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Tensione M5s dopo il voto in Abruzzo: "Ora meno spazio ai temi della Lega e più ai nostri"

Mentre si riflette se rivedere o meno la regola del secondo mandato, il Movimento vaglia lʼipotesi di aprirsi alle alleanze con le liste civiche

Tensione M5s dopo il voto in Abruzzo:
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Dopo il risultato del voto in Abruzzo, dove il Movimento 5 Stelle ha perso consensi in favore della Lega, è tempo di riflessioni per Luigi Di Maio.

Si va verso un superamento del tabù delle alleanze: il leader M5s, infatti, sarebbe pronto ad aprire alle liste civiche a livello locale. Dalla base, intanto, emergono malumori nei confronti della mancanza di una regia, in grado di comunicare al meglio i risultati ottenuti dal Movimento.

Smarcarsi dai temi della Lega - La volontà del M5s è quella di andare avanti con l'alleanza di governo, ma di smarcarsi dai temi della Lega. "Non abbiamo raccontato bene quello che abbiamo fatto finora, Matteo Salvini invece parla solo di porti e migranti", è quanto emerge dalla base M5s, come riporta Il Fatto Quotidiano. "Dobbiamo mettere in fila i nostri risultati e ricordare che siamo un'altra cosa dalla Lega. Dobbiamo tornare a parlare di nostri temi, per esempio di ambiente e giustizia", si sottolinea.

"Ora più Conte e meno Di Battista" - Dubbi della base anche su Alessandro Di Battista: la volontà sarebbe quella di rendere meno centrale la sua presenza, per lasciare spazio più al premier Giuseppe Conte (forte del consenso che registra nei sondaggi). La senatrice Paola Nugnes, come riferisce La Stampa, dice che "è stato fatto un uso pessimo di Di Battista: o si è sottovalutata la gente o si è sovrastimata la capacità comunicativa di un messaggio privo di contenuto". E la collega Elena Fattori parla di "ideali traditi": "Di Battista va e viene, ma qui non è mica un reality o Amici".

Lo scoglio del secondo mandato - In discussione sarebbe finita anche la regola dei due mandati, soprattutto se il governo dovesse cadere e si andasse a votare entro la primavera 2020. Bebbe Grillo sarebbe d'accordo, a differenza di Davide Casaleggio. Permettere un secondo mandato servirebbe a placare i parlamentari alla seconda elezione, per evitare così tentazioni trasformiste.