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Giordano Casiraghi presenta il nuovo libro "Cose dell'altro suono"

Ospite a Popular lo scrittore, giornalista e critico musicale

Dall’arrivo del rock‘n roll in Italia ai concerti dei Beatles al Velodromo Vigorelli di Milano, agli anni 70, con la fondamentale figura di Demetrio Stratos, prima cantante dei Ribelli, poi degli Area, stroncato da un male incurabile a soli 34 anni, passando per Franco Battiato dal suo periodo sperimentale degli anni 70 fino ai 90 del geniale “Gommalacca”. Questo è molto altro in “Cose dell’Altro Suono”, il nuovo libro di Giordano Cariraghi, pubblicato dalla casa editrice Arcana. 

Casiraghi è una figura poliedrica: scrittore, giornalista, critico musicale, conduttore radiofonico e testimone in prima persona di fatti ed aneddoti, che ha avuto il privilegio di vivere da vicino.  Per portare a temine il volume, con scrupolo certosino, Giordano ha raccolto testimonianze, emozioni e ricordi di decenni di storia della musica italiana e dei suoi protagonisti. E’ un piacere ospitare Giordano a “Popular” per parlare con lui del suono nuovo volume.  

 

Dopo "Anni 70 Generazione Rock" e "Che Musica a Milano" un altro libro, di che si tratta?

È un percorso generazionale. Parte dagli anni ’50 e si conclude nei ’90. Ho scelto alcuni avvenimenti o personaggi che mi hanno coinvolto particolarmente. Sono partito con un’anteprima Jazz chiamando in causa l’esperienza della Milan College Jazz Society che ha furoreggiato sui palchi italiani per oltre un decennio. Nel caso ho incontrato a più riprese due dei componenti più rappresentativi del gruppo, ovvero Carlo Bagnoli e Paolo Tomelleri che mi hanno raccontato un mondo che non ho certo frequentato: loro suonavano quando ancora non ero nato. Sempre negli anni Cinquanta, precisamente il 18 maggio 1957, al palazzo del Ghiaccio di Milano prende il via il rock italiano con in testa Adriano Celentano accompagnato, tra gli altri, da Enzo Jannacci. Per questo capitolo ho interpellato vari artisti che quella volta c’erano, come Jack La Cayenne e Clem Sacco. Negli anni Sessanta invece sono due gli episodi che ho voluto approfondire, le tournée italiane di Beatles (1965) e Jimi Hendrix (1968). Anche qui tantissimi i contributi che ho raccolto con interviste, preferibilmente raccolte di persona, poche telefoniche. C’è per esempio Michele Bovi che si trova a suonare prima di Hendrix, infatti era al sax nel complesso di Pierfranco Colonna che apriva i concerti nelle date romane. Bovi diventerà poi giornalista e dirigente Rai inventando programmi ormai storici come Techetecheté e Eventi Pop.  

 

Arriviamo ai Settanta e qui cominciano storie che magari hai vissuto direttamente...

Infatti. Ho sempre prestato attenzione a quel decennio, certamente perché è quello dove comincio ad appassionarmi alla musica e tra le prime canzoni che mi catturano ci sono quelle di Claudio Rocchi a cui ho dedicato un capitolo. Credo sia la prima volta che venga reso omaggio a questo grande artista con tante pagine dove chi l’ha conosciuto racconta cose che lo riguardano. Ci sono Mauro Pagani, Paolo Tofani e tanti altri, per esempio Massimo Villa che ho avuto la fortuna di conoscere. Anche lui come Claudio faceva trasmissioni a "Per voi giovani" dalle frequenze Rai Radio 2. Io l’ascoltavo e ho voluto ringraziare nel libro mio zio Silvio che regalandomi una radiolina mi ha permesso di ascoltare una musica che non sapevo esistesse. Sì, perché noi di quella generazione la musica siamo andati a cercarla, a coltivarla. È così che abbiamo scoperto i cantautori, la musica progressiva e quella cosmica dei gruppi tedeschi, quindi il Jazz Rock e poi arrivano gli Ottanta.

 

Nel libro ci sono due capitoli particolarmente originali, uno dedicato a John Cage e l’altro a Karlheinz Stockhausen, come mai? 

