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Tumori, agrumi nel mirino: consumo quotidiano aumenta il rischio di melanoma

Fa discutere uno studio americano, condotto su oltre 100mila pazienti, che mette sotto accusa una sostanza che risponde agli stimoli dei raggi ultravioletti

arancio, frutta, agrumi
dal-web

Considerati da sempre pilastro di buona salute, gli agrumi finiscono per la prima volta sul banco degli "indiziati".

Uno studio della prestigiosa Brown University ha infatti individuato un possibile legame tra il consumo quotidiano di arance e pompelmi e un aumento del 36% del rischio di sviluppare melanoma, il tumore della pelle più pericoloso. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista

Journal of Clinical Oncology

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Tumori, agrumi nel mirino: consumo quotidiano aumenta il rischio di melanoma

Il pericolo di un succo al giorno

- La ricerca condotta dalla Warren Alpert Medical School, ha preso in esame oltre 100mila americani - 63.810 infermiere e 41.622 maschi professionisti sanitari - scoprendo un'associazione inattesa: 1.840 partecipanti hanno sviluppato melanoma nel corso dei test. I volontari che consumavano una porzione di agrumi o di succo di agrumi volte al giorno hanno evidenziato rischi di melanoma più alti addirittura del 36%, rispetto a chi mangiava questi frutti meno di due volte a settimana. Una porzione di agrumi viene considerata equivalente a un'arancia, mezzo pompelmo o un bicchiere di succo.

Colpa di una sostanza fotoattiva

- Secondo gli scienziati la "colpa" sarebbe di una sostanza, detta furocoumarins, largamente contenuta negli agrumi. Si tratta di un ingrediente fotoattivo che innesca un meccanismo di difesa per i frutti, rispondendo intensamente agli stimoli dei raggi ultravioletti. La pelle di chi consuma grandi quantità di 'furocoumarins' diventerebbe così estremamente più sensibile all'esposizione al sole.

Niente panico: è tutto da confermare

- Lo studio ha scatenato molte polemiche, spaccando in due il mondo scientifico. In virtù di questa situazione, l'associazione americana Clinical Oncology ha precisato che i dati devono essere confermati ulteriormente prima di ipotizzare qualunque tipo di raccomandazione alimentare.