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Social, non solo Draghi: metà governo non li usa

Sono sette i membri del governo che non compaiono né su Twitter né su Facebook. Altri utilizzano sporadicamente le piattaforme

Quirinale, il giuramento di Draghi e dei ministri

La sobrietà del premier Mario Draghi è nota e, almeno nel giorno dell'esordio del governo, sembra aver contagiato i suoi ministri che hanno lasciato poche frasi di circostanza ai giornalisti dopo il giuramento. Un cambio di passo nelle strategie comunicative testimoniato anche dall’utilizzo dei social. Sono sette i membri del governo - Draghi compreso - che non compaiono né su Twitter né su Facebook. Altri li hanno ma ne fanno uso sporadico.

Social, leader e portavoce - La mancata discesa di Draghi nell'agone del mondo social è quasi un unicum nel panorama dei grandi leader mondiali, alcuni dei quali hanno costruito la loro fortuna proprio con le campagne di Twitter e Facebook. Il caso di Donald Trump, con le polemiche poi legate alla sua esclusione, non è certo isolato. Tutti i premier europei sono attivi sulle piattaforme, tranne Angela Merkel che fa della sobrietà uno dei caratteri distintivi proprio come l'ex governatore della Bce. A marcare una differenza con il passato l'assenza, almeno per il momento, di un portavoce, figura che ha avuto un ruolo di peso negli ultimi governi, da Paolo Bonaiuti a Filippo Sensi, fino a Rocco Casalino. 

 

La squadra - E' prevedibile che Draghi voglia dare a tutta la squadra di governo un'immagine di sobrietà. Un compito non semplice, vista l'ampia presenza di esponenti di forze politiche che sono nate, o comunque cresciute, nel mondo dei social. Non dovrebbe faticare molto con il team di tecnici, per la quasi totalità privi di profili: Marta Cartabia, Luciana Lamorgese, Daniele Franco, Enrico Giovannini, e Roberto Garofoli non compaiono né su Twitter né su Facebook. Compaiono su Twitter ma lo usano di rado Patrizio Bianchi, Cristina Messa e Roberto Cingolani. Anche il ministro dell'Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao, ha una presenza sporadica sulle piattaforme: su Twitter con post in inglese su temi di sua competenza e su Facebook con foto prevalentemente in bici, la sua passione.


Lo scenario cambia spostandosi sul lato politico della compagine governativa, dove quasi tutti gli esponenti sono presenti sulle piattaforme, di persona o attraverso lo staff. Inutile dire che i Cinque Stelle fanno della comunicazione sui social uno dei loro cavalli di battaglia: così Luigi Di Maio che conta oltre 700mila follower su Twitter dove, anche in virtù del suo ruolo nel Movimento, alterna informazioni istituzionali a prese di posizione sulle vicende politiche. Lo stesso fanno Federico D'Incà, molto presente su Twitter, e Fabiana Dadone che su Facebook posta anche immagini della sua vita pubblica e in qualche caso privata. 


Anche la Lega ha costruito parte della sua forza con le campagne social. Fa però eccezione proprio Giancarlo Giorgetti, non a caso considerato il più "tecnico" dei ministri leghisti, che non hanno profili né su Twitter, né su Facebook, a differenza di Massimo Garavaglia. Tutti presenti sui social i ministri Pd Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, così come i colleghi di Forza Italia. A partire da Renato Brunetta, particolarmente attivo con post, retweet, video di interventi in tv e foto, ma anche Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, che conta oltre 200mila follower. Già attivi come ministri del passato governo anche Elena Bonetti di Italia Viva e Roberto Speranza, che ha spesso utilizzato i suoi profili per invitare alla prudenza gli italiani nel corso della pandemia.

 

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