Come ottenere la clemenza

Grazia, chi può ottenerla e chi decide: regole, costi e curiosità sull'istituto giuridico

Dal significato giuridico all'iter della domanda, fino ai poteri del Presidente della Repubblica e ai casi più discussi: guida completa al provvedimento di clemenza

25 Set 2025 - 09:02
 © Gemini

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha recentemente concesso la grazia a quattro detenuti. La notizia ha riportato l'attenzione su un istituto che la Costituzione affida al Capo dello Stato ma che, ancora oggi, suscita domande e curiosità. Che cos'è la grazia, chi può chiederla, come si presenta la domanda, se il Presidente può concederla di propria iniziativa, quali effetti produce e quali costi comporta. Una guida per capire in modo chiaro regole e limiti del provvedimento di clemenza.

Cos'è la grazia e cosa prevede la Costituzione

 La grazia è un atto di clemenza individuale con cui il Presidente della Repubblica condona in tutto o in parte la pena inflitta a un condannato, oppure la commuta in una pena diversa. Non estingue automaticamente le pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici, a meno che il decreto non lo disponga espressamente.
Si tratta di un istituto con una funzione umanitaria: temperare la rigidità del diritto penale in casi particolari, favorendo il reinserimento sociale. La base costituzionale è l'articolo 87 della Carta, che attribuisce al Capo dello Stato il potere di concedere la grazia e commutare le pene. Tuttavia, l'articolo 89 stabilisce che nessun atto del Presidente è valido senza la controfirma di un ministro, in questo caso il Guardasigilli, che ne assume la responsabilità politica.

I soggetti legittimati
La domanda di grazia è diretta al Presidente della Repubblica ma deve essere presentata al Ministero della Giustizia. Possono farlo il condannato, un prossimo congiunto, il convivente, il tutore o l'avvocato difensore. Se la persona è detenuta o internata, la richiesta può essere depositata anche presso il magistrato di sorveglianza.

L'iter istruttorio e le tempistiche
Il magistrato di sorveglianza, quando coinvolto, raccoglie informazioni sulla condotta e sulla situazione del detenuto, trasmettendo un parere motivato al Ministero. Quest'ultimo esamina l'istanza e la sottopone al Capo dello Stato. L'iter non ha una durata prestabilita e può richiedere mesi, anche in ragione delle verifiche necessarie.
Il decreto di concessione richiede la firma del Presidente e la controfirma del Ministro della Giustizia. La Corte costituzionale ha chiarito che, pur essendo coinvolto il governo, la decisione resta un atto sostanzialmente presidenziale.

Il ruolo del Presidente della Repubblica e i poteri discrezionali

 La prassi prevede che la grazia sia concessa su istanza formale. Alcuni studiosi hanno discusso la possibilità che il Presidente agisca d'ufficio, ma in realtà non si registrano casi documentati di concessione spontanea. La sentenza n. 200 del 2006 della Corte costituzionale ha ribadito che il provvedimento è attribuito in via propria al Capo dello Stato, che non è vincolato al parere del Ministro. In caso di disaccordo, tuttavia, l'atto necessita comunque della controfirma per essere valido, il che rende la grazia un istituto "duale", in cui si intrecciano la responsabilità politica del Governo e la prerogativa presidenziale.

Quanto costa presentare la domanda

 L'istanza di grazia è gratuita. Non sono previsti diritti di segreteria né spese a carico del richiedente. È necessario presentare la documentazione utile – dati anagrafici, motivazioni, eventuali certificazioni – ma l'iter non comporta oneri economici specifici.

Effetti e limiti del provvedimento

 La grazia può estinguere o ridurre la pena principale o trasformarla in un'altra sanzione. Le pene accessorie e gli altri effetti della condanna restano in vigore, salvo esplicita menzione nel decreto presidenziale. Il provvedimento non cancella la condanna dal casellario giudiziale né elimina gli effetti penali di carattere permanente. Può essere concesso con condizioni - ad esempio legate alla condotta futura del beneficiario - e, in alcuni casi, è stato oggetto di controversie e ricorsi, a dimostrazione che non si tratta di un atto totalmente insindacabile.

Curiosità e casi storici più discussi

 Negli anni, diversi provvedimenti di grazia hanno segnato la storia repubblicana, assumendo talvolta un valore politico oltre che giuridico:

  • Concessioni cumulative: Luigi Einaudi firmò 479 decreti che riguardarono oltre 15.000 persone, mentre Giovanni Gronchi ne firmò 659 per più di 4.700 individui.
  • Presidenza Ciampi: Carlo Azeglio Ciampi concesse 25 grazie individuali su 72 provvedimenti totali, tra i quali rientrò anche Ovidio Bompressi, ex militante di Lotta Continua, liberato per motivi di salute.
  • Il caso Sofri: numerose richieste di grazia furono avanzate per Adriano Sofri, condannato per l'omicidio del commissario Calabresi, ma non furono mai accolte.
  • Anni Ottanta: l'ex ministro Mario Tanassi, coinvolto nello scandalo Lockheed e condannato per corruzione, ottenne la grazia dal Presidente Francesco Cossiga per motivi di salute.
  • Era Mattarella: durante la sua presidenza, alcuni provvedimenti hanno destato forte attenzione mediatica. Tra questi, la grazia concessa a Gabriele Finotello, che aveva ucciso il padre dopo anni di maltrattamenti in famiglia, e a Massimo Zen, guardia giurata che aveva sparato a un ladro in fuga dopo un assalto a un bancomat. Sempre Mattarella ha firmato la grazia per due donne condannate per reati comuni: Patrizia Attinà, coinvolta in vicende di estorsione, e Ancuta Strimbu, condannata per stupefacenti.

Questi episodi mostrano come la grazia, pur restando un atto giuridico eccezionale, abbia spesso avuto un impatto significativo nel dibattito pubblico e politico.

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