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Cleo Fariselli si racconta tra arte e performance

Popular intervista la giovane artista

Cleo Fariselli si racconta tra arte e performance - foto 1
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E' per noi un piacere ospitare a "Popular" questa settimana Cleo Fariselli, un'artista giovane che negli anni ha maturato numerose esperienze, forte di una grande passione per il suo lavoro.

Dopo aver studiato teatro, Cleo si è laureata all'Accademia di Brera nel 2007 a Milano, completando la sua formazione con artisti internazionali del calibro di Jimmie Durham, Liliana Moro, Rirkrit Tiravanija e The Otholit Group. Negli ultimi anni il suo talento artistico si è concentrato sulla scultura, muovendosi sperimentalmente ed ecletticamente verso una dimensione esperienziale. Le sue opere sono state esposte al Palazzo Reale di Milano, alla Biennale di Praga, al Museo Pecci di Prato ea Palazzo Fortuny nel 2017 per lo spettacolo Intuition, curato da Axel Vervoordt. Nel 2019, durante Miart, parteciperà al progetto In Pratica nella Collezione Giuseppe Iannaccone.

"Un interesse che parte da lontano - ci spiega - Nella mia famiglia c'è sempre stata una forte propensione artistica nel senso più ampio, abbiamo condiviso i nostri interessi. Sono nata nella musica, ho studiato musica da bambina, poi ho voluto cercare un mio percorso prima nel teatro, per poi approdare all'arte visiva, un ambito aperto alla multimedialità, nel quale ho potuto esprimere la mia natura eclettica".

Com'è per un giovane muoversi nel mondo dell'arte?
Ci vuole una passione feroce, quello dell'arte non è solo il "mestiere" più bello del mondo perché ti dà la possibilità di esprimerti nella massima libertà, ma è anche difficile, dal momento che, per riuscire in maniera compiuta, serve una grande spinta interiore. Specie quando si inizia si impongono una serie di "step"; sopravvivere e vivere di arte non è uno scherzo, bisogna seguire un percorso che è fatto di prove.

 

Come nascono le opere di Cleo Fariselli?
Dal rapporto di sfida con me stessa e di auto indagine in relazione al mondo, da uno sguardo rivolto all'interno verso i miei processi psichici. Amo spingermi in una zona di penombra della psiche, dove ci si mette a nudo: questo alimenta molto il mio lavoro. Coltivo uno sguardo che è rivolto al mio lato interiore ma anche all'esterno, cercando un punto di contatto tra ciò che accade in me e fuori di me. L'arte passa attraverso diversi canali ed è una materia molto sottile ed articolata.

 

Tue opere saranno inserite nella mostra di un nome importante dell'arte...
Giuseppe Ianaccone è uno straordinario collezionista, per me è sempre un grandissimo piacere collaborare con persone che nutrono una sincera passione per l'arte e che amano dare spazio ai giovani. Ciò che farò in questo mostra, sarà cercare di ripagare la passione con la passione, dando il massimo.

 

Poi ci sarà un'altra mostra molto importante...
Tra qualche settimana a Palazzo Fortuny a Venezia, avrò l'onore di partecipare a "FutuRuins", una grande mostra curata da Daniela Ferretti e da Dimitri Ozerkov direttore dell' Hermitage di San Pietroburgo. Vi saranno esposte fianco a fianco opere d'arte antica e contemporanea, in un percorso espositivo di altissimo livello; sarà una gioia farne parte.

 

La musica è uno degli aspetti del tuo percorso
La musica è forse l'arte che tocca le corde più profonde dell'uomo, in modo viscerale e imprevedibile. Certamente ha tuttora un ruolo importante nel mio percorso, rientrandovi in vari modi. Recentemente ho avuto il piacere di seguire la genesi di "100 Ghosts" il nuovo progetto discografico di mio padre per Warner Music Italia, per il quale ho curato l'artwork.

 

Nei giorni scorsi anche una performance con Patrizio a Torino
Sì, nei suggestivi spazi dell'ex Cimitero San Pietro in Vincoli a Torino. La performance si intitola "U." ed è "toccante" in ogni senso, essendo coinvolte sculture che vengono mostrate con un passaggio dalle mie mani a quelle del pubblico; una sorta di "messaggio" tra chi crea e chi fruisce dell'opera. Io e mio padre abbiamo lavorato in grande sintonia, completando ognuno il linguaggio dell'altro. Portavo avanti "U." dal 2012, da sola, poi un giorno accompagnando mio padre per un concerto a Londra, nacque l'idea della collaborazione. La sperimentammo insieme per la prima volta a Monte Sant'Angelo in Puglia, quando gli Area curarono l'edizione di "Festambiente Sud", di Legambiente. Fu un'esperienza di grande impatto, che decidemmo di continuare e che non vediamo l'ora di riproporre.