In occasione dei 500 anni dalla morte di Sandro Botticelli, la mostra Botticelli nelle collezioni lombarde, in programma al Museo Poldi Pezzoli dal 12 novembre 2010 al 21 marzo 2011, riunisce per la prima volta le opere di uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano conservate nelle collezioni pubbliche lombarde.Mostra realizzata con il sostegno di Gruppo Ubi Banca e Regione Lombardia-Cultura.
Sembra incredibile ma solo il Poldi Pezzoli è l'unico a celebrare la ricorrenza.
Il Poldi Pezzoli possiede ben tre opere dellartista: due dipinti, acquisiti da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, la Madonna del Libro e il Compianto sul Cristo morto, e un ricamo eseguito su disegno dellartista per un cappuccio di piviale della fine del XV secolo, ricamato in seta e oro, su cartone di Botticelli, con l"Incoronazione della Vergine". Accanto a queste, sono presentati il Ritratto di Giuliano de Medici, la Storia di Virginia e il Cristo dolente in atto di benedire provenienti dalla Pinacoteca dell Accademia Carrara di Bergamo e due disegni conservati alla Biblioteca Ambrosiana, appartenenti al Codice Resta.
Unoccasione unica per riscoprire larte di Botticelli, levoluzione del suo linguaggio e seguire la fortuna del pittore nel collezionismo lombardo dellOttocento. Bisogna sottolineare un ampio contributo didattico, a disposizione dei visitatori, a cura di Stefano Zuffi, costituito da audio guide realizzate da Start s.r.l., che accompagnano nel percorso espositivo e nella comprensione delle opere e da pannelli a cura di Emilio Fioravanti (G&R Associati) per la parte grafica.
Accompagna l'esposizione un catalogo, a cura di Andrea Di Lorenzo, edito da Silvana Editoriale (www.silvanaeditoriale.it), con saggi e schede delle opere dei maggiori esperti dell'artista rinascimentale fiorentino.
"È un'occasione unica - dichiara Annalisa Zanni, direttore del Museo - per poter ammirare uno accanto all'altro alcuni dei capolavori di Botticelli "dispersi" in alcuni dei più importanti musei lombardi e forse non noti al grande pubblico, anche perché "immersi" tra altre grandi opere, quanto quelli conservati a Firenze".
In un percorso "meditativo", tutto giocato sul nero, allestimento progettato da Luca Rolla e Alberto Bertini, con i quadri presentati senza cornice e con ampio respiro, venedo anche incontro ai desiderata dei visitatori. "Ci hanno spinto anche i visitatori, che manifestano il desiderio di osservare capolavori isolati", ci ha spigato Annalisa Zanni, anche co-curatrice della mostra assieme a Andrea Di Lorenzo, per il quale:"La ricchezza di un atelier rinascimentale è ben documentata. Abbiamo dipinti sacri e ritratti, due disegni, un ricamo su disegno autografo botticelliano e una spalliera. Tre pezzi nostri, tre dalla Carrara di Bergamo, i fogli dal Codice Resta dell'Ambrosiana"., che per motivi di fragiltà dell'opera non ha potuto prestare la "Madonna del padiglione", ma con il biglietto si potrà accedervi con una riduzione.
Ma le scoperte non finiscono qui: per il dittico su tavola che comprendeva il "Cristo dolente" è stata ritrovata, in foto, la "Mater dolorosa". Il dipinto è stato a lungo trascurato dalla critica e considerato opera di bottega, viene ora attribuito a Botticelli da Everett Fahy, già direttore del dipartimento di pittura europea del Metropolitan Museum di New York.
Il pendant, raffigurante la "Mater Dolorosa", fino agli anni dieci del Novecento era conservato in una collezione privata di San Pietroburgo ed è oggi considerato perduto, ma il suo aspetto ci è noto grazie al ritrovamento di questa riproduzione fotografica, mai pubblicata o segnalata finora nella bibliografia sull'artista, che permette così di ricostruire virtualmente il dittico, dopo più di un secolo dal suo smembramento. Il restauro del "Cristo dolente" ha rivelato che sotto la patina del tempo quel che pareva esser uno sfondo crepuscolare era invece uno splendente mattino.
