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Covid in calo ma tornano influenza e virus respiratori: picchi fuori stagione

Ricompare il virus sinciziale, il respondabile delle bronchioliti: secondo uno studio spagnolo dell'Istituto Carlos III, a metà maggio la positività è salita al 4% mentre la settimana prima era del 2%

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-afp

E' stato un inverno anomalo, senza la consueta epidemia di influenza negli adulti e con la quasi totale assenza della bronchiolite per i più piccoli: "merito" della pandemia, restrizioni sociali e misure anti Covid, come mascherina e distanziamento, hanno impedito picchi di contagi. Ora però, qualcosa sta cambiando: allentando le consuete misure di protezione e controllo individuali alcuni virus stagionali sono ricomparsi. Soprattutto il virus sinciziale, che infiamma i bronchioli dei più piccoli e può portare anche a ricoveri pediatrici. 

Causa tra il 70% e l'80% delle bronchioliti nei bambini, compare solitamente a settembre e ottobre e raggiunge il suo picco a dicembre. Secondo i rapporti di sorveglianza epidemiologica dell'Istituto Carlos III, a metà maggio, la positività per questo virus è salita al 4% mentre la settimana prima era del 2%.

 

Dopo di lui tocca all'influenza e poi, dopo i peggiori mesi invernali, aumenta la presenza di adenovirus, metapneumovirus, paramixovirus e altri coronavirus, in estate infine si manifesta anche l'enterovirus. Tuttavia, questo inverno, la National Epidemiological Surveillance Network ha rilevato un numero molto scarso di infezioni differenti dal Covid arrivando a stimare un record negativo di infetti per altri virus fatta eccezione per il rinovirus, che comunque ha registrato pochissimi casi. 

 

Pere Soler, primario di Malattie Infettive Pediatriche presso l'Ospedale Vall d'Hebron di Barcellona, spiega l'incidenza dei virus respiratori fuori stagione: "In Catalogna, la rete di sorveglianza ospedaliera ha registrato un graduale aumento dei casi da marzo, raggiungendo quasi 150 positivi nella settimana dal 17 al 23 maggio". Anche se le cifre sono ancora lontane dai dati del 2019, quando a fine dicembre si erano raggiunti 400 casi settimanali, si evidenzia una strana inversione di tendenza: la pandemia ha capovolto il normale ciclo dei virus respiratori.

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