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Il paese dell'uva nera

Ritratto di una provincia misteriosa

31 Ott 2006 - 09:29

Nel paese dell’uva nera tutto è come dovrebbe essere: la sensualità rigogliosa delle Langhe, la dolcezza del clima e del vino, il dialetto allegro e un po’ sfacciato. Finché non arriva Giovanna. Perché, santi numi, va bene per gli occhi azzurri, va bene per i capelli biondo miele, ma i jeans e una quarta abbondante di reggiseno sono davvero troppo per una suora. Eppure Piero Soria la immagina così .

Il paese dell’uva nera (pubblicato da Editrice La Stampa) si apre con un invito all’equivoco, al paradosso e all’irriverenza. Giovanna è una suora un po’ speciale: molto bella ma soprattutto molto disinvolta: ha studiato cinema, ha lavorato in America, poi è tornata e si è messa in testa di produrre vino su larga scala nel piccolo convento del paese. Come se non bastasse, non porta il velo e non nasconde una passioncella per don Paolo, il pretino taciturno e dai rossori facili. Provate ad immaginare la reazione delle altre monache, tutte cellulite, baffi e candele accese.

Piero Soria ci ha abituati a gialli gustosi, pieni di brio (il commissario Lupo è ormai cult nell’ambiente). E stavolta ci offre il ritratto di una provincia stralunata e ambivalente. C’è il sensale dei matrimoni che ordisce amori improbabili e nozze studiate con la matematica; c’è lo speziale tutto bianco con la sua dotazione standard di razzismo; c’è il bancario che cammina curvo, preoccupato di nascondere un certo vizio che non si può dire; c’è perfino l’immigrata che non sa a che santo votarsi per adattarsi a certe regole incomprensibili anche a chi le ha scritte.

E c’è il giallo: come farà Giovanna a realizzare il suo piano? Il mistero sta in una sceneggiatura, molto hard-boiled e poco conventuale, che però la bionda riuscirà a far digerire alle consorelle. Giovanna ci sa fare.

Chiara, Guareschi, Prisco e Bufalino ci hanno insegnato quanto sia facile trovare il torbido nella provincia. Gli ambienti circoscritti rinforzano l’intensità dei rapporti e un pettegolezzo assume un peso specifico maggiore proprio perché ristretto in un ambiente limitato. E così nel romanzo di Soria emergono lentamente vizi sepolti, manie nascoste, perversioni quasi comiche nella loro eccentricità. Rispondendo ad un istinto collettivo tra i più arcaici, il paese allenta le tensioni interne e si arrocca a difesa contro il sapore di “novità” portato dalla bella Giovanna.

E qui comincia il mistero. La vicenda prosegue tra sceneggiature incompiute, un passato inconfessato e un inaspettato amore per il cinema che si fa strada anche nelle monache. Nel libro non manca un cameo del commissario Lupo.

Roberta Scorranese

Piero Soria
Il paese dell'uva nera
Editrice La Stampa
Pagg. 317
17,50 euro

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