Rappresentano circa l’8% della popolazione studentesca. Si tratta degli studenti stranieri che rendono le classi italiane multiculturali.
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La nostra società è diventata multirazziale. A dimostrarlo è l’ultimo rapporto del Miur-Ismu, “Alunni con cittadinanza italiana. Approfondimenti e analisi. A.s. 2011/2012”, che attesta il numero degli studenti stranieri senza passaporto italiano su una cifra di circa 755mila ragazzi, pari all’8,4% della intera popolazione scolastica. La concentrazione più alta si trova in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte.
SE IL COMPAGNO DI BANCO È STRANIERO - Nell’arco di un decennio la presenza di studenti stranieri si è quadruplicata, interessando ogni fascia di età scolare e ogni tipo di istruzione a partire dalla scuola dell’infanzia fino all’università, con un boom di iscrizioni presso gli istituti tecnici e professionali. Tale fenomeno può trovare fondamento nel cambiamento della struttura della società italiana, dove il calo delle nascite viene controbilanciato da quelle di bambini nati da genitori stranieri di diverse etnie come rumeni, albanesi e marocchini seguiti da ucraini, moldavi e filippini.
LA SFIDA DELL’INTEGRAZIONE - Molti di questi studenti sono considerati stranieri per lo Stato italiano in quanto, pur essendo nati e cresciuti nel nostro Paese, non hanno al momento il riconoscimento della cittadinanza italiana. E’ notizia di questi giorni il riconoscimento della cittadinanza onoraria ai bambini nati nel territorio italiano e residenti a Lamezia Terme. In questo senso, una riforma della legge 91/ 1992 che semplifichi la procedura del riconoscimento della cittadinanza a questi bambini e ragazzi che di fatto sono cittadini italiani, ne favorirebbe l’integrazione. Affrontare e risolvere la sfida rappresentata dall’integrazione dei cittadini stranieri in Italia, sebbene impegnativo, è comunque essenziale per la presenza del nostro Paese in Europa. Infatti, nella Convenzione europea sulla nazionalità che l’Italia non ha ancora ratificato è previsto che ciascuno Stato faciliti, nell'ambito del diritto domestico, l'acquisizione della cittadinanza per "le persone nate sul suo territorio e ivi domiciliate legalmente e abitualmente".
CLASSI MULTICULTURALI: UN OSTACOLO O UNA RICCHEZZA? - Bisogna considerare che la presenza così massiccia di questi studenti nelle aule del nostro Paese non può che far bene, in quanto agevola un sano confronto tra abitudini linguistiche, tradizioni e comportamenti. Dovrebbe partire proprio dai banchi di scuola un percorso che insegni, accanto alla grammatica italiana ed alle tabelline, l’accoglienza, e abitui all’integrazione. In tal modo ci si dimenticherebbe molto presto delle barriere che possono essere rappresentate dalle diversità culturali e sociali. Anche perché questi ragazzi, nati e cresciuti in Italia, nella maggior parte dei casi, ormai hanno acquisito il nostro modo di vivere, le abitudini e tradizioni del nostro Paese. Parlano i dialetti, amano la cucina italiana e sono a tutti gli effetti cittadini italiani come noi. Il ricordo delle loro terre di origine, se mantenuto vivo dai loro genitori e tramandato ai propri figli, potrebbe arricchire culturalmente i loro compagni di classe aiutandoli a diventare cittadini del mondo.