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Educazione digitale? "Parlateci di privacy, tempo online e fake news": ecco le richieste della GenZ

A dirlo i dati dell’Osservatorio "Sicurezza online e Adolescenti", presentato in occasione del lancio di "DigitalMente", il programma di educazione alla sicurezza digitale per le scuole secondarie ideato da Unione Nazionale Consumatori

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Chi lo dice che la Generazione Z, nativa digitale per definizione e quindi teoricamente più propensa ad 'aprirsi' alla Rete, non sia comunque interessata a essere formata su temi come la privacy e la navigazione online sicura?

I risultati dell'Osservatorio "Sicurezza online e Adolescenti" - ricerca condotta tra i mesi di luglio e settembre 2021 da Skuola.net, in collaborazione con TikTok, su oltre 2.500 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado d’Italia - ci raccontano, infatti, di giovani particolarmente sensibili a questi argomenti. Che sono informati sulle principali trappole disseminate nel web. Che mettono in atto molte delle pratiche più corrette per difendersi. Ma che, nonostante ciò, vorrebbero avere ancora più suggerimenti per migliorare il proprio benessere digitale.

 

I ragazzi hanno ben chiare le 'regole' del web

Quasi tutti (83%) sanno, ad esempio, che la regola 'numero uno' per evitare problemi quando si è attivi su piattaforme web e social network è quella di non condividere con gli altri i propri dati sensibili. In tantissimi (71%) dicono di fare sempre attenzione alle reali intenzioni di persone conosciute prima su Internet che nella vita reale. La maggior parte (65%) è consapevole che è sbagliato condividere in Rete immagini o dati personali di altri senza il loro consenso. E più di 8 su 10 si sono interrogati su come difendere la propria privacy online. Dimostrando di aver recepito le campagne sull’educazione digitale, che negli ultimi anni si sono concentrate proprio su questi temi.

 

Gli adolescenti in Rete? Aggiornati e consapevoli

La fonte di tanta consapevolezza? Potrebbe risiedere nell'abitudine, molto diffusa, di aggiornarsi sull'argomento: più di 4 su 10 raccontano che, almeno una volta, hanno cercato e consultato sul web contenuti educational sulla sicurezza online. E un ulteriore 36% non lo ha mai fatto semplicemente perché crede di essere già sufficientemente informato. Inoltre, ben l’80% afferma di aver consultato i regolamenti delle piattaforme e delle App che utilizzano.

 

Sui social l'attenzione è massima

Ma la GenZ non si limita alla teoria. Spesso e volentieri mette anche in pratica questi comportamenti virtuosi. Specialmente negli 'ambienti', come i social network, in cui è consigliabile tenere ancora di più gli occhi aperti. Per questo, quando usano le piattaforme social - in questo caso la ricerca si è concentrata sui ragazzi in possesso dell'età minima per iscriversi ai principali servizi - solamente 1 su 6 tende a lasciare i propri profili "aperti" a chiunque. E quasi i tre quarti (72%) cercano di arginare i soggetti e i contenuti "inappropriati". Se si imbattono in comportamenti giudicati sgradevoli, infatti, il 45% tende a segnalare la cosa direttamente ai gestori del sito; il 14% preferisce agire in modo autonomo, pubblicando nei commenti il proprio disaccordo; il 13% ne parla con adulti o coetanei. Purtroppo, non manca chi mette in atto comportamenti non corretti, ma fortunatamente si tratta di una minoranza.

 

Cambiare il modello educativo, basandolo sul confronto

Gli adolescenti, però, non si vogliono accontentare e chiedono di saperne ancora di più. Loro, gli Zedders, hanno infatti un'idea diversa, molto innovativa, di come dovrebbe essere impostata l’educazione digitale delle nuove generazioni. Se, dunque, ad oggi sono soprattutto insegnanti e genitori ad affrontare questi temi -  in 1 caso su 2 per le questioni legate alla sicurezza online, addirittura in 2 casi su 3 per la gestione della privacy - loro vorrebbero invece che sia lasciato più spazio a incontri con esperti (lo dice il 49%), a gruppi di discussione in classe (43%), a video di sensibilizzazione (38%) - peraltro presenti sulle stesse piattaforme - o addirittura a una materia scolastica dedicata (33%).

 

Per centrare l'obiettivo servono contenuti più coinvolgenti

E a proposito di contenuti, sarebbe preferibile puntare su testimonianze dirette di chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze negative di violazioni della privacy o di un approccio superficiale alla sicurezza, meglio se potenzialmente ingaggianti e con protagonisti dei coetanei, possibilmente arricchiti da contenuti multimediali o dal taglio edutainment. Dando così vita a delle lezioni che permettano sia di procedere a un ripasso degli argomenti più noti sia all'introduzione di questioni meno dibattute.

 

Le priorità? Privacy e riduzione del tempo online

Perché è vero che, nel “programma” che vorrebbero seguire gli adolescenti, al primo posto - è indicato da oltre la metà degli intervistati (52%) -  c'è l'approfondimento dei suggerimenti per proteggere i propri dati personali, ma sullo stesso piano (51%) viene messa la richiesta di consigli per evitare di trascorrere troppo tempo online. Oppure, scendendo leggermente nella scala delle priorità, c'è molto interesse per capire come riconoscere le fake news (votato dal 45% del campione) ma, paritariamente, anche per sapere come aiutare chi incorre in problematiche online (44%).

 

Il progetto DigitalMente

Tante esigenze diverse che, però, oggi possono trovare risposta grazie a programmi educativi come "DigitalMente. Imparare, creare e condividere nel digitale in sicurezza", l’iniziativa ideata da Unione Nazionale Consumatori, con il supporto attivo di TikTok e la consulenza di Maura Manca (psicoterapeuta, Osservatorio Nazionale Adolescenza), rivolto agli insegnanti delle scuole secondarie di I e II grado di tutta Italia per l’anno scolastico 2021/2022. Che, dal 21 ottobre, potranno accedere a una piattaforma studiata ad hoc e trovare una serie di materiali didattici realizzati proprio per aiutare i ragazzi nella comprensione di queste tematiche, in modo stimolante e con un linguaggio innovativo, secondo il metodo scientifico implementato da Educazione Digitale. Come visto, infatti, sono proprio i docenti le figure sulle quali, allo stato attuale, si basa la maggior parte dell’educazione digitale delle nuove generazioni.

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