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Alessio Bidoli, un album dedicato a Nino Rota

Ospite a "Popular" il violinista presenta il suo nuovo lavoro discografico

Nino Rota: Chamber Work" è il titolo della nuova uscita discografica del violinista Alessio Bidoli, dedicato alle composizioni di musica da camera di uno fra i più significativi autori musicali del XX secolo. "Nino Rota: Chamber Works" è pubblicato da Decca Italy. Bidoli esegue i brani insieme a Bruno Canino al pianoforte, Massimo Mercelli al flauto e Nicoletta Sanzin all'arpa.

Il nostro incontro con Alessio Bidoli, ospite a "Popular", inizia dall'importanza della figura di Rota nella musica del '900 e di come il compositore abbia fatto dialogare anche mondi musicali differenti. "Certamenteperché Nino Rota sosteneva che: 'è meglio una bella canzone che una brutta sinfonia', frase poi ripresa dal grande Leonard Bernstein che a sua volta sosteneva: 'non esiste un genere musicale definito, ma la musica bella e quella brutta'. Lo scopo dell'album è quello di recuperare il Nino Rota, compositore di musica cameristica con una prospettiva diversa da quella delle musiche da film, quella cameristica è una dimensione meno nota, ma ugualmente avvincente del compositore.

 

Come nasce "Nino Rota: Chamber Work"?
E' stata una mia idea, ero in montagna durante una vacanza estiva in Alto Adige sono un nottambulo e vedendo alla tv "Fuori Orario" di Enrico Ghezzi mi sono imbattuto in un dialogo tra Nino Rota e lo scrittore e regista Mario Soldati; entrambi mi colpirono per la loro umiltà e semplicità, da lì capii che sarebbe stato proprio Nino Rota il prossimo compositore che avrei trattato.

 

Quali le caratteristiche di Rota che l'hanno maggiormente colpita?
La sua musica evoca una nostalgia, qualcosa di perduto che si vorrebbe avere, ma che non si trova, ha studiato a Milano con Pizzetti e a Roma con Casella, poi divenne direttore del Conservatorio di Bari, dove è rimasto per tutta la vita.
La sua musica è una commistione di diversi autori  del '900 come: Berg, Bartok, Prokof' ev e Stravinskij, compositori dai quali Rota fu influenzato.

 

"Nino Rota: Chamber Work", mi sembra un lavoro non soltanto meditato ma anche variegato
Crediamo di aver restituito "tout cours" la parte violinistica del compositore milanese, ho avuto il privilegio di seguire questo filone, che è quello legato al mio strumento. Nel disco troviamo anche una suonata per flauto ed arpa di Nino Rota. Sicuramente tutto ciò che io eseguito in un determinato periodo della mia vita mi influenza e mi elettrizza, dandomi sensazioni particolari, ciò è accaduto anche per il disco su Rota.

 

Il brossurato di "Nino Rota: Chamber Work" è impreziosito dalle opere di Gabriele Basilico e Federico Patellani gentilmente concesse dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia unitamente alla mano di Manfredo Pinzauti.

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