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L’equilibrio degli squali

Il mare e Torino nel libro di Bonvicini

25 Mar 2009 - 16:20

Caterina Bonvicini, fiorentina di nascita, vive a Roma ma si capisce che ha alle spalle una storia d'amore con Torino (dove tra l'altro ha vissuto qualche anno lavorando con Einaudi) ed è in questa città che muove i suoi passi la protagonista Sofia. Single, non per scelta ma perchè con gli uomini è decisamente sfortunata, sbarca il lunario facendo malvolentieri servizi fotografici per matrimoni. La sua vera passione sono gli scatti di soggetti metropolitani presi durante lunghe camminate. Sfidando il caldo sole estivo o il gelo dell'inverno, Sofia fotografa strade e palazzi della sua amata Torino a cui sovrappone evanescenti immagini di squali e fondali marini, creando un bizzarro, affascinante effetto. E' Torino sommersa come una moderna Atlantide che occhieggia sulla copertina di questo libro, talmente insolita ed ammaliante da non passare inosservata. La copertina, si sa, ha la sua importanza e può attirare tanto quanto respingere, creando l'effetto involontario, istintivo, di far venire voglia di leggere un libro. In questo caso viene subito la curiosità di sapere di quale equilibrio si tratti, e cosa ci fanno due squali che galleggiano a mezz'aria tra bollicine ed effetti di luce soffusa tra le solide mura dei palazzi barocchi di Juvarra.

Il libro è già alla sua seconda edizione e ha fruttato alla Bonvicini il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice, il Premio Fregene per la narrativa e il Premio Letterario Frignano. E' stata finalista al Premio Stresa. Attualmente L'Equilibrio degli squali è in corso di pubblicazione per Gallimard. Si legge d'un fiato, non ha rallentamenti e non si perde in particolari irrilevanti, né in monologhi introspettivi eccessivamente densi; pur non essendoci sostanzialmente nessun colpo di scena la narrazione è fluida e mantiene viva l'attenzione fino all'ultima pagina.

"Certi giorni scopro una specie di dolore della felicità. Quando è troppo forte faccio fatica a sostenerla" dice Sofia in un momento d'intensa gioia di vivere. Ma il suo è un equilibrio instabile che viene messo a dura prova dai personaggi che le girano intorno, seducenti quanto pericolosi proprio come gli squali. Ci sono due amanti tremendamente egoisti e fragilissimi che irrompono con prepotenza nella sua vita ogni volta che ne sentono la voglia, salvo poi lasciarla sola proprio quando avrebbe bisogno di loro; un ex-marito di buon cuore ma in lotta perenne con una grave forma di depressione, imbottito di psicofarmaci e sempre sull'orlo della ricaduta; una madre colta e sensibile pure affetta da nevrosi e morta suicida, e infine un padre molto amato ma da sempre lontano, troppo lontano e troppo impegnato a inseguire squali nei mari tropicali perchè vuole studiarli ma, più che altro, semplicemente perchè li ama e vorrebbe proteggerli dal pericolo di estinzione al quale una caccia sempre più indiscriminata e feroce li espone. Sue sono le immagini di squali d'ogni specie, dai mako ai carcarini, i giganteschi squali bianchi, filmati nelle varie fasi della loro vita quotidiana – la caccia, l'accoppiamento, l'interazione con gli esseri umani, che invia alla figlia tramite internet, dall'altro capo del mondo, e che Sofia utilizza per comporre i suoi scatti surreali. I contatti tra padre e figlia sono sporadici, brevissimi; è evidente che nessuno dei due potrebbe vivere lontano dal proprio habitat naturale – per uno gli spazi immensi del mare aperto per l'altra la città con i suoi confini ben delineati da case e strade - inoltre l'ancestrale paura per lo squalo, il mostro divoratore di uomini, atterrisce Sofia pur affascinandola nel contempo. Fanno da cornice esterna alcuni personaggi di minore importanza, ma ben tratteggiati: Claudia, la ex del padre di Sofia (che ha in comune con Sofia la paura degli squali e per questo lo ha lasciato) e i suoi due bambini, con i quali Sofia vive un rapporto ambiguo, combattuta com'è tra la gelosia perchè innocentemente le sottraggono l'esclusiva del bene paterno, e la tenerezza nei confronti di due esseri umani che condividono con lei il disagio di una famiglia a metà.

Questo sembrerebbe dipingere il quadro di una storia piuttosto triste, invece – pur velata qua e là dalle interferenze di un destino ingrato e un passato segnato dal dolore, triste non lo è affatto. L'equilibrio è un pesce che nuota diritto, scrive la madre di Sofia in una lettera che, insieme a molte altre, Sofia leggerà riuscendo così a capire pian piano, in un dipanarsi di parole scritte trent'anni prima - che costellano tutta la storia e s'intrecciano con il presente - il motivo del gesto suicida della donna. L'equilibrio, visto come la capacità di muoversi nella vita con l'armonia e la sicurezza di uno squalo che nuota negli abissi marini, è un bene prezioso e fondamentale che può essere perso e che si può faticare a ritrovare, ma che è insito nell'istinto di sopravvivenza di ciascun essere vivente. Per questa ragione la protagonista, dopo aver perso il proprio equilibrio e aver desiderato gettare la spugna e farla finita, lo ritroverà alla fine sbarazzandosi con un gesto estremo e liberatorio di tutte le zavorre che la tengono prigioniera, uomini infantili e folli fantasmi del passato, e ricominciando a muoversi nell'elemento acquatico che rappresenta la forza della vita e che - seppure a volte burrascoso a volte stagnante - resta sempre infinitamente preferibile all'oscurità della morte.

Elisabetta Campagnolo

Caterina Bonvicini – L’equilibrio degli squali
Garzanti
Pagine 237, Euro 15,60

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