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Troppo studio porta ansia e depressione: lo dicono i ricercatori

Specialmente in alcune aree didattiche si riscontrano alte percentuali di fenomeni ansiogeni, se non addirittura depressivi

Troppo studio porta ansia e depressione: lo dicono i ricercatori - foto 1
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Per andare avanti negli studi, oltre alla voglia di continuare ad aprire libri e seguire lezioni, c'è bisogno di una buona dose di sacrificio.

Questo, specie per chi va all'università, è una regola generale, comune a tutti. Ma ci sono facoltà in cui la mole d'impegno richiesta è altissima. Alcuni studenti riescono a reggere certi ritmi, altri no e si orientano verso percorsi differenti. Una delle questioni che spesso si collega a questo discorso è: come reagisce il proprio corpo a una pressione (soprattutto psicologica) del genere? Non benissimo. Almeno stando ai risultati di un sondaggio curato da un gruppo ricercatori americani e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Biotechnology. Così come riporta il sito Skuola.net.

I dati del sondaggio
Alla ricerca hanno partecipato circa 2000 studenti, la maggior parte iscritta a Master e Ph.d , in più di 20 paesi e in oltre 200 università o centri di ricerca. Lo studio, come anticipato, ha evidenziato che il 41% di questi accusi (o ha accusato in passato) uno stato di ansia - con un livello che va dal moderato al pesante - mentre il 39% soffre di depressione (di vario grado). Le facoltà che espongono di più a questi rischi? Quelle legate alle scienze naturali, biologiche e ingegneria, visto che il 40% dei soggetti patologicamente rilevanti frequentano questo tipo di corsi. Dati molto gravi, visto che la percentuale di persone affetta da questo tipo di problemi è sei volte superiore a quanto è possibile riscontrare mediamente analizzando l'intera popolazione. Il sondaggio, però, ha mostrato anche che - qualora lo studente stia seguendo un dottorato di ricerca - chi ha un buon rapporto con il ricercatore principale è in migliori condizioni di salute. Quindi, più che lo studio in sé, a fare la differenza è l'ambiente in cui si passano le giornate.

Le parole dei responsabili della ricerca
Nathan Vanderford, assistente dell'università del Kentucky (ateneo che ha coordinato la ricerca), ha affermato che questi risultati dovrebbero sensibilizzare le istituzioni a far qualcosa per risolvere questa situazione. Secondo il professore bisognerebbe considerare una buona salute mentale come una delle skill principali per avere una carriera di successo e si dovrebbero, perciò, incoraggiare i capi dei dipartimenti a cercare di far sì che i giovani studenti conducano una vita equilibrata.

La soluzione
In realtà, alcune università stanno già cercando di lavorare su quest'aspetto, ma si tratta ancora di piccoli casi isolati, sostiene Wendy Ingram, ex studentessa all'università californiana di Berkeley. Secondo Ingram, le università e i centri di ricerca, dovrebbero cercare di prevenire questo tipo di problema, non muoversi solamente quando si è manifestato.