Ospite a Popular il pianista e compositore
di Giancarlo Bastianelli© Domenico Bresson
Sabato 19 marzo alle 17, al Museo Casa Menotti di Spoleto, appuntamento con il concerto di Arturo Stàlteri che presenterà brani del suo nuovo album "Spirit of the past", pubblicato da Felmay, che "racconta" quasi mezzo secolo di incontri, non solo artistici. Le 15 tracce contenute nel cd rappresentano un vero e proprio "diario di viaggio".
Arturo Stàlteri, nostro gradito ospite a "Popular", ci parla di come ha concepito un progetto così articolato ma nello stesso tempo molto fruibile all'ascoltatore, che vede il musicista, come scopriremo tra poco, anche in veste di cantante. "Essendo molto curioso in tutta la mia carriera ho lavorato con musicisti di estrazione diversa: dalla 'scuola romana' dei cantautori con Rino Gaetano, Amedeo Minghi e Grazia di Michele, al Prog, alla sperimentazione. Roberto Cacciapaglia mi colpì con il suo primo album 'Sonanze', per questo ho deciso di riproporre in 'Spirit of the Past' il Terzo Movimento dell'album. Fabio Liberatori, ex tastierista degli Stadio e ora della Reale Accademia di Musica, lo conobbi nel corso di una tournée di un altro cantautore romano: Mario Castelnuovo. Altro musicista con me nel disco è Carmine Capasso, giovane chitarrista attualmente nei Trip storica band progressive, che suona sitar in "Lady Ligeia". Grazia Di Michele ha reinterpretato "Canzone per Daria" contenuto nel primo album, 'Cliché', del 1978. Federica Torbidoni del Nino Rota Ensemble, con il suo flauto mi riporta invece alla mia estrazione classica", dice il pianista.
"Spirit O the Past" ti vede in un brano anche in veste di cantante
Antonello Venditti ha dialogato con me in "Figli del domani" una canzone che il cantautore romano scrisse nel 1974, e che ci fece ascoltare alla RCA, prima di inserirla nell'album "Quando verrà Natale". Insieme a questa canzone ascoltammo anche "Lo Stambecco Ferito", che fini nel suo successivo lavoro discografico "Lilly". Scrissi ad Antonello, dopo tanti anni che non lo sentivo, chiedendogli di partecipare al progetto; lui inizialmente disse: "ci sarò, ma non so in quale veste". Poi successivamente mi mandò delle "parti" cantate di questo brano, che parla di un dialogo tra padre e figlio. Cantando, sono tornato a fare una cosa che facevo di rado, ma sono soddisfatto. Io cantavo già nel primo disco dei Pierrot Lunaire, gruppo degli anni settante del quale ho fatto parte.
E' nel disco anche "Il cielo è Sempre più blu" di Rino Gaetano, dove tu suonavi un pianoforte che è rimasto nella mente di tutti
Si, in effetti è il brano più famoso dove ho suonato. Ho aspettato tutti questi anni, perché non mi sembrava mai il momento giusto, il pezzo mi dà malinconia perché mi ricorda un periodo bellissimo; ne ho fatto una versione più nostalgica, dove il riff che apre il pezzo ora è alla fine ed è nuovamente nell'immaginario di tutti.
Cosa significa per te suonare a Spoleto e in particolare al Museo Casa Menotti?
Spoleto è innanzitutto una grande passione che avevo da bambino. Mi ricordo quando tanti anni fa vidi per la prima volta il Maestro Menotti, ideatore del Festival dei Due Mondi, per le vie della città e mi emoziona profondamente suonare con il suo pianoforte. Spoleto ha comunque significato molto nei decenni, non solo per la musica, ma per le arti in generale.