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Libri scolastici, prezzi alle stelle. Salasso in vista per le famiglie?

Lunghe discussioni nei consigli di classe per l’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico successivo. Il problema è non sforare i tetti di spesa.

Libri scolastici, prezzi alle stelle. Salasso in vista per le famiglie? - foto 1
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L’aumento esponenziale dei prezzi, in parte generato dal conflitto in Ucraina, si riflette anche nei “consigli di classe”, mettendo a dura prova i docenti alle prese con un passaggio rituale quanto tribolato.

A maggio, infatti, i consigli di classe si riuniscono per fare il punto sui libri di testo per l’anno successivo.

 

Con insegnanti e presidi chiamati ad affrontare prove degne delle sette fatiche di Ercole: nuove edizioni aggiornate ogni anno, prezzi di copertina sempre più alti, limiti da non sforare, regole antiquate e crisi diplomatiche, tra paladini dell’innovazione e difensori della tradizione.Tutto questo solo per scegliere i libri di testo? Ebbene sì. A spiegare a Skuola.net ciò che succede in questo periodo tra le mura scolastiche, quando è ora di parlare seriamente di testi e manuali, è Cristina Costarelli, presidente ANP del Lazio e preside del Liceo Newton di Roma. Una, insomma, che di queste imprese al limite del mitologico è esperta.

 

I tetti di spesa sono troppo datati

 

Partiamo dai cosiddetti “tetti di spesa”, stabiliti da una circolare ministeriale che risale a 10 anni fa e che ha fissato questo limite massimo di spesa per i libri scolastici, sulla base dell’anno e dell’indirizzo di studi di ogni classe. In pratica, la somma che una famiglia deve spendere in libri per lo studente che frequenta una certa classe non deve superare una certa cifra imposta dal Ministero. “Su questo - dice Costarelli - c'è un primo problema immediato: dopo dieci anni questi tetti di spesa sono difficili da rispettare, perché nel frattempo con l'aumento dell’inflazione tutti i libri di testo sono aumentati di costo. Quindi ci si trova a dover fare il possibile per rientrare sotto un limite che non deve essere sforato di più del 10%”.

 

Questo perché è previsto che, entro il 10%, il superamento del limite è possibile, ma di più non si deve sforare. “Ma certe volte - prosegue la preside - diventa impossibile anche stare dentro l'aumento ulteriore del 10%”. In questi casi, in estrema ratio, la dirigente spiega che se non si riesce a ritoccare qualcosa, si deve chiedere una delibera al Consiglio d'Istituto, che normalmente non si oppone. “Però il punto - sottolinea Costarelli - è un altro. E’ vero che i tetti di spesa stabiliti dieci anni fa vanno ritoccati. Ma ci sarebbe da fare qualche considerazione sui libri di testo e sull’editoria scolastica in generale, perché anche qui c'è un movimento che tende proprio al mercato e al guadagno in modo certe volte anche molto opinabile”.

 

Nuove edizioni meno frequenti e digitalizzazione dei testi potrebbero aiutare

 

Insomma, si fa quel che si può per rientrare in una coperta già corta, mentre gli editori remano contro. “Per esempio - dice Costarelli - c'è la pubblicazione di nuove edizioni ogni anno, magari cambiando dei particolari: la numerazione delle pagine, qualche piccola variazione nei test. Questo va a bloccare tutto il mercato dell'usato, che è una strada giustamente utilizzata dalle famiglie per poter risparmiare qualcosa”. Quindi si pubblicano continuamente nuove edizioni, ma per modifiche marginali: in consiglio di classe si potrebbe pensare, alla luce di ciò, di mantenere le vecchie. Ma nel momento in cui esce la nuova edizione docenti e studenti tendono a scegliere quella, e questo significa - per chi non vuole passare l’anno scolastico a cercare di comprendere le corrispondenze tra diverse edizioni - dover comprare il libro nuovo. A prezzo pieno.

 

Ma le questioni aperte non sono mica finite. “C’è un discorso ancora più ampio, di tipo didattico sulla questione libro di testo”, avverte la rappresentante dei presidi. La premessa è che i programmi scolastici di “vecchio stampo” non ci sono più, adesso il lavoro in classe è disciplinato attraverso le indicazioni che stabiliscono obiettivi e competenze. Ma, per molti docenti, “il libro di testo è vissuto come il programma. Le indicazioni ministeriali si muovono su obiettivi e competenze, quando invece il libro imposta in ragionamento solo sui contenuti; alla fine, il docente vuole fare tutto quello che sta sul libro, il genitore di contro se lo aspetta, così il libro è diventato quel programma che non c'è più”.

 

Questo vuol dire che, nel pratico, risulta decisamente difficile “dematerializzare” i libri e innovare la strumentazione didattica. “È chiaro - aggiunge Costarelli - che qui bisognerebbe fare un salto di qualità, di impostazione, da parte dei docenti. Qualche volta lo si fa, ma molto raramente. Perché il libro sta lì come un macigno, a determinare quello che poi si decide di fare in classe”.

 

Alla fine, però, una decisione va presa. Stabilendo le adozioni per l’anno prossimo. Un’operazione sempre molto faticosa, che in ogni caso porta a un bel salasso per le tasche delle famiglie. Ma potrebbero esserci delle alternative perché non sia sempre così anche in futuro. Quali le soluzioni? Secondo Costarelli, “si potrebbero ritoccare e alzare un po' questi tetti di spesa, che però comportano sempre uno sforzo economico altissimo da parte delle famiglie. Parliamo di €300-400 all'anno, immaginiamo a chi ha più di un figlio cosa possa comportare questo. Ma una prospettiva migliore, dal punto di vista sia dei costi sia dell’apprendimento, sarebbe quella di immaginare dei libri molto più snelli, molto più essenziali”. Anche perché adesso sappiamo che una marea di conoscenza si può reperire dalla Rete, se opportunamente controllata e verificata: “Il web offre anche proposte di materiale fruibile e modificabile a pronto utilizzo”.

 

Lasciare più libertà alle scuole? Una valida opzione

 

Ma ci sono anche altre opzioni, come il supporto digitale: “Si potrebbero utilizzare quegli importi - immagina la preside - per l'acquisto, con libera scelta dei docenti all’interno del collegio docenti, di device. Ad esempio, per chiedere agli alunni di comprare un tablet e avere le versioni digitali dei libri, magari lasciando la facoltà a chi ne ha bisogno, o a chi lo vuole, anche del libro cartaceo, ma con libri che di base siano veramente snelli e fruibili”.

 

Perché anche il “peso” specifico, non solo economico, degli ultimi gioielli dell’editoria scolastica potrebbe essere ridotto: “Ci sono dei libri spaventosi di storia, di antologia, di scienze, alle medie, di 300 o 400 pagine, densi di scrittura, pesantissimi dal punto di vista del peso che lo studente deve portare sulle spalle, e di cui poi effettivamente a scuola si fa un decimo, forse, a livello di contenuti”.

 

A conti fatti, asserisce Costarelli, “sui libri di testo andrebbe fatto un ragionamento molto ampio. Il discorso del superamento dei costi è la punta di un iceberg di un tema che andrebbe rivisto complessivamente”. In modo tale che, nei mesi di maggio che verranno, i consigli di classe possano rimanere un po’ più simili a consigli di classe e un po’ meno a un’Odissea.

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