SPACE SCOUT

Valerio Millefoglie tra rapinatori di vita e di amori

Il cantautore e scrittore ospite di Space Scout presenta i nuovi progetti

03 Giu 2013 - 16:00
 © Ufficio stampa

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Si intitola "No la borsa ma la vita", il nuovo singolo del cantante e scrittore Valerio Millefoglie su etichetta quiet, please! Un brano nato anche grazie all'incontro con Ferdinando Arnò. Tanti i progetti in ballo: "Sto lavorando a un libro che uscirà entro l’anno per la collana Contromano di Laterza. Mentre su Radio Capital tutti i weekend di giugno va in onda: Le vacanze di una volta".

Com'è nato il brano "No la borsa ma la vita"?
Mi sentivo immerso in una sorta di malavita disorganizzata. Intesa come vita che non volevo, con una casa che sembrava la casa di un pazzo e un futuro che non era arrivato. Mi sono accorto di avere i minuti contati prima di diventare vecchio per sempre, così un pomeriggio in studio ho improvvisato su una base i primi versi su due rapinatori di vite, ruoli e amori: “Un uomo entra non vuole i soldi, vuole la cassiera. Un altro entra non vuole i soldi vuole la carriera”.

Quando hai incontrato Ferdinando Arnò?
Ho conosciuto Ferdinando poco dopo essere arrivato a Milano, intorno ai diciassette anni. Mi ero iscritto a un corso sulle tecniche dello studio di registrazione e lui era l’insegnante. Poi ci siamo persi di vista e ci siamo rincontrati dopo più di dieci anni.

Come ha contribuito alla tua evoluzione musicale?
Ha avuto l’idea di rendere più musicale il pezzo con l’aggiunta di una parte orchestrale. La canzone, soprattutto nell’apertura finale, cresce e sembra diventare la colonna sonora di un film.

Cosa puoi anticiparci del tuo Ep?
In realtà non è un ep, ma un singolo più una traccia strumentale: “No la borsa, ma l’orchestra”, che in realtà è appunto la parte orchestrale registrata ad Abbey Road. L’orchestra era composta da quaranta elementi diretti da Ben Foster, che ha curato anche le colonne sonore di Doctor Who per la BBC. A fine registrazioni sono andato al pub più piccolo della città, il The Rake pub, perché lo Studio 1 mi sembrava così grande e immenso e avevo bisogno di un soffitto più basso per tenermi attaccate le impressioni di quella giornata.

Quanto è cambiata la tua musica e come rispetto all'album "I miei migliori amici immaginari"?

E' cambiato molto il metodo di scrittura. Le canzoni de “I miei migliori amici immaginari” erano molto narrative, nascevano quasi come racconti “a tavolino”, nel senso che scrivevo i testi seduto, in casa. Le strofe potevano essere suddivise in capitoli di una storia. Lavorando in studio con Geppi (bassista dei Casino Royale) tutto partiva invece dalla musica, dal beat e spesso le frasi nascevano come frammenti, improvvisazioni per assecondare la linea melodica. In studio c’era qualsiasi strumento quindi dicevamo: “Proviamo ad aggiungere questo”, era come un gioco e il pensiero, il concetto del testo e le parole venivano in secondo piano. Scrivevo in piedi, muovendomi, e così anche le parole sono venute più mosse.

Hai pubblicato tre libri, stai già pensando al quarto?

Sto lavorando a un libro che uscirà entro l’anno per la collana Contromano di Laterza. Mentre su Radio Capital tutti i weekend di giugno va in onda: “Le vacanze di una volta”, una serie di storie tratte da un raccoglitore che ho trovato su una bancarella. All’interno un signore d’altri tempi conservava i documenti delle loro vacanze, dalla corrispondenza con gli albergatori ai conti e ai dépliant degli hotel. Prendendo spunto da tutto questo materiale, con il conduttore Giancarlo Cattaneo, abbiamo realizzato dei ritratti d’epoca.

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