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Cosa resterà di questi cento giorni?

Governo Monti, molto è stato fatto, ma forse troppo era stato promesso. E non sono mancati clamorosi dietrofront...

24 Feb 2012 - 14:51
 © Ufficio Stampa Mediaset

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Una maggiore credibilità in Europa, la lotta all’evasione e la riforma delle pensioni. Al di là delle autocelebrazioni è questo quel che resta di questi primi 100 giorni del governo Monti. Non è poco, ma non è neppure tanto.  Non è tanto soprattutto se paragonato al coro celebrativo e un po’  conformista che ormai, da destra a sinistra, accoglie ogni passo del premier, dipinto quasi come un messia che con l’imposizione delle sue mani bocconiane ha saputo salvare l’Italia.

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E’ vero che il suo  avvento a Palazzo Chigi ha allentato la morsa della speculazione e dunque ha raffreddato il bollente spread. Ma di tutte le altre promesse che ne è stato?  I tagli ai costi della politica sono fermi al palo, la lotta ai privilegi pure, nella partita con le lobby  stanno vincendo chiaramente le lobby, l’abolizione delle Province è scomparsa dall’orizzonte, la riduzione delle consulenze pure, di nuovi investimenti non se ne parla, di grandi progetti neppure, la crescita è affidata a qualche bella parola, sugli stipendi dei parlamentari sono state collezionate figure imbarazzanti…

Nessuno pretende la bacchetta magica, sia chiaro. Ma perché il salvatore della patria, dopo aver tagliato le pensioni e aumentato le tasse, non ha mostrato la stessa decisione con assicurazioni, banche, taxisti e notai? Nel suo dossier, pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, Monti si vanta di aver risparmiato 43 milioni di euro delle spese di Palazzo Chigi.  Se è vero (il dubbio è lecito: stando ai dati della Ragioneria Generale elaborati dalla Uil nel 2012, le spese di Palazzo Chigi aumenteranno di 13 milioni rispetto al 2011) è una buona cosa. Ma è comunque troppo poco se si pensa che alle dipendenze del Presidente del Consiglio continuano a lavorare (si fa per dire) 4600 dipendenti, cioè oltre il triplo del Cabinet Office, analoga struttura del governo inglese (che ne ha 1337). Si poteva fare di più, insomma.

Per non dire degli altri costi politica, passati  tutti illesi attraverso la grande bufera di parola. In effetti: dove sono i tagli epocali sulle spese di Camera e Senato? E la riduzione degli enti inutili? E le poltrone superflue? Non dovevamo intervenire urgentemente? E non lo si doveva fare con la stessa fretta con cui è stata reintrodotta l’Ici? Perché invece i privilegi continuano e anzi ne scopriamo sempre di nuovi, compreso un sottosegretario che ha una pensione da 519.015 euro come ex segretario generale del Senato? O un ministro che ha una pensione “provvisoria” di 314mila euro? Che vuol dire “pensione provvisoria”? E come si fa a tagliare le pensioni degli italiani mentre si incassa una pensione da 519mila euro come ex dipendente pubblico?

Fra l’altro scopriamo questa mattina che il governo pensa addirittura di anticipare l’Irap per tappare un buco che si è aperto nei conti pubblici. Un buco? Davvero? Ma non stavamo risanando l’Italia? E l’anticipo dell’Irap non è quella che ai tempi di Tremonti si definiva con disprezzo “finanza creativa”? Ora visto che la fanno i ministri della sobrietà va bene?  E non è che per tappare questo buco (sorpresa! Sorpresa!) si inventeranno  qualche altra tassa?

Per carità: in questi 100 giorni abbiamo sicuramente acquistato credibilità in Europa, perché i bocconiani hanno un certo fascino nel mondo della grande finanza. Ma ora per Monti si tratta di non perdere credibilità in Italia. La riforma del mercato del lavoro va bene, per carità, la lotta all’evasione pure (anche se pare più marketing che sostanza). Ma quand’è che si cominceranno ad abbattere davvero i privilegi che soffocano questo Paese? Allora Monti sarà davvero il salvatore della Patria…

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