Rappresentano i due massimi compositori contemporanei del secolo scorso. In una radio libera negli anni Settanta avevo una trasmissione dal titolo "Musica elettronica e contemporanea". Mettevo dischi che oggi è impensabile sentire per radio. Ho perfino messo in onda "Il silenzio" di John Cage e una volta, mentre andava un lungo brano di Stockhausen arriva in radio trafelato il tecnico della radio. Lo avevano avvertito che la radio era rotta, perché si sentivano rumori più che suoni. Sia di Cage che di Stockhausen ho inserito nel libro un’intervista che avevo realizzato, quella di Cage pressoché inedita.  

 

Siamo nel 1979 quando scompare il cantante degli Area. L’hai conosciuto Demetrio Stratos? 

A lui dedico un capitolo molto ricco. Ho interpellato molte persone, fino a scoprire gli artisti coi quali ha iniziato il suo percorso artistico. Li ho trovati e ognuno racconta un Demetrio inedito, poi parlano di lui i componenti degli Area, da Tofani a Fariselli, ma anche Leandro gaetano che faceva parte della formazione in embrione. Ne parla anche Patrick Djivas che dagli Area si è spostato alla PFM. Demetrio farà il suo ultimo concerto alla Villa Reale di Monza il 30 marzo 1979. Io sono là, gli scatto qualche foto e dopo il concerto gli faccio una breve intervista che viene pubblicata sul mensile «Re Nudo». L’anno scorso lo abbiamo ricordato al palazzo della Borsa a Milano con una serata ricca di ospiti dove abbiamo proiettato immagini inedite oltre al filmato del concerto all’Arena, il giorno dopo la sua scomparsa.  

 

Saltiamo agli Ottanta e qui incontriamo Freak Antoni che nel capitolo a lui dedicato afferma che "Non c’è gusto ad essere intelligenti in Italia"  

Ho ben conosciuto Antoni. L’ho incontrato più volte e proprio la prima intervista per il libro "Che musica a Milano" l’ho fatta a lui, a Bologna, nella città dove viveva. L’ho incontrato la prima volta nel 1978, quando era con gli Skiantos insieme a Stefano Cavedoni e Andrea Setti, gli altri due front man del gruppo. Ho interpellato loro e tanti altri, come Alessandra Mostacci che lo accompagnava nelle sue performance di poesia e musica contemporanea. Insieme sono andati a vedere Stockhausen. Ho fatto raccontare a Silvia Annicchiarico di quella volta che ha fatto un servizio su di loro a «L’Altra domenica» di Renzo Arbore.  

 

Una curiosità: perché ogni capitolo si apre con frasi tratte da libri? 

Frasi che non necessariamente hanno un nesso con il contenuto del capitolo che segue. Le ho voluto inserire per creare uno stacco, ma anche per introdurre storie che non parlano di musica ma anche di vita. 

 

Ogni capitolo si apre con una doppia pagina fotografica. Dove hai trovato il materiale? 

Un materiale prezioso, in parte inedito, offertomi da fotografi di alto profilo. Due di loro provengono dal mondo Cramps, avendo lavorato con il creativo e discografico Gianni Sassi. Si tratta di Fabio Emilio Simion e Germano Casone. Un onore averli nel libro e questo vale anche per le foto Attilio Tripodi per la Milan College Jazz Society, quelle di Livio Macchia dei Camaleonti per i Beatles e di Fabio Minotti per Demetrio Stratos e Claudio Rocchi.   

 

Infine un capitolo su Battiato

Già, il mio artista preferito di sempre. Avevo pronto un capitolo ricco di contributi, ma poi ho preferito scriverne uno apposta, diverso da tutti gli altri, passando in rassegna i suoi album, da "Fetus" a "Gommalacca".  

 

E adesso? 

Mi piacerebbe riprendere le trasmissioni a Radio Popolare interrotte per il Covid. Avevo sempre ospiti in studio, ma se ne parla per dopo l’estate, nel frattempo ho un altro paio di progetti editoriali che spero di poter portare a conclusione.  

 

Questo libro è quindi uno strumento fondamentale per rivivere e conoscere ricordi e testimonianze, che abbracciano decenni di storia della nostra musica. Per i più giovani “Cose dell’Altro suono” pubblicato da Arcana, consente di aprire gli orizzonti sul passato e scoprire quanto esso sia ancora “moderno”.  

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