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11 settembre, chi non c’era rischia di dimenticare. L’appello degli studenti: “Parliamone a scuola”

Al-Qaeda confusa con l’Isis o con “i talebani”, il presidente George W. Bush sostituito da Obama. Rimosso dalla memoria l’attacco al Pentagono. A 20 anni dall’11 settembre 2001, la Gen Z dimostra di avere più di qualche lacuna su ciò che successe in quella fatidica data. Ma le buone intenzioni ci sono

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-afp

Un evento ormai entrato nella memoria collettiva ma che sarebbe il caso venisse inserito stabilmente nei programmi scolastici. Per non dimenticare cosa ha significato veramente. A chiederlo sono, compatti, gli stessi studenti: la pensa così il 94%. Perché la maggior parte di loro ha una conoscenza superficiale di cosa è successo l'11 settembre 2001. Se, infatti, si entra nei dettagli di quella terribile giornata (e delle sue conseguenze) ci si accorge che qualcosa rischia di perdersi col tempo. Lo dimostrano le risposte date da loro stessi: circa 500 ragazzi – tra gli 11 e i 20 anni, quindi all’epoca non ancora nati - che hanno partecipato a un sondaggio effettuato da Skuola.net in occasione del ventennale.
 

Almeno le informazioni di base ci sono

Come detto, più o meno tutti – siamo nell'ordine di 9 su 10 – sanno che in quella mattina di vent'anni fa ci fu un attentato terroristico contro gli Stati Uniti, che ebbe come obiettivo principale il World Trade Center di New York, con le cosiddette “Torri Gemelle”. Dopodiché, però, in molti si perdono per strada.

 

L’11 Settembre? Solo a New York

Solo 6 su 10, ad esempio, ricordano che l'unica nazione colpita in quel giorno fu l'America (gli altri ricordano di attacchi in giro per il mondo o preferiscono tacere). Meno di 1 su 2, invece, sa che venne interessato anche il Pentagono, mentre il 19% parla di un attentato alla Casa Bianca, con il 25% del campione che non è al corrente di altri obiettivi colpiti.

 

Quel giorno c’era anche l’Isis

Sempre una minoranza (41%) dimostra di sapere che dietro l'attacco a uno dei simboli dell'Occidente ci fu la mano di Al-Qaeda; circa 1 su 4 si confonde e attribuisce la responsabilità all'Isis; più di 1 su 5, forse influenzato dai fatti delle ultime settimane, risponde i talebani.

 

La reazione: guerra in Afghanistan o in Iraq? 

Così come solamente il 44% sa che la diretta conseguenza dell'11 settembre fu la guerra in Afghanistan; tantissimi (19%) indicano la guerra in Iraq (iniziata un paio d'anni dopo); il 22% dice addirittura che dopo gli attentati ci fu una sommossa popolare in America.

 

Il Presidente? Obama

Poco più della metà (51%), infine, riesce a dire chi fosse in quel momento il Presidente degli Stati Uniti, ovvero George W. Bush; un'ampia fetta del campione (24%) pensa fosse Barack Obama (eletto nel 2009); il 16% Clinton (il cui mandato finì all'inizio di quell'anno).

 

Meno male che c’è la famiglia

Facendo un bilancio, dunque, solo il 50% degli under 20 ha in mano tutti gli strumenti per comprendere la portata di un evento del genere. Chi li ha aiutati a farlo? Più la famiglia che la scuola. Perché, complessivamente, 1 ragazzo su 3 non ha mai parlato dell'11 settembre in classe (e un altro 22% lo ha fatto al di fuori delle lezioni). Mentre quasi il 90% ha ricevuto perlomeno gli input di base da genitori e parenti.

 

Tutti vogliono parlarne a scuola

Eppure il 95% ritiene importante ricordare costantemente un episodio così centrale per la storia del XXI secolo, con tutto quello che gli gira attorno, proprio a scuola. Per questo, praticamente la totalità degli studenti spinge affinché l'11 settembre entri ufficialmente nei programmi, pur consapevoli del rischio di avere un quadro parziale della situazione essendo passato troppo poco tempo (lo dice un buon 40%). Ma se non si inizia mai il ricordo rischia di sbiadire.

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