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Università, cambia l'accesso a Medicina? Il Ministero è al lavoro

A Skuola.net Marco Mancini, capo Dipartimento Miur, conferma lo studio di possibili soluzioni per il superamento dell'attuale ingresso alla facoltà

“Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini non ha mai cambiato opinione in merito alla possibile sostituzione del test di ingresso attuale alla facoltà di Medicina con un modello simile a quello francese”.

Lo ha detto il professor Marco Mancini, capo Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca al Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca, come riportato da Skuola.net. E quindi, così come aveva annunciato Giannini a inizio mandato, il Miur è al lavoro per studiare nuove soluzioni selettive d'accesso.

STIAMO LAVORANDO DA TEMPO SU QUESTO FRONTE - Mancini ha poi aggiunto: “Ne abbiamo parlato a lungo con le organizzazioni universitarie, con le associazioni e anche con gli studenti. Cambiare modello di accesso è una innovazione che deve comunque essere generata da un consenso ampio. Stiamo lavorando, ma intanto abbiamo iniziato con un'attività di orientamento che ha prodotto degli effetti molto interessanti. Il numero degli studenti che si sono presentati ai test a numero chiuso quest'anno è stato inferiore agli anni precedenti. Ricordo però che per intervenire su questo argomento ci vorrebbe una modifica di legge e che il Ministero intende in ogni caso preservare il numero programmato”.

COSA CAMBIEREBBE - Ma come cambierebbero i test di ingresso con il sistema francese? L'accesso alla facoltà di Medicina diventerebbe libero senza dover sostenere nessun test d'ingresso. A fine anno però gli studenti dovrebbero passare un super esame di sbarramento. Con questo sistema, i test per l'accesso alle facoltà di Medicina tanto discussi in Italia sarebbero alleggeriti.

LA PROVA - Non sarà certo una passeggiata il super esame di fine anno. Il test, che si può tentare solo due volte, verterebbe su temi di medicina studiati nel corso dell'anno. In caso non andasse a buon fine gli studenti sarebbero costretti a pensare al camice e al bisturi come un sogno. L'unica salvezza sarebbe la possibilità di richiedere una deroga speciale.