In un servizio della tv teutonica tutti gli stereotipi sull'Italia
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Lasciamo perdere per il momento il Grand Tour attraverso cui le elite culturali dell’Europa settecentesca completavano il percorso di formazione dei loro rampolli. Era un itinerario della cultura e dello spirito che non poteva mancare alcune tappe obbligate: Venezia, Firenze, Roma e Napoli. E lasciamo stare anche una figura come quella del Goethe che cantò il profumo dei limoni del Bel Paese (“Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?” scrisse il drammaturgo tedesco nel suo viaggio in Italia del 1786).
Lasciamo perdere tutto ciò che è acquisito al patrimonio culturale del XVIII secolo e di scambi fecondi tra gli Stati-nazione d’Europa. Nella nostra epoca vigono le regole della comunicazione di massa, che entra nelle case della gente, fa opinione e sposta flussi di turisti da un posto a un altro. Dal 2003 a oggi, per citare un dato, i musei di Napoli nel loro complesso hanno perso 200.000 visitatori. Il che non significa che il format “monnezza” andato in onda tutti i giorni sugli schermi tv del mondo non risponda anche a un’emergenza reale. Ma certo alcune migliaia di turisti perse da una città unica al mondo vanno a ingrassare altre mete, italiane ed estere. E un bombardamento mediatico può aiutare alla bisogna.
Inoltre c’è il fenomeno del “gomorrismo”. Il meritato successo planetario del libro di Roberto Saviano e del film omonimo ha avuto una coda velenosa: in diversi ambiti Gomorra è diventato un mantra, una parola evocativa e quasi l’unico registro possibile per raccontare Napoli e la Campania. Un servizio andato in onda domenica scorsa sull’emittente televisiva tedesca Das Erste (La Prima, il canale più importante della tv pubblica in Germania) per la trasmissione Titel thesen temperamente (“Titolo, tesi, temperamenti”, una specie di Report di argomenti culturali), condotta da Dieter Moor. Il servizio dura poco più di 6 minuti e racconta quanto sia dura a morire in Europa una comoda rappresentazione stereotipata di Napoli e dell’Italia in generale.
Il servizio parte dal fatto che il direttore del Cam, museo di arte contemporanea di Casoria, cittadina dell’hinterland napoletano, ha chiesto provocatoriamente “asilo politico” alla Germania per denunciare il mancato sostegno da parte delle Istituzioni italiane della cultura. Antonio Manfredi, questo il nome del vulcanico direttore del Cam, ha piazzato una bandiera tedesca a sventolare all’ingresso del museo. Al Cam è allestita fino al 24 aprile una mostra, Far West, con opere provocatorie sulla provincia napoletana e la camorra. Insomma, un’istituzione meritoria in una terra certamente di frontiera. Dimostrazione fisica che non tutto è perduto a Napoli. Ma il servizio della trasmissione tedesca cosa fa? A un tratto parte una miscellanea che devia dall’iniziale denuncia delle lacune della politica del governo in materia culturale per approdare a disegnare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi come una specie di Grande Satana, mostrando immagini delle Veline di Striscia, altre ragazze che sgambettano sulle tv italiane e il crollo della domus dei gladiatori a Pompei. A parte l’associazione di idee suggerita dalle immagini del servizio (comprensiva di musica a base di mandolini, per non farci mancare nulla) e il dito puntato contro la mercificazione del corpo della donna che- questo lascia intuire il servizio- sarebbe spinta direttamente dal governo italiano, ricordiamo che la Bild, il quotidiano più venduto in Germania, piazza spesso e volentieri in prima pagina una signorina poco vestita e dalle forme generose.
Il servizio dimostra che, nel sentire diffuso dei tedeschi, la criminalità organizzata in Italia non è un complesso fenomeno sociale che schiaccia sotto il suo tallone vaste porzioni del territorio nazionale. Ma si presenta con tratti quasi folcloristici. In Germania si dice “mafia” con lo stesso spirito con cui si dice “pizza” o “spaghetti”. Questo è un grande limite culturale e quindi mediatico.
Era il 1977 quando il settimanale tedesco Der Spiegel sbattè in copertina un piatto di spaghetti con sopra una pistola al posto del pomodoro: Urlaubsland Italien, L’Italia turistica, era il titolo canzonatorio di quella copertina. Par di capire, vedendo il servizio televisivo sul Cam di Casoria, che gli occhi con cui oggi i media tedeschi guardano all’Italia non siano cambiati molto rispetto a quarant’anni fa.