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Maturità 2019, Nando dalla Chiesa: "La traccia su mio padre è una rivincita sull'oblio"

Il figlio del generale Carlo Alberto: "Mi ha commosso". Mentre la sorella Rita sostiene di essere "orgogliosa. Eʼ un gran bel segnale"

Maturità 2019, Nando dalla Chiesa:
ansa

Vedere inserito il nome del padre, il generale Carlo Alberto tra le tracce proposte all'esame di maturità, "mi ha commosso, mi ha emozionato molto: è stato come liberarsi di decenni in cui è stato difficile difendere questa memoria".

Lo dice il professor Nando dalla Chiesa, precisando che si tratta di una "rivincita della memoria sull'oblio". La sorella Rita, invece, afferma che la traccia rappresenta "un bellissimo segnale per tutti".

Nando dalla chiesa: "Rivincita sulla cattiva memoria" - In un'intervista all'agenzia Ansa, Nando dalla Chiesa spiega: "C'è un sentimento di riconoscenza a livello nazionale ma assicuro che ho dovuto fare molto per ottenere questo: dal maxi-processo alle insinuazioni politiche, agli scoop giornalistici e politico. Ne ho viste e sentite di tutti i colori. Vedere questo riconoscimento in un tema di maturità nelle scuole dove è andato a parlare con i ragazzi di mafia, mi è sembrata una cosa bella, la rivincita della memoria sull'oblio o sulla cattiva memoria". Poi il ricordo del padre: "Era affettuoso, premuroso, severo, generoso e capace di insegnare con l'esempio".

Il commento di Rita dalla Chiesa - Commenta positivamente la traccia d'esame che ha come protagonista il padre anche Rita dalla Chiesa che, raggiunta dall'Adnkronos, afferma: "E' un bel segnale anche per tutto il lavoro che stanno facendo gli insegnanti nelle scuole, in particolare in Sicilia, su mio padre e il suo lavoro. Oggi i ragazzi sanno chi è, ne parlano a scuola ed in famiglia: è un pezzo di storia d'Italia, è il mio cuore. Ribadisco, sono veramente orgogliosa di questa scelta. Non vedo l'ora di dirlo al mio nipotino di 11 anni che sa tutto".

L'errore nella traccia - La traccia del tema di attualità dedicato al generale dalla Chiesa presenta però un errore: il cognome del prefetto di Palermo, ucciso dalla mafia il 3 settembre 1983, è scritto erroneamente con la lettera "d" maiuscola.