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"The Artist", il trionfo di un'idea

Un film muto e in bianco e nero vince l'Oscar. Quando la raffinatezza e la semplicità surclassano gli effetti speciali

di Domenico Catagnano
27 Feb 2012 - 11:08
 © Ap/Lapresse

© Ap/Lapresse

Può sembrare un paradosso che tra 3D, 4D, blue ray, alta definizione e digitale l'Oscar abbia fatto un salto nel passato premiando una pellicola muta e in bianco e nero. Può sembrare, ma non lo è, perché, stavolta più che mai, a vincere è stata un'idea, elegante, raffinata e semplice, nella sua complessità.

"The Artist" è un omaggio del cinema al cinema che parte da lontano, dalle sue radici. E, più che un paradosso, è un monito. La tecnologia aiuta, certamente, ma non fa un film. La corsa al tridimensionale e all'alta qualità è indubbiamente affascinante e in alcuni casi realmente funzionale alla trama del film. Ma se poi succede che arriva un film francese che si permette di omaggiare Hollywood con una sensibilità europea, riportando lo spirito e la magia del piacere di andare al cinema, allora, proprio Hollywood, deve interrogarsi su alcune sue scelte che sanno più di spettacolarizzazione che di spettacolo.


Questo, probabilmente, è il limite di "Hugo", il film di Martin Scorsese battuto alla notte degli Oscar. Un altro omaggio al cinema, curiosamente al contrario: è Hollywood, in questo caso, che ricorda i fasti della settima arte che proprio in Francia nasceva e stupiva. Scorsese a un certo punto del film sembra quasi puntare al kolossal perdendo quella dimensione artigianale e quasi magica che muoveva il cinema delle origini. Un'ottima idea anche questa, ma appesantita. Leggera, invece, è quella di "The Artist", che nella sua essenzialità diventa capolavoro comunicando con la forza del silenzio e degli sguardi. 

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