Dalla recitazione alla musica, la giovane attrice romana inaugura una nuova fase della sua carriera con due brani che esplorano emozioni intime e il legame speciale con suo fratello.
Lea Gavino, giovane attrice romana nota al pubblico per aver preso parte all’acclamata serie tv “Skam Italia” e a importanti film, fa il suo esordio in musica con i brani “Mondo Fiorito” e “Figli”, fuori dal 10 ottobre, che segnano anche il suo debutto con LaTarma Records. Due canzoni che mostrano due lati diversi e complementari della giovane artista: da un lato la delicatezza e la consapevolezza di Mondo Fiorito, dall’altro la tenerezza e la complicità familiare di Figli, brano che racconta il legame speciale con suo fratello. È attraverso queste due tracce che Lea apre al mondo il suo “giardino segreto”, trovando nella musica il linguaggio più autentico per raccontarsi. L’abbiamo incontrata per parlare di questo debutto e del suo modo delicato e autentico di raccontarsi attraverso la musica.
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Ciao Lea, piacere di conoscerti! Ti abbiamo vista sullo schermo come attrice, ora ti incontriamo in una veste nuova, quella di cantautrice. Come ti senti in questo momento della tua vita?
Beh, direi che sto vivendo un momento bellissimo. Mi sento come sui blocchi di partenza, pronta a partire e piena di entusiasmo. È un periodo diverso, in cui mi percepisco più grande, più cresciuta, più capace di credere nei miei obiettivi — cosa che in passato mi riusciva un po’ difficile. Ora ho più consapevolezza, meno paura di perdere. Mi sento in movimento, viva, e questo mi piace molto.
Come nasce la tua passione per la musica? È qualcosa che hai scoperto di recente o che ti accompagna da sempre?
È una passione che coltivo da sempre. Ho iniziato a studiare musica da piccolissima, con il pianoforte classico. Poi, verso la fine del liceo, ho cominciato a scrivere e da allora non ho mai smesso. All’inizio era qualcosa di molto privato, un rifugio per sfogare i miei turbamenti o le mie delusioni. Non sentivo il bisogno di condividerlo, era un dialogo intimo tra me e la musica. Con il tempo, però, è arrivata la maturità e con essa anche qualcosa di positivo nella scrittura. E lì ho sentito il desiderio di condividere, di far uscire quel mondo.
Hai descritto la musica come un “giardino segreto”. Come lo immagini?
È un giardino assolato, ma anche attraversato da un vento freddo. È pieno di piante diverse, alcune rigogliose, altre più delicate. È un luogo dove tutto cresce con i propri tempi, e che ho custodito per anni solo per me.
C’è stato un momento preciso in cui hai sentito il bisogno di aprire quel giardino e condividerlo?
Sì, più o meno un anno fa, quando ho comprato il mio primo pianoforte. Avevo sempre suonato quello di casa dei miei, o una pianola nelle case successive, ma nella casa di adesso ho deciso di portarne uno mio, scelto da me. Nel momento in cui questo pianoforte è entrato in casa, ho sentito un’energia fortissima e una grandissima commozione, come se mi fossi ritrovata. Era come se quell’oggetto rappresentasse qualcosa di viscerale per me, e quella casa non fosse davvero casa mia finché quel pianoforte non ci fosse stato. Da lì ho sentito che era arrivato il momento.
Rispetto al tuo lavoro di attrice, nella musica puoi usare le tue parole. Che sensazione provi a esprimerti senza filtri?
È una sensazione liberatoria. Nella recitazione interpreto le parole degli altri, ma sentivo il bisogno di aprire la bocca e dire le mie. Con la musica posso farlo: posso raccontarmi davvero, senza filtri. È un passaggio da una relazione “a due”, molto privata, a qualcosa di condiviso. Ora immagino la mia musica come un abbraccio collettivo, un’energia che si espande.
Cosa speri che arrivi alle persone attraverso le tue canzoni?
