turismo

Il Greco di Tufo: un sapore antico

Vino e Irpinia

22 Dic 2008 - 17:36

A Tufo, in provincia di Avellino, in occasione dell’iniziativa Terre Irpine DOCG che ha avuto luogo lo scorso settembre, è stato presentato un progetto di un sistema integrato tra operatori della filiera vitivinicola e del sistema turistico rurale, che ha lo scopo di valorizzare l’identità territoriale dell’Irpinia e le sue grandi potenzialità. In particolare, si vuole realizzare una Scuola di Arti e Mestieri del vino, con la partecipazione di Slow Food, con sede nella struttura Mulino-Giardino delle ex miniere di zolfo di Tufo.
Il luogo non è stato scelto a caso, perché è in questa zona che si coltiva il vitigno più antico della zona, il Greco di Tufo. Si tratta di un vino bianco molto pregiato e particolare, che ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita nel 2003. È prodotto con uve provenienti da vigneti situati in un’area limitata, che comprende otto comuni della provincia di Avellino (Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni) e alcune zone di confine del comune di Ceppaloni in provincia di Benevento. Il vitigno è davvero antichissimo: secondo Aristotele, fu importato dalla Tessaglia nel I secolo a.C. dall’antico popolo greco dei Pelasgi, che ne diffusero la coltivazione prima nella provincia di Napoli, sulle pendici del Vesuvio, e in seguito in provincia di Avellino, in particolare a Tufo, il cui terreno, ricco di zolfo e altri minerali, era particolarmente adatto alla coltivazione di queste piante. Catone, Varrone, Virgilio e Columella parlano e decantano il vino tratto da queste uve, il cui vitigno è citato da Plinio con il nome di Vitis Animea Gemina per la forma caratteristica dei grappoli, che si sviluppano gemelli sullo stesso raspo. A riprova dell’origine bimillenaria vi è un affresco ritrovato a Pompei risalente a quasi cento anni prima di Cristo, che reca un breve testo poetico, probabilmente opera di un amante respinto: “Sei veramente gelida, Bice, e di ghiaccio, se ieri sera nemmeno il vino Greco è riuscito a scaldarti”.

Per rimanere in tema, un autore locale contemporaneo, Oreste Centrella, ha dedicato un poema alle caratteristiche di questo meraviglioso vino (www.comunetufo.it/poema.htm), il cui sapore si può definire una vera poesia per chi non è astemio.
Sul mercato oggi si trova in due versioni, così come citate dal Disciplinare di produzione DOCG: il Greco di Tufo e il Greco di Tufo spumante. Il primo ha un profumo netto, gradevole, intenso, fine e caratteristico, mentre il sapore è delicato, fresco, secco e armonico; lo spumante, realizzato con il metodo classico della rifermentazione in bottiglia, ha una schiuma fine e persistente, un odore gradevole, caratteristico e con un lieve sentore di lievito, un sapore sapido, fine e armonico.
Al di là della descrizione ‘tecnica’, questo vino, dal profumo che ricorda la pesca e la mandorla amara, è ben lungi da corrispondere a gusti facili e omologati, perché vi è una separazione evidente tra odore e sapore e ha alcune caratteristiche che lo avvicinano a certi rossi: a dimostrazione di ciò, nella zona viene accompagnato tradizionalmente al filetto di maiale saltato con patate e papaccelle (peperoni piccoli tondi) sottaceto. Il Greco, però, è ottimo gustato con crostacei, pesce al forno, fritto o alla griglia, zuppa di pesce in bianco, risotto o pappardelle ai funghi porcini, pasta e cavoli, formaggi non stagionati e molli (come la mozzarella di bufala) e ai dolci della tradizione campana. Se si vuole assaporare lo spumante, è perfetto come aperitivo o accompagnato ad antipasti freddi (prosciutti e salumi), ma è ottimo anche per tutto il pasto insieme all’aragosta alla cardinale, al baccalà alla napoletana, o al pesce alla griglia. Per cogliere tutte le sfumature del sapore, bisogna ricordarsi che la temperatura non deve superare i 10°!

U. Lacatena