Gianni Ettore Andrea Marussi
Apertura: da mercoledì a lunedì, dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso il martedì
Ingresso: 8.00 | 5.50 ridotto | bambini fino ai 10 anni gratuito
Il Poldi Pezzoli offre lopportunità di visitare la casa museo di via Manzoni, scoprirne le collezioni e sorseggiare un aperitivo con gli amici, grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e Campari.
Mercoledì 16 febbraio e mercoledì 23 febbraio
Oltre a prendere un aperitivo e a visitare il Museo e la mostra, in occasione di Milano Asian Art il Museo Poldi Pezzoli segnalerà le opere darte asiatica presenti nella sua collezione.
Mercoledì 16 marzo
Visita alla mostra e al Museo, e possibilità di prendere laperitivo con gli amici.
INFORMAZIONI:
Ingresso al museo + aperitivo: euro 9.00
Orario: mercoledì 16, mercoledì 23 febbraio e mercoledì 16 marzo dalle 18.00 alle 21.00
LE CONFERENZE DEL GIOVEDÌ
Il Museo organizza un ciclo di conferenze per approfondire alcune tematiche legate alla mostra: il collezionismo lombardo, lo sviluppo della ritrattistica nella Firenze di Lorenzo de' Medici e la tecnica pittorica di Botticelli.
Giovedì 24 febbraio
La fortuna di Botticelli in Lombardia. Committenti e collezionisti | Andrea Di Lorenzo
Giovedì 3 marzo
La tecnica pittorica nelle opere di Botticelli. Il restauro di due opere esposte nella mostra: la Madonna del Libro e il Cristo benedicente | Carlotta Beccaria
Giovedì 10 marzo
Imagines spirantes. Ritratti di vivi e di morti nella Firenze dei primi Medici | Patrizia Zambrano
INFORMAZIONI:
Orario: giovedì 24 febbraio, giovedì 3 e giovedì 10 marzo, ore 18.00
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Ufficio Stampa Museo Poldi Pezzoli
Ilaria Toniolo
Via Ugo Foscolo 3 - 20121 Milano
Tel. +39(0)2.45473805 | Fax +39(0)2.45473811
ufficiostampa@museopoldipezzoli.org | toniolo@museopoldipezzoli.org
Museo Poldi Pezzoli
Via Manzoni 12
20121 Milano
Tel. 02 794889 - 02 796334 - www.museopoldipezzoli.it
BOTTICELLI NELLE COLLEZIONI LOMBARDE
La scelta del Museo Poldi Pezzoli di dedicare questanno a Sandro Botticelli la propria mostra
autunnale ha molti significati e non è solo legata alla celebrazione del cinquecentenario della morte
dellartista fiorentino, anche se è stata nostra precisa intenzione non lasciarlo passare sotto
silenzio.
Con questa esposizione desideriamo ribadire il ruolo importante che i musei continuano ad avere
nel promuovere gli studi e le ricerche archivistiche, le analisi scientifiche e gli interventi conservativi
sulle opere, e la condivisione dei risultati di tutte queste indagini con gli altri studiosi, nonostante e
forse ancor di più in questi momenti, così difficili dal punto di vista economico, nei quali ci troviamo
a vivere.
Una mostra come questa è stata possibile grazie a numerose persone, soggetti attivi, solidali e
responsabili della nostra società che si identificano con i valori della cultura e quindi anche con il
nostro museo, con le collezioni di Gian Giacomo Poldi Pezzoli e con i contenuti del suo progetto
che continua ad essere conosciuto e apprezzato nel mondo da centotrentanni.
Gli studiosi. Le opere di Sandro Botticelli, grazie a nuove indagini scientifiche e ad alcuni cauti
interventi effettuati dai restauratori, hanno fornito nuovi dati alle interpretazioni degli storici dellarte.
