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I giovani italiani? Senza fiducia nel futuro e nella politica: "Troppi anziani al potere"

Il recente rapporto Censis sulla condizione sociale del Paese si sofferma sui ragazzi fino ai 34 anni. Per loro poco lavoro e poca fiducia nelle istituzioni, con il dito puntato contro un'Italia che gli sembra concentrata più sugli anziani che sui giovani

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I giovani sono stati tra coloro che hanno forse subito di più il peso della pandemia.

Non solo dal punto di vista sociale, ma anche per tutto ciò che riguarda l'ambito lavorativo e formativo. Estremamente più difficile, in una realtà già di per sé ostica, è stato per i nostri ragazzi dare continuità alle loro esperienze professionali durante il 2020. Non sorprende quindi che in un frangente come questo risultino sfiduciati, in particolare nei confronti delle istituzioni, da cui si sentono abbandonati. L'Italia, per loro, è perciò un paese che mette troppo al centro gli anziani, dimenticando chi invece ha bisogno di sostegno per costruire la propria strada.

A sottolinearlo è il portale Skuola.net, riportando alcuni passaggi del 55° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2021, con cui il Censis fotografa in particolare la popolazione tra i 18 e i 34 anni, descrivendo una condizione (anche mentale) al tempo della pandemia non proprio positiva per i nostri ragazzi.

 

L'Italia? Non è un paese per giovani

Tra di loro, infatti, il 74,1% ritiene che ci siano troppi anziani a occupare posizioni di potere negli ambiti dell’economia, della società e dei media. Se guardiamo a tutta la popolazione, la percentuale si ferma al 65,8%. Non solo: il 54,3% dei 18-34enni (a fronte del 32,8% della popolazione complessiva) crede che le risorse pubbliche vengano spese in modo eccessivo per gli anziani, mentre ai giovani rimane ben poco.

Non sorprende quindi, in questo contesto, che il 66% dei giovani tenda a non fidarsi del Governo (il dato scende al 58% per la popolazione italiana tutta); valore che non si discosta dalla media degli europei della stessa fascia d'età (65%). Come a dire che in tutto il "vecchio continente" le nuove generazioni si sentono poco ascoltate nei loro bisogni.

 

Primi in Europa per Neet: un record di cui non andare fieri

Ma il malcontento giovanile ha radici profonde: trovare lavoro è difficile e, qualora si trovi, è ostico uscire dal precariato. Questo non aiuta di certo i nostri ragazzi. Basti pensare che nel 2020 le persone tra i 20 e i 34 anni che non studiavano e non lavoravano, i cosiddetti Neet, erano il 29,3% (2,7 milioni di individui), con un aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente. Si tratta del dato più alto tra gli Stati europei.

Numeri che diventano ancora più impressionanti se li guardiamo "sotto la lente di ingrandimento", perché fino a 24 anni di età i Neet sono il 28,6%, mentre la percentuale sale vertiginosamente nella classe che comprende chi ha tra i 25 e i 34 anni, arrivando al 71,4%

Sono complessivamente le ragazze (34,9%) a subire maggiormente questa condizione rispetto ai maschi (23,9%), soprattutto tra i 25-34enni (38,7%).

Si torna a parlare, ancora una volta, della cattiva performance del Mezzogiorno, dove i 20-34enni Neet sono il 42,5%, quasi il doppio di chi vive nelle regioni del Centro (24,9%) o nel Nord (19,9%).

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