A Tgcom24 la consulenza della dottoressa Nicoletta Bazzoni, endocrinologa di Humanitas Mater Domini di Castellanza (VA)
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Le principali fonti di iodio sono l'acqua e gli alimenti. Al contrario, lo iodio inalato (per esempio, in prossimità del mare) rappresenta una quota minima del nostro fabbisogno. Nel nostro corpo lo iodio viene assorbito e trasportato ai vari organi. L'organo che principalmente è in grado di captare lo iodio è la tiroide che lo utilizza per la sintesi degli ormoni tiroidei T3 e T4. Pertanto, un adeguato apporto di iodio è essenziale per la normale funzione tiroidea che, a sua volta, è indispensabile per il regolare sviluppo somatico e del sistema nervoso centrale sia in epoca prenatale sia durante tutto il periodo della crescita. Gli ormoni tiroidei, inoltre, sono fondamentali per il controllo della temperatura corporea, del metabolismo di zuccheri, grassi e proteine, del metabolismo basale e della normale struttura ossea. Lo iodio viene eliminato dall’organismo in massima parte per via renale. Quando si parla di patologie della tiroide, va quindi posta una particolare attenzione all’alimentazione. Ne parliamo con la dottoressa Nicoletta Bazzoni, endocrinologa di Humanitas Mater Domini di Castellanza
Dottoressa Bazzoni, lo iodio fa bene alla tiroide?
Sìcuramente! L'attività della tiroide è regolata dall’ormone TSH che aumenta l’assorbimento dello iodio da parte della tiroide, necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei. Un corretto apporto di iodio evita carenze che possono determinare aumento di volume della tiroide (gozzo) e ipotirodismo.
Qual è il fabbisogno giornaliero di iodio?
La dose giornaliera di iodio consigliata per una persona adulta è 150 microgrammi. Nelle donne in gravidanza e durante l’allattamento, invece, può raggiungere i 220-290 microgrammi al giorno.
In quali alimenti si trova lo iodio?
Gli alimenti più ricchi di iodio sono il pesce (in particolare i crostacei, i molluschi di mare), le alghe, le uova, i cereali e il latte vaccino. Per quanto riguarda la frutta e verdura, le quantità di iodio in esse contenute variano secondo la presenza di iodio nel terreno in cui sono coltivate, i fertilizzanti usati e le modalità di irrigazione. Spesso i quantitativi di iodio assunti non bastano però a soddisfare i fabbisogni dell’organismo. Ecco perché il consiglio è integrare la dieta anche con il sale iodato (a crudo, poiché il calore distrugge lo iodio). Il motto quindi è il seguente: Poco sale, ma iodato
Quali sono le conseguenze di una carenza di iodio?
La carenza di iodio influisce sulla crescita e sullo sviluppo. In gravidanza, inoltre, può essere causa di aborti e anomalie congenite. Nell'età neonatale e infantile può determinare aumento della mortalità, gozzo e quadro di ipotirodismo con conseguente alterato sviluppo psico motorio e mentale fino al cretinismo (fortunatamente ora molto raro). Negli adulti la carenza di iodio è tra le cause dell’ipotiroidismo, spesso associato a gozzo. La carenza cronica di iodio può aumentare il rischio di tumore follicolare alla tiroide.
Quali conseguenze di un eccesso di iodio?
Anche un eccesso di iodio può essere causa di gozzo e ipotirodismo o più frequentemente può determinare iperattività della tiroide (ipertiroidismo). Nel caso di ipertiroidismo, occorre limitare i cibi ricchi di iodio e l’assunzione di farmaci e integratori che lo contengono. Considerando che l’ipertiroidismo può indebolire la struttura ossea, il consiglio è di tenere sotto controllo anche possibili carenze di calcio e vitamina D, aumentando il consumo di alimenti come latte e latticini (ricchi di calcio).