Del Cristo dolente e del Ritratto di Giuliano de Medici , entrambi conservati allAccademia Carrara
di Bergamo, viene oggi riconfermata lautografia del maestro, dopo numerose oscillazioni
attributive. Per il primo dipinto Everett Fahy, che aveva sempre sostenuto lintervento del maestro,
ha potuto riconfermarlo grazie anche allaccurato intervento di restauro al quale è stato sottoposta
la tavola. Per il secondo laccuratissima indagine sullopera da parte di Patrizia Zambrano ha
permesso di coglierne tutta la qualità [
] a partire dalla testa finitissima: vista da vicino la sua
superficie evoca lavorio e la porcellana facendo supporre luso di un percentile dolio nella
tempera per far affiorare appena lincarnato dallimprimitura, una tecnica che obbliga ad escludere
altra mano che non sia quella del Botticelli per lesecuzione, tanto più che essa risalta come un
solido su un fondo grezzo lasciato non finito, poco più che un abbozzo, consentendo di fare chiara
luce sui tre ritratti commissionati dopo la tragica morte di Giuliano a seguito della congiura dei
Pazzi nel 1478. Un esemplare modello di lettura materiale dellopera che fa comprendere
limportanza del lavoro condotto da tanti professionisti che lavorano nei musei, nelle
soprintendenze e nelle università italiane e straniere, che desidero ringraziare per avere
partecipato al generoso reciproco scambio di informazioni. Eccellenti riflessioni propongono i saggi
del grande studioso di Botticelli Alessandro Cecchi, grazie alla cui quotidiana frequentazione degli
archivi la figura dellartista è stata messa in questi anni mirabilmente a fuoco, insieme a quelli di
Simonetta Prosperi Rodinò e di Sergej Androsov che si incastonano nella storia del collezionismo
dellartista fiorentino in Lombardia. Rigorose, puntuali, con alcune interessanti novità sono le
letture delle opere di Emanuela Daffra, Lorenza Melli e Maria Luisa Rizzini.
Rilevanti esiti hanno dato gli interventi di restauro di Carlotta Beccaria e Roberto Buda, che sono
stati sia un recupero della situazione conservativa delle opere (in condizioni particolarmente
sofferenti versava la preziosissima Madonna del Libro del Poldi Pezzoli), sia un insostituibile
momento di conoscenza della storia dei dipinti: si è potuto appurare, ad esempio, che nel manto
della Vergine della Madonna del Libro è stata utilizzata unalta percentuale di costosissimo
lapislazzulo, indizio sicuro di una committenza di alto prestigio.
Andrea Di Lorenzo, conservatore del Museo Poldi Pezzoli e curatore della mostra, ha effettuato un
interessante studio sulla fortuna collezionistica di Botticelli in Lombardia, in particolare nel corso
del XIX secolo. Ma non solo. È stato lui ad avere avviato la ricerca che ha portato al ritrovamento
della fotografia della Mater dolorosa, pendant del dittico di cui faceva parte il Cristo dolente
dellAccademia Carrara; auspichiamo che questa pubblicazione possa servire a far tornare alla
luce anche la preziosa tavola, la cui ubicazione è tuttora ignota.
È importante sottolineare come, anche per questi celebratissimi artisti, per i quali può sembrare
che tutto sia già stato conosciuto, indagato e messo a fuoco, restino ancora ampi spazi di
indagine. La ricerca, come ben sa chi la pratica, non finisce mai: cambiano soltanto gli strumenti,
lottica, langolazione, gli obbiettivi. I musei, insieme alle università, sono i luoghi vivaci e attivi in
cui vengono individuati i nuovi percorsi di ricerca e vengono alla luce e di scoperta di importanti
novità scientifiche che servono a far proseguire il cammino della conoscenza. Come per la
medicina.
La collaborazione istituzionale. È stata fondamentale quella con le altre due prestigiose istituzioni
museali lombarde che possiedono opere di Botticelli: la Pinacoteca Ambrosiana di Milano e
lAccademia Carrara di Bergamo.
Questultima in particolare ha condiviso con il Poldi Pezzoli una storia affine, legata al
collezionismo privato, e lamicizia di alcune importanti persone: dal conoscitore Giovanni Morelli a
Federico Zeri, generoso donatore ed estimatore di entrambi i musei, fino a Mario Scaglia, già
presidente della Carrara e collezionista e mecenate di entrambe le istituzioni. LAccademia
Carrara ha generosamente prestato i suoi tre capolavori che il Museo Poldi Pezzoli ha affidato agli
studi, alle ricerche e alle indagini scientifiche dei massimi esperti e, nel caso del Cristo dolente, alle
competenze di una competente restauratrice, sotto la guida della Soprintendenza per i Beni
Artistici e Storici della Lombardia.
La Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana, nata dalla volontà di Carlo e Federico Borromeo, primo
esemplare modello di istituzione museale milanese, conserva tre opere dellartista fiorentino, due
delle quali sono presentate nella mostra. A causa della sua fragilità non è presente
nellesposizione la Madonna del Padiglione, ma il pubblico potrà continuare litinerario botticelliano
lombardo visitandola presso la Pinacoteca Ambrosiana. Sono invece esposti in mostra due
preziosi disegni del maestro fiorentino raccolti nel Codice Resta, giunto a Milano nel 1706 per
acquisto di Giberto IV Borromeo.
Lallestimento della mostra. Il progetto di Luca Rolla e Alberto Bertini ha scelto di esaltare e isolare
la qualità di questi otto grandi capolavori di Botticelli per sottolinearne lunicità, creando una serie
di stanze allinterno delle quali avviene la scoperta delle opere, unici elementi di luce e di colore,
in un percorso espositivo avvolto da una morbida luce declinata da una teoria di tagli luminosi.
La comunicazione. Tra le novità, oltre allapparato didattico preparato e generosamente offerto da
Stefano Zuffi, consigliere dellAssociazione Amici del Museo Poldi Pezzoli e presentato
nellelegante grafica di Emilio Fioravanti, vanno menzionate le audio guide in italiano e inglese che
lo accompagneranno nellincontro e nella comprensione delle opere. Indispensabile strumento di
approfondimento e conoscenza il catalogo, edito con la consueta qualità da Silvana Editoriale.
I sostenitori. Accanto a coloro che appoggiano la vita quotidiana della Fondazione -gli enti pubblici
(primo fra tutti il Comune di Milano) e i privati (lAssociazione Amici del Museo, i corporate
members e i sostenitori istituzionali, le banche...) - desideriamo sottolineare che questo progetto si
è potuto realizzare grazie allaiuto di pochissimi fedeli amici del Museo: Regione Lombardia
Assessorato alla Cultura, sempre attenta e sensibile alla valorizzazione e quindi alla didattica del
patrimonio collettivo lombardo e Banca Popolare Commercio e Industria del Gruppo Ubi,
importante Per Milano e per la Lombardia, che prosegue con continuità il sostegno a favore
dellattività espositiva del Poldi Pezzoli e del patrimonio artistico, affiancati da alcuni sponsor
tecnici che rispondono da tempo con continuità alle richieste di aiuto della casa-museo milanese.
Insieme al Presidente e a tutto il Consiglio della Fondazione Artistica Poldi Pezzoli desidero infine
ricordare, con tutta la gratitudine che porgiamo a tutte le istituzioni e alle persone fin qui citate,
Marta Marzotto che con slancio appassionato ha offerto lopportunità di realizzare il restauro della
Madonna del libro in memoria della figlia Annalisa.
Annalisa Zanni
Direttore del Museo Poldi Pezzoli
Botticelli e i collezionisti lombardi
La storia del collezionismo e della committenza delle opere di Sandro Botticelli in Lombardia ha
inizio, fra lo scadere del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, con due straordinarie
occasioni mancate. Presso lArchivio di Stato di Milano si conserva un documento contenente
interessanti giudizi su quattro famosi pittori attivi a Firenze: Sandro di Botticello, Filippino Lippi,
Perugino e Domenico Ghirlandaio. Secondo il parere del suo compilatore di cui non conosciamo
purtroppo il nome , era arduo decidere a chi tra questi spettasse la palma di migliore. Il
documento è costituito da un foglio di carta non datato e non firmato che con ogni probabilità in
origine era allegato a una missiva inviata a Ludovico il Moro, che, nei primi anni novanta del XV
secolo, intendeva affidare a importanti pittori attivi a Firenze la realizzazione di alcune pale daltare
della Certosa di Pavia. Sandro Botticelli, il più anziano dei quattro, godeva ancora, allepoca, di
largo credito nella sua città, come dimostra il fatto che il suo nome compare al primo posto nella
lista, ma il periodo del suo maggiore successo stava tramontando. Lanonimo estensore del
documento milanese lo reputava, a differenza degli altri tre artisti, altrettanto abile nella pittura su
tavola e in quella a fresco, e riteneva che le sue opere mature mostrassero unaria virile, cioè
gravità, austerità e misura, in contrasto con laria dolce e soave espressa dai dipinti di Filippino
Lippi e di Perugino. Negli ultimi anni del Quattrocento, però, era proprio la maniera dei due più
giovani artisti a riscuotere il gradimento dei committenti: Ludovico il Moro affidò infatti lesecuzione
della pala dellaltare maggiore della Certosa di Pavia a Filippino Lippi e quella della cappella di San
Michele, sempre nella Certosa, a Perugino. Unaltra lettera, questa volta scritta da Firenze nel
1502 da Francesco Malatesta a Isabella dEste, attesta la seconda opportunità, anchessa risoltasi
in un fallimento: la marchesa di Mantova aveva chiesto al suo agente fiorentino di adoperarsi per
indurre Perugino ad eseguire un dipinto per il suo celebre studiolo. Francesco Malatesta risponde
alla sua signora indicando Botticelli allultimo posto nella lista dei pittori più illustri di Firenze - che
sono ancora gli stessi, con lovvia esclusione di Domenico Ghirlandaio, nel frattempo deceduto -.
