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Sfuma l'accordo sulla riforma del Csm all'ultimo miglio, Salvini blocca l'intesa

Lega e Fi prendono tempo. Ancora irrisolti i nodi sull'elezione del Consiglio superiore della magistratura e sulla separazione delle funzioni. A rischio l'approdo del testo in Aula il 19 aprile

Il numero di cellulare di Matteo Salvini e quello di Giulia Buongiorno (impegnati al processo Open Arms a Palermo) sono stati ripetutamente composti per circa due ore, risultando irraggiungibili.

Questa la cronaca della riunione del ministro Marta Cartabia con i capi gruppo della maggioranza in Commissione Giustizia di Camera e Senato, che nel pomeriggio avrebbe dovuto chiudere l'accordo sulla riforma del Csm, che si era delineato in un precedente incontro la mattina. Le rispettive delegazioni avrebbero dovuto portare la risposta dei vertici dei propri partiti alle 17, ma dalla Lega non è giunto alcun responso, mentre anche da Fi non è arrivato un via libera definitivo, rimanendo dubbi sul sistema elettorale del Csm ipotizzata la mattina.

Una nuova riunione sabato mattina alle 12 farà capire se la riforma potrà procedere lunedì in Commissione o se Salvini e Tajani vorranno portare anche il tema giustizia al tavolo di Draghi. Alla riunione del mattino si respirava ottimismo, visto che venerdì era stato sciolto l'intricato nodo delle porte girevoli. L'unico partito a tirarsi fuori è stato Iv, che con Cosimo Ferri ha ribadito che non ritirerà i propri emendamenti in Commissione, e che oggi non ha mandato alcun rappresentante.

 

Ma intanto la riunione aveva partorito delle ipotesi di accordo sia sulla legge elettorale del Csm che sulla separazione delle funzioni. Sulla prima, visto il ripetuto "niet" della Guardasigilli al sorteggio temperato (a rischio costituzionalità e, quindi, a rischio promulgazione), è tornata a galla l'idea del sorteggio nella formazione dei collegi, con due varianti: a essere sorteggiati sono i 26 distretti di Corte d'Appello (come prevede anche un emendamento della Lega), oppure le 20 Regioni italiane, come suggerito da Fi. Sulla separazione delle funzioni si ragionava a una sola possibilità di passaggio per il magistrato da una funzione all'altra.

 

Alle 17 Cartabia si è presentata puntuale nella sala di Montecitorio dove era convocata la riunione, in parte in presenza in parte da remoto, ma a mancare erano i rappresentanti di Fi e Lega. Alle 17.30 è arrivato il capogruppo di Fi in Commissione, Pierantonio Zanettin, e più tardi si sono collegati i leghisti, ma senza il via libera dei rispettivi vertici. Zanettin ha riferito le riserve dei massimi vertici "azzurri" sul sorteggio dei collegi, che potrebbe risolversi in un maggior peso delle correnti, mentre dai vertici della Lega non è stato proferito verbo.

 

Cartabia alle 19 ha preso atto e su insistenza del Pd ha convocato una nuova riunione, da remoto, sabato mattina alle 12. Il relatore Walter Verini (Pd), ha detto che si è "all'ultimo miglio" e la Dem Anna Rossomando ha parlato di "buona volontà" di tutti i gruppi che "si sono avvicinati". Sabato, dall'esito della riunione si capirà se Salvini intende sollevare un tema politico anche sulla giustizia oltre che sul fisco, da portare al tavolo di Draghi. Lunedì la Commissione dovrebbe riprendere a votare i 250 emendamenti ma, ha osservato il presidente Mario Perantoni (M5s), senza un accordo complessivo è "irrealistico" rispettare l'impegno di portare la riforma in Aula il 19 aprile.

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