Secondo due ricerche dell'Istituto europeo di oncologia, l'allattamento non aumenta il rischio di recidiva o l'insorgenza di un nuovo cancro all'altra mammella
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Le donne che hanno superato un tumore al seno possono allattare senza il timore che ciò aumenti il rischio di recidiva o dell'insorgenza di una nuova neoplasia all'altra mammella.
Sono le conclusioni a cui sono giunti due studi dell'Istituto Europeo di Oncologia pubblicati sulle riviste Journal of the National Cancer Institute e Journal of Clinical Oncology. "Il nostro studio lancia alle donne un messaggio chiaro: chi lo desidera, può allattare al seno senza paura di compromettere in qualche modo gli esiti della terapia oncologica o di aumentare le probabilità che la malattia si ripresenti", afferma Fedro Peccatori, direttore dell'Unità Fertilità e Procreazione dello Istituto europeo di oncologia.
L'allattamento è parte del progetto maternità, tuttavia fino a oggi non era del tutto chiaro se i cambiamenti ormonali a esso legati possano favorire la comparsa di recidive. I due studi hanno smentito questa ipotesi. La ricerca apparsa sul Journal of the National Cancer Institute ha analizzato i dati di 4.372 pazienti operate di tumore al seno, portatrici di una variante genetica BRCA 1 o 2. La seconda ha coinvolto oltre 300 partecipanti. In entrambi i casi è stato escluso ogni legame tra allattamento e recidive. Inoltre, nel caso delle donne operate per carcinoma mammario ormono-responsivo, lo studio ha mostrato che si può interrompere la terapia endocrina adiuvante per diventare mamme senza aumentare il rischio di recidiva. Non solo: "Possiamo affermare che l'allattamento dalla sola mammella che non ha subìto l'intervento non solo è possibile, ma è del tutto equivalente a quello bilaterale", aggiunge Peccatori. "Molte donne pensano che una sola mammella produca la metà del nutrimento necessario al neonato, ma non è così. La quantità di latte dipende da quanto spesso e quanto a lungo la mamma attacca al seno il suo bambino".