LA NORMA CONTESTATA

Arriva la "tassa" sulle sperimentazioni animali: gli scienziati insorgono

Lo prevede un decreto del ministero della Salute ma alcune società scientifiche non ci stanno e parlano di "ulteriore ostacolo per lo svolgimento delle ricerche indipendenti"

06 Ago 2019 - 17:17
 © ansa

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Arriva una "tassa" sulle sperimentazioni animali. E' quanto prevede un decreto del ministero della Salute riguardante "le autorizzazioni relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici". La nuova tassazione è però contestata da varie società scientifiche, che parlano di "ulteriore ostacolo per lo svolgimento delle ricerche indipendenti" nel settore pubblico.

La società scientifica e la moratoria - Il decreto del ministero della Salute n.173 è stato pubblicato in Gazzetta il 25 luglio. Ma spono 6 le società scientifiche (Società italiana di farmacologia, tossicologia, Neurologia, Neuroscienze, Fisiologia, Immunologia Clinica e Allergologia) che si oppongono e chiedono una moratoria nell'applicazione del decreto del ministero della Salute. Alle sei società si unisce il presidente dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, con una lettera inviata ai ministri della Salute, Economia e Istruzione, Università e Ricerca. Si rischia, affermano, uno stop alla ricerca pubblica.

I rischi per la ricerca - Secondo quanto spiegato dalle stesse società, "in un contesto di riduzione progressiva dei finanziamenti pubblici alla ricerca che ha portato il nostro Paese ad uno degli ultimi posti a livello Europeo,  la richiesta di provvedere ad un pagamento anticipato per una prestazione ministeriale in ottemperamento ad un obbligo di legge, viene percepita dai ricercatori come un ulteriore aggravio economico e amministrativo allo svolgimento delle loro ricerche indipendenti". 

Il mancato preavviso - È noto dal 2014, spiegano ancora, che una tariffazione sulla sperimentazione animale sarebbe stata imposta. Tuttavia pare che il decreto sia stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale "senza una preventiva e adeguata attività di trasmissione/diffusione, cogliendo quindi impreparate alla sua ricezione le amministrazioni pubbliche preposte alla sua attuazione". 

Le differenti tipologie di ricerca - Le società si chiedono inoltre perché "nella prefigurazione dell'entità delle tariffe e delle procedure amministrative per il loro pagamento, non sia stato possibile da parte del ministero della Ricerca concertare con il ministero della Salute una differenziazione delle tariffe stesse sulla base della tipologia di ricerca considerando separatamente le ricerche indipendenti finanziate con fondi Europei, ministeriali, Regionali e di Fondazioni no profit e quelle legate alla ricerca profit effettuate da Compagnie Farmaceutiche".

Finanziamenti a rischio - Nella lettera al governo, i ricercatori sottolineano anche che "le amministrazioni degli Atenei e degli Enti di Ricerca non potranno anticipare i pagamenti rispetto all'erogazione dei fondi" per i progetti di ricerca stessi. Dunque, "la prevedibile conseguenza sarà non solo quella di immobilizzare o ritardare lo svolgimento delle ricerche finanziate ma anche di mettere a rischio l'ottenimento di finanziamenti da parte di organismi erogatori".

I motivi della moratoria - Per questo, le società scientifiche chiedono una moratoria nell'applicazione del decreto "fino a che non siano stati identificati percorsi amministrativo-contabili che assicurino di non incorrere in errori sanzionabili nell'ottemperare il pagamento delle tariffe determinate per il rilascio delle autorizzazioni, ma anche per le altre voci. Una moratoria potrebbe anche permettere - concludono - un confronto sereno sulla possibilità di differenziare l'onere tariffario in funzione della finalità della ricerca".

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