Mi piacerebbe che a ognuno arrivasse qualcosa di diverso. Non credo che una canzone debba avere un solo significato, quello dell’autore. Vorrei che fossero le storie di chi ascolta a dare un senso nuovo alle mie parole, che ogni persona la faccia un po’ sua.
Hai unito due mondi, quello del cinema e quello della musica. Cosa hai imparato dall’uno e cosa ti ha insegnato l’altro?
Penso che il cinema sia un’arte molto musicale. Ci sono tempi, pause, ritmi. Una battuta deve “suonare” bene, e anche l’interazione con l’altro attore ha una sua musicalità. Io ho sempre vissuto la recitazione in modo musicale. Al contrario, la recitazione mi ha insegnato a stare nel momento presente, nel qui e ora. Quando canto, provo a essere nel “lì e allora”: tornare al momento in cui quella canzone è nata, per riviverla davvero.
Parliamo di “Mondo Fiorito”. Com’è nato questo brano?
È nato dopo una storia che non saprei nemmeno chiamare storia, ma che mi ha lasciato una serenità nuova. Non mi era mai capitato di concludere qualcosa con dolcezza, dicendo: “Ti voglio bene, spero che il tuo mondo continui a fiorire anche senza di me”. Quando ho provato quella sensazione, ho sentito il bisogno di scriverla. Mondo Fiorito parla proprio di questo: di lasciar andare con amore, di continuare a fiorire nonostante tutto.
È anche un inno all’amor proprio…
Sì, assolutamente. Fin da piccola ho sempre creduto che bisogna lasciarsi fiorire, non sabotare i momenti di crescita anche se fanno male. Spesso evolvere significa attraversare una crisi, ma bisogna permettere ai propri fiori di sbocciare, anche se pungono un po’.
Come vivi i sentimenti?
Li vivo in modo molto romantico, romanzato, a volte persino folle. Non riesco a essere troppo realista o pragmatica. Per me l’amore deve restare un po’ su un piano di non-realtà, deve mantenere la sua parte di fantasia. Quando entra troppa concretezza, perde magia.
In “Figli” invece racconti il legame con tuo fratello. Che rapporto avete oggi?
Lo stesso di sempre. Guardando vecchi video ho notato che, pur crescendo, il nostro modo di relazionarci non è mai cambiato. Lui è più razionale, io più istintiva: ci completiamo. Non lo vivo come un fratello minore, ma come un gemello. A volte sono io quella più piccola, altre lui.
Entrambi siete attori, vi confrontate mai sul vostro lavoro?
Sì, su tutto. Condividiamo passioni, consigli, pensieri. È bellissimo parlare con qualcuno che ti capisce fino in fondo. Condividiamo lo stesso linguaggio emotivo, perché veniamo dallo stesso luogo, dallo stesso sangue, dalla stessa casa. È qualcosa che pochissimi possono capire davvero. Per me questa è la cosa più speciale che può esistere.
Ti piacerebbe un giorno lavorare insieme a lui in un progetto artistico?
Tantissimo! Ci piacerebbe molto, ma non so se poi riusciremmo davvero a realizzarlo, perché ogni volta che proviamo a fare un progetto insieme finiamo per ridere fino alle lacrime.
Guardando indietro, che consiglio daresti alla Lea di qualche anno fa?
Nessuno. Non vorrei cambiare niente. Le direi solo che è sulla strada giusta e di non preoccuparsi. Non mi pento di aver aspettato: credo che la fretta non faccia bene. Bisogna dare tempo alle piante di crescere forti, abbastanza da saper dire di no e sì alle cose giuste. La musica e la scrittura sono intime, vanno difese. E per farlo servono le persone giuste attorno.
E guardando al futuro?
Una volta qualcuno mi ha detto che “il futuro è adesso”. È vero. Il mio sogno lo sto già vivendo: sto facendo musica, mi sto esprimendo, sono serena. Tutto quello che verrà, arriverà al momento giusto.
di Alessia Lovato