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A "Popular" la storia del "Canzoniere del Lazio in un libro

Tgcom24 ha incontrato Gerardo Casiello, autore del volume


A "Popular" la storia del "Canzoniere del Lazio in un libro - foto 1
Ufficio stampa

"Popular" ospita un libro che non mancherà di suscitare l'interesse di chi ama la musica popolare.

Si intitola "Riprendiamoci la Musica" ed è dedicato a un gruppo che ha avuto il merito di portare la musica popolare al grande pubblico, già negli anni 70: il Canzoniere del Lazio. Il ponderoso volume è pubblicato da Jacobelli Editore e a scriverlo è stato Gerardo Casiello che con grande dedizione ha realizzato un'opera che dimostra la passione di un personaggio poliedrico, non solo musicista e compositore, ma anche scrittore. Il libro racconta, incrociando approfondite interviste ai protagonisti, l’esperienza artistica del Canzoniere, che prende vita dalle voci di tutti i membri che negli anni hanno fatto parte del gruppo.

 

Gerardo Casiello, autore del libro, è ospite a “Popular”, con lui abbiamo parlato del percorso culturale per la realizzazione di questa pubblicazione, che si pone come strumento fondamentale per conoscere più da vicino quel periodo non solo dal punto di vista marcatamente musicale, ma anche storico. "La mia ricerca sulla musica popolare - spiega Gerardo Casiello -, parte dall’organetto diatonico, strumento che nella mia famiglia era suonato da mio nonno e che da sempre ha suscitato in me un forte interesse. Provengo da un paese della provincia di Benevento, dove si suonava e si ballava sempre. Sono cresciuto con i racconti dei miei genitori, questa formazione molto naturale e spontanea, ha influenzato i miei studi accademici; quando mi trasferii a Roma per frequentare la facoltà di Lettere moderne, con indirizzo etnomusicologico, incontrai il professor Giannattasio, membro storico del Canzoniere del Lazio del quale io era fan già in giovanissima età, conoscevo i brani del loro primo album e per me si trattò della classica “chiusura del cerchio”, dal momento che Giannattasio ebbe il merito di traghettare l’uso dell’organetto diatonico, dalla musica popolare alla sperimentazione. Questo fece ulteriormente aumentare il mio interesse nei confronti del gruppo. Giannattasio ha anche prodotto alcuni miei lavori musicali; grazie a lui sono entrato in contatto con la cerchia del Canzoniere del Lazio, quindi ho potuto ampliare i miei orizzonti ed appassionarmi ancora di più alla sperimentazione. Il libro prende a pretesto la storia del Canzoniere del Lazio, per raccontare anche l’Italia degli anni ‘70 e l’impegno dei giovani in ambito musicale, ma anche sociale e quindi politico, quando molti credevano, anche attraverso la musica, di poter cambiare il mondo".

 

Potremmo affermare che il Canzoniere del Lazio gettò il seme di quella che solo diversi anni più tardi sarebbe diventata la Word Music?

Certamente, all’inizio del suo itinerario musicale il Canzoniere del Lazio è stato un gruppo di ricerca e di proposta, all’interno del nuovo Canzoniere Italiano, con un approccio filologico. Successivamente Carlo Siliotto, Francesco Giannattasio e Piero Brega dopo un approccio fedele alle tradizione, hanno cercato di aprire gli orizzonti della loro musica, ispirandosi tra l'altro a compositori come Bartok o tra i contemporanei Frank Zappa. Da questo punto di vista fu fondamentale il concerto a Sperlonga, quando il gruppo dopo aver suonato a lungo e avere esaurito il proprio repertorio, a causa del ritardo di un politico che doveva partecipare all’iniziativa, furono costretti a restare sul palco per altro tempo, iniziando a improvvisare; tornati a Roma presero coscienza di poter iniziare un percorso ricco di spunti interessanti, aperto a generi come il jazz ed il rock che sarebbe durato fino alla fine degli anni 70, anticipando quella solo diversi anni dopo sarebbe stata definita da Peter Gabriel "world music" e che oltre al cantante dei Genesis vide impegnato un altro big come Paul Simon, del duo Simon & Garfunkel. In Italia gli esempi più importanti sono quelli di Fabrizio de André e Mauro Pagani.

 

Anche una location come quella dello studio Chantalalain ebbe la sua importanza...

Si, lo studio di proprietà di Bobby Solo era uno deI migliori d'Europa, insieme a quello della Rca a Roma. Erano tempi in cui la qualità del suono faceva parte del prodotto discografico, Bobby Solo si era dotato di attrezzature tecniche e musicali d'avanguardia nei suoi viaggi negli Stati Uniti, soprattutto nell'area di Los Angeles. In nome Chantalalain, nasce dalla fusione dei nomi dei due figli di Bobby Solo. La ottima qualità delle registrazioni ha permesso di fare arrivare i master fino a oggi e mi ha consentito di effettuare la loro totale rimasterizzazione, per farli fruire al pubblico nella maniera migliore possibile, non solo dal punto di vista squisitamente musicale ma anche tecnico. La narrazione di "Riprendiamoci la Musica" è arricchita da numerosi articoli e recensioni estratti da quotidiani e riviste dell’epoca che, insieme alle testimonianze dirette, tracciano il profilo di un’intensa stagione socioculturale, quella degli anni Settanta, quando la parola “rivoluzione” non era solo un “essere contro” ma anche un andare “oltre la forma”. "Riprendiamoci la Musica" contiene anche più di 500 immagini, in gran parte inedite, che illustrano e documentano i concerti, le manifestazioni di piazza, le tournée in Africa, in Germania e a Cuba del Canzoniere del Lazio.

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