vino quale ambasciatore di pace, gioia e fraternità. Non sappiamo quando sarà possibile raggiungere nuovi pianeti ospitali, ma dalla vite e dal vino, la bevanda mediterranea più ricca di storia e di cultura, ne deriva un messaggio d'augurio".
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