La carriera di Sandro Botticelli si stava ormai avviando verso la sua fase discendente: lartista era
in quel periodo quasi disoccupato e sarebbe stato ben lieto di poter essere impiegato da una
committente così illustre. Ma anche Isabella dEste preferì la maniera dolce e gentile di Perugino.
È probabile che la fama e la fortuna collezionistica di Botticelli in Lombardia nei secoli seguenti
sarebbero state ben diverse, se egli avesse avuto lopportunità di eseguire dei dipinti per
committenti dellimportanza del duca di Milano e della marchesa di Mantova. Il suo nome nel nord
Italia conobbe invece, per alcuni secoli, un notevole oblio, prima di essere riscoperto, con sempre
maggiore entusiasmo, nel corso dellOttocento.
Tuttavia, fra il XVI e il XIX secolo, Botticelli non fu dimenticato nella sua patria, grazie soprattutto al
fatto che Giorgio Vasari gli dedicò una delle sue Vite, sufficientemente elogiativa e intessuta di
aneddoti e burle ordite dallartista ai danni dei collaboratori di bottega, da suscitare linteresse dei
lettori. Diverse delle opere di Botticelli menzionate dallo storiografo in luoghi pubblici, daltra parte,
sono rimaste sempre esposte - non solo a Firenze ma anche a Roma, dove si potevano ammirare i
suoi splendidi affreschi nella Cappella Sistina -. Negli inventari delle collezioni medicee il nome
dellartista è spesso menzionato, a testimoniare la sua rilevanza fra gli artisti fiorentini del
Quattrocento e i suoi dipinti, a partire dal 1632, iniziano a comparire nella Galleria degli Uffizi.
Nellultimo quarto del Settecento, un suo tondo raffigurante la Vergine, il Bambino, San Giovanni
Battista e un angelo, oggi alla National Gallery di Londra e riferito alla bottega dellartista, si
trovava a Milano, nella collezione di Carlo Bianconi (1732-1802), direttore dellAccademia di Belle
Arti di Brera, istituita soltanto due anni prima.
Difficile è ricostruire le circostanze attraverso le quali tali opere fossero divenute proprietà del
collezionista. La precoce presenza a Milano del tondo, forse troppo in anticipo sui tempi rispetto
alla riscoperta dei primitivi toscani - e di Sandro Botticelli in particolare - nel nord Italia, non suscitò
reazioni di particolare interesse fra gli amatori e i collezionisti locali, visto che nessuna fonte
milanese conosciuta ne fa menzione.
Il magnifico tondo raffigurante la Madonna del Padiglione della Pinacoteca Ambrosiana, invece,
costituisce la prima opera di Botticelli ad essere pervenuta in un importante museo pubblico
milanese. La tavola, databile per ragioni stilistiche alla fine del Quattrocento, fu donata
allAmbrosiana dalla marchesa Maria Lelia Talenti Fiorenza, o da Fiorenza (1754 -1813), e fu
posizionata sopra la porta della Sala del Cartone di Raffaello, accompagnata dal corretto
riferimento allartista fiorentino. Purtroppo non è stato possibile appurare quando e con quali
modalità il dipinto pervenne ai Talenti Fiorenza. La squisita qualità della Madonna del Padiglione
non mancò di essere rilevata negli anni cinquanta e sessanta dellOttocento da fini conoscitori
quali Otto Mu¨ndler (1811-1870), travelling agent per la National Gallery di Londra, e Giovanni
Battista Cavalcaselle, ed è possibile che questa attenzione abbia suscitato linteresse e lo spirito di
emulazione dei collezionisti milanesi del tempo.
Un altro importante tondo di Botticelli, la Madonna con il Bambino e San Giovannino, si trovava fra
il XVII e il XIX secolo in territori prossimi alla Lombardia, ai Musei Civici di Palazzo Farnese a
Piacenza. Il dipinto arrivò a Piacenza verso il 1862 e fu collocato negli uffici del Comune, celato
alla vista del pubblico e degli studiosi; soltanto nel 1891, dopo la sua esposizione nei locali della
Biblioteca Comunale di Piacenza, che ospitava le opere del nascente Museo Civico piacentino,
entrò nel circuito degli studi botticelliani, ma con ogni probabilità non esercitò alcun influsso sulle
importanti acquisizioni dei dipinti di Botticelli effettuate dai collezionisti lombardi fra gli anni
sessanta e ottanta dellOttocento, oggetto di questa mostra.
Gian Giacomo Poldi Pezzoli, oltre al ritratto di Pollaiolo, acquistò altri importanti dipinti del
Rinascimento fiorentino, interpretando lo spirito risorgimentale del tempo che lo spingeva ad
acquisire per la sua collezione opere rappresentative delleccellenza di unarte di respiro nazionale,
e riuscì ad aggiudicarsi fra il settimo e lottavo decennio dellOttocento, ben due dipinti di Botticelli,
entrambi di straordinaria qualità e importanza: la Madonna del Libro e il Compianto sul Cristo
morto.
La Madonna del Libro si orienta stilisticamente ai primi anni ottanta del Quattrocento; laltissima
qualità e lestremo impegno esecutivo che la contraddistinguono in ogni dettaglio anche tecnico
inducono a ipotizzare che si tratti di unopera eseguita per una committenza di grandissimo
prestigio. Poldi Pezzoli lacquisì entro il 1872: in quellanno infatti la espose orgogliosamente alla
mostra darte antica di Brera, insieme alle opere più prestigiose della sua collezione.
Il Compianto, invece, si identifica con la Pietà menzionata da Vasari in Santa Maria Maggiore a
Firenze. La tavola fu commissionata dal miniatore fiorentino Donato di Antonio Cioni, membro della
Compagnia dei flagellanti di San Paolo, dove si trovava al fianco di personaggi di grande prestigio,
come Lorenzo il Magnifico e Poliziano, e di colleghi quali Domenico Ghirlandaio e Filippino Lippi.
Lopera rimase in situ fino al 1629 quando laltare, che era addossato a un pilastro della chiesa e
per questo considerato poco adatto ai dettami della Controriforma, venne distrutto, e la tavola fu
trasferita nella sacrestia della chiesa, dove è segnalata nel 1755. Da allora se ne sono perse le
tracce, fino a ritrovarla nellappartamento di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, collocata a terra
nellinventario redatto nel 1879, dopo la morte del collezionista, in cui è riferita alla Maniera di
Botticelli ed è valutata 2.500 lire (la Madonna del Libro, affissa in una sala e riferita ovviamente al
maestro, è stimata invece ben 20.000 lire). Forse il Compianto era stato acquistato di recente e
non era ancora stato appeso a una parete. Non è escluso che i due dipinti di Botticelli siano stati
venduti a Poldi Pezzoli da Giuseppe Baslini (1817-1887), il più importante antiquario sulla scena
milanese nella seconda metà dellOttocento.
La terza opera di Botticelli custodita presso il Museo Poldi Pezzoli, è un cappuccio di piviale
raffigurante lIncoronazione della Vergine e reca in basso lo stemma del re del Portogallo Giovanni
II (1455-1495). Lopera proviene con ogni probabilità dai parati della cappella del cardinale del
Portogallo in San Miniato al Monte a Firenze e rappresenta in assoluto il più bel ricamo che ci sia
stato tramandato eseguito su disegno dellartista. Venne acquistato nel 1889 da Giuseppe Bertini
(1825-1898), che fu il principale consigliere di Gian Giacomo Poldi Pezzoli per gli acquisti delle
opere della sua collezione e dal 1879 primo direttore del museo.
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Ignoriamo purtroppo attraverso quali vie il prestigioso oggetto sia pervenuto nelle mani di Bertini,
ma di certo anche dopo la scomparsa di Baslini le opere darte fiorentine continuarono a confluire a
Milano, dove la richiesta da parte dei collezionisti permaneva assai forte.
Altro grande protagonista del collezionismo delle opere di Botticelli fu il grande storico dellarte
Giovanni Morelli (1816-1891), che riuscì ad aggiudicarsi ben tre dipinti del nostro artista. Morelli,
che era assai interessato a Botticelli anche come studioso, nel 1871 acquistò lo scomparto di
spalliera raffigurante la Storia di Virginia presso il Monte di Pietà di Roma, per conto del cugino
Giovanni Melli (1803-1873), che incoraggiava a costituire unimportante collezione di opere darte
antica. Morelli nel 1873 ereditò gran parte della collezione di Melli, comprendente anche il dipinto
di Botticelli. Come apprendiamo dal primo catalogo della collezione Morelli, redatto nel 1892 da
Gustavo Frizzoni (1840-1919), Giovanni Morelli acquistò a Firenze il Cristo dolente in atto di
benedire di Botticelli. Rende però noto che la tavola aveva a riscontro altra di simile grandezza,
rappresentante una Mater dolorosa, che passò invece in possesso della defunta Granduchessa
Maria di Russia. Alcuni anni più tardi, nel 1912, la Mater dolorosa di Botticelli fu vista nella
collezione eremetev di San Pietroburgo da Lionello Venturi, che la menzionò in un articolo sulle
collezioni private di quella città. Nel 1913 il dipinto fu esposto a San Pietroburgo con altri trentuno
dipinti, provenienti dalla collezione di Marija Nikolaevna e appartenenti alle raccolte di Sergej
eremetev e di Sofja von Daehn, in una mostra intitolata Leredità della Granduchessa Marija
Nikolaevna, dedicata alla memoria dellillustre antenata. Il raro catalogo di questa esposizione
contiene una fotografia della Mater dolorosa - mai riprodotta o menzionata finora in alcuna
pubblicazione dedicata a Botticelli -, grazie alla quale è ora possibile ricomporre il dittico diviso
nellOttocento fra le collezioni di Giovanni Morelli e di Marija Nikolaevna Romanova, riunendo
idealmente due capi che erano destinati a completarsi reciprocamente. Non è possibile
determinare presso quale collezionista o antiquario Marija Nikolaevna e Giovanni Morelli
acquistarono i due pendant del dittico di Botticelli. Gustavo Frizzoni, che conosceva bene entrambi
e doveva essere bene informato al riguardo, è purtroppo reticente.
Il Ritratto di Giuliano de Medici, lultima opera ad essere collocata nellabitazione di Giovanni
Morelli di Via Pontaccio a Milano, fu comperato da Giovanni Morelli poco prima del 5 maggio 1883,
ma purtroppo anche in questo caso non conosciamo il nome del venditore. Si può ipotizzare che
leffigie del fratello di Lorenzo il Magnifico abbia potuto appartenere a una collezione illustre, come
nel caso delle altre due versioni botticelliane del Ritratto di Giuliano, quella conservata alla
National Gallery of Art di Washington, di dimensioni maggiori, e quella custodita presso la
Gemäldegalerie, più piccola.
Le vicende collezionistiche delle opere di Sandro Botticelli esposte in questa mostra, che giungono
fino al nono decennio dellOttocento, si svolgono negli anni in cui i dipinti del nostro artista iniziano
a riscuotere un apprezzamento sempre maggiore in ambito internazionale, in particolare in
Inghilterra, dove Botticelli diviene un beniamino dei preraffaelliti e degli esponenti del cosiddetto
Aesthetic Movement. Nel periodo immediatamente successivo, fra la fine dellOttocento e i primi
decenni del Novecento, Botticelli assurge al ruolo di artista principe del Rinascimento fiorentino e
si impone agli occhi di una generazione di amatori, artisti e studiosi come il campione di una
sensibilità raffinata ed estenuata, pienamente fin de siècle, nella quale ci si riconosceva
immediatamente, divenendo progressivamente oggetto di un vero e proprio culto, che in una certa
misura continua ancor oggi.
Andrea Di Lorenzo
testo tratto dal saggio in catalogo