Dopo il voto si cercano le nuove alleanze: il punto più delicato riguarda la designazione del successore di Jean-Claude Juncker
© ansa
Terminato lo spoglio del voto europeo, a Bruxelles iniziano i "giochi" politici sia per tessere le nuove alleanze dell'Europarlamento, sia per la nomina del presidente della Commissione. E per oggi sono già tre gli appuntamenti nella capitale belga: la Conferenza dei presidenti del Parlamento Ue, il summit del Ppe e, nel tardo pomeriggio, il Consiglio europeo straordinario, a cui sono stati convocati i capi di Stato e di governo.
Tre appuntamenti - Tra le varie decisioni da prendere dopo il voto europeo, c'è anche quella relativa al destino dei cosiddetti "spitzenkandidat", cioè i candidati di punta dei partiti europei candidati alla presidenza della Commissione. Il primo appuntamento, comunque, nella mattinata di martedì, è quello della Conferenza dei presidenti del parlamento europeo con presenti tutti i capigruppo più il presidente dell'Assemblea uscente. Il secondo impegno in agenda è il summit del Ppe che vede anche la presenza di Silvio Berlusconi mentre l'ultimo impegno riguarda il Consiglio europeo straordinario alla presenza dei Capi di Statoe di governo (compreso, ovviamente, il premier italiano, Giuseppe Conte).
Il successore di Juncker (e quello di Draghi) - In ogni caso, la discussione più urgente e delicata, che rischia seriamente di innescare un braccio di ferro fra Europarlamento e Consiglio europeo, è quella relativa alla designazione del successore di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea. Il dibattito rischia di innerscarsi più sulle modalità che sulle persone. E le medesime alleanze e strategie avviate ora riguarderanno poi un altro importantisismo appuntamento previsto a ottobre: la nomina del successore di Mario Draghi alla guida della Bce.
Ppe e socialisti non hanno più la maggioranza assoluta - Per quanto riguarda i candidati di punta dei due partiti europei più forti (Manfred Weber per il Ppe e Frans Timmermans per i Socialisti) pesa l'emorragia di voti subìta dai rispettivi gruppi politici (circa 40 seggi in meno per ciascuno), anche se sono restati il primo e il secondo dell'Assemblea. Inoltre i due gruppi insieme hanno perso la maggioranza assoluta, e, dunque, hanno bisogno di formare un'alleanza politica almeno con i Liberali dell'Alde e possibilmente anche con i Verdi: sono queste, infatti, le due formazioni europeiste premiate dagli elettori. In questo modo sarebbe possibile marginalizzare le forze sovraniste ed euroscettiche (fortemente in ascesa soprattutto in Italia, in Francia e nel Regno Unito, oltre che in Ungheria e Polonia) e limitarne la capacità di influenza sul lavoro legislativo dell'Europarlamento.
I possibili nomi - Il nome del futuro presidente della Commisisone, comunque, non deve necessariamente appartenere alla "famiglia" politica europea con più seggi (in questo caso il Ppe), ma piuttosto piuttosto deve essere capace di raccogliere un sostegno maggioritario fra le forze politiche dell'Europarlamento sulla base di un programma convincente. E da questo punto di vista, i nomi in grado di raccogliere consenso, sono quelli dell'olandese Frans Timmermans o della liberale Margrethe Vestager (anche se Macron potrebbe proporre un outsider come Michel Barnier, capo negoziatore per la Brexit).
Maggioranza dei gruppi a favore del processo dello "Spitzenkandidat" - Intanto il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, ha annunciato che la maggioranza dei gruppi politici del Parlamento europeo è a favore del processo dello Spitzenkandidat. La riunione della Conferenza dei presidenti, infatti, ha approvato una dichiarazione a maggioranza che riconferma la centralità del metodo del "candidato di punta".
Verhofstadt (Alde): "Contrario a Spitzenkandidat" - Il capogruppo dell'Alde (liberali) all'Europarlamento, Guy Verhofstadt, "ha votato contro" la dichiarazione messa a punto dal Ppe, dai socialisti S&D e dai Verdi, che si esprime a favore del processo del "candidato di punta" per la scelta del presidente della Commissione. "Il Ppe - ha spiegato Verhofstadt - sta premendo a favore del sistema degli Spitzenkandidaten, ma sfortunatamente ne ha minato la legittimità votando contro le liste transnazionali. Vogliono cavalcare verso il potere con un cavallo già ucciso da loro stessi". Secondo il leader dell'Alde, un "candidato di punta" che non si può votare in tutta l'Ue "non è una cosa seria. Per noi - ha aggiunto - è importante che il prossimo presidente della Commissione rappresenti un'ampia maggioranza a livello europeo, con un programma chiaro per rinnovare l'Europa".
Weber: "Ppe pronto a discutere, troviamo un compromesso" - "Il Ppe è la più grande famiglia politica europea, certo non festeggiamo la vittoria perché abbiamo perso dei seggi, ma siamo sempre i più forti". Così il candidato di punta dei Popolari Manfred Weber. "Il Ppe è pronto per discussioni, vogliamo sederci insieme e trovare un compromesso con quelli che credono nell'Unione europea e vogliono una Ue più forte e ambiziosa - ha aggiunto -, per definire il programma o il mandato dei prossimi 